A “CHI È DI SCENA” LA RAPINA DEL TEMPO

LA RAPINA DEL TEMPO
di Antonino Leotta

 

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Cinque scene si succedono immergendosi nelle dinamiche del tempo. O sorvolano, talvolta, per cogliere dall’alto i movimenti e i sentimenti, l’attività e il pensiero dell’essere nel cammino della vita.

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Un laboratorio teatrale quello dei ragazzi dell’Istituto Tecnico Industriale Statale “Galileo Ferraris” di Acireale che -da anni- nel costruire un testo, elabora aspetti della vita e ne penetra le profondità esistenziali.

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La sceneggiatura realizzata dal gruppo si ispira al romanzo “Il barone rampante” di Italo Calvino. Il Cosimo del racconto di Calvino, saltando da un albero all’altro per tutta la durata della sua vita, intende guardare distaccato il mondo che lo circonda per capirne l’essenza.

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Dall’alto vuole dominare e non farsi dominare. O scegliere invece di lasciarsi condizionare.
Ma la sceneggiatura -che porta il titolo “Nella sua rapina, il tempo ci ha già portato via”- riflette anche il contenuto di una Ode del poeta latino Orazio (”Le odi” 1,11). Puntualizzando lo scorrere del tempo, il poeta invita a “vivere il presente” (“carpe diem”) ridestando così nella persona umana una improrogabile responsabilità.

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Gli attori si muovono tra mille situazioni, tra ambienti e luoghi diversi quasi volando a mezz’aria sulle ali del tempo.
E, col trascorrere del tempo le stagioni della vita si susseguono e si alternano come le stagioni dell’anno. E queste ultime si fanno simbolo di un divenire che ti trascina e ti porta via. Il segreto per vivere e continuare a costruire la propria vita è quello di rimanere sempre se stessi. Perché il tempo, mentre ti ruba l’attimo fuggente, ti da la possibilità di fare delle scelte.

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Afferrare questa possibilità è proprio quel “carpe diem” che assicura la pienezza dell’essere.

Direi che la scena madre del lavoro prodotto dai ragazzi, esplode nel momento in cui si mostrano orientati alla individualizzazione dei valori di sempre: l’amore, la famiglia, gli amici, il lavoro, una casa, una società accogliente, il bene altrui, il domani. “Vorrei -dirà Cosima 2- che il mio domani prendesse senso.. Perché quando tutto smetterà di avere senso io possa trovare quell’unica eccezione, come un fiore cresciuto in terra arida”.

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Una nota a parte merita il ricordo che non è semplice rievocazione del passato ma il rivivere di sentimenti che sono parte di te stesso che non si allontana mai da te. Ne è prova il ricordo vivo e costante soprattutto dei nonni, ma anche di genitori e amici. E l’energia che quelle presenze riescono ancora a trasmettere, ti sostiene nell’affrontare il presente. E, perché no, a credere nel futuro. Perché il positivo del passato ti aiuta a sognare il futuro. E a tentare di costruirlo.

Nell’evolversi della recitazione, ogni ragazzo dichiara con determinazione le proprie scelte di vita. E il gruppo sostiene la necessità e l’impegno di concretizzare una società migliore. La recita cede il posto a un credo di vita. Il teatro si fa vita.

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Riporto il cast degli attori:
Cosimo 1: Gaetano Pavone
Cosimo 2: Laura Rocca
Attore 1: Kujtim Beshaj
Attore 2: Lilia Maria Cagni
Attore 3: Alie Scandura
Attore 4: Tito Virgillito
Attore 5: Luca Cavallaro
Attore 6: Antonella Belfiore
Attore 7: Simone Ardizzone
Attore 8: Graziano Carta
Attore 9: Andrea Di Bartolo
Il Tempo/Regista: Nando Sorbello

Responsabile Laboratorio Teatrale: Prof Luisa D’Antoni
Collaboratrici: Prof Maria Grazia Pennisi e Prof Lidia Castorina
Costumista e Scenografa: Licia Maria Cagni
Tecnici: Prof Fabrizio Cagni e Angelo Cristaudo

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