AL CIRCOLO BOHEMIEN OSPITI GRAZIELLA TOMARCHIO E NATALIA MUSMECI

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CIRCOLO BOHEMIEN

A cura di Giusy Pagano

Foto di G.P.

 

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Duplice tappa per il Circolo Bohémien (vetrina della Rivista Nuove Edizioni Bohemien) che, ieri pomeriggio, 4 agosto 2016, ha ospitato, presso la Sala musica dell’Istituto Galileo Galilei di Acireale, la scrittrice Graziella Tomarchio, autrice del libro “Na scinnuta du Sabbaturi”, e l’artista Natalia Musmeci, presente con le sue opere.

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Ad intervistarle e a relazionare sui loro lavori la giornalista Maria Cristina Torrisi, Editore e Direttore responsabile di questa testata. Intervenuti, inoltre, Padre Stefano Panebianco, Tina D’Anna e Vincenzo Dato, i quali hanno letto con bravura magistrale alcuni brani del lavoro della Tomarchio.

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“Per Graziella Tomarchio questa è la prima esperienza letteraria pubblicata e già di successo – ha affermato la Torrisi- . Ma prima di ogni fatica culturale, ciò che veramente conta è conoscere l’autrice. Lei è maestra di vita, donna essenziale. E’ moglie e madre, volontaria dell’Associazione 104 Orizzontale, alla quale sarà destinato il ricavato delle vendite del libro”.

Riguardo al suo lavoro, si tratta della raccolta di vent’uno racconti, in cui l’autrice narra frammenti del proprio vissuto. “Un’esistenza – ha detto la relatrice – che riporta inevitabilmente il lettore a flashback che ad esso appartengono, testimoniando inoltre la capacità narrativa schietta, autentica ed essenziale, permeata da episodi a tratti comici, a tratti nostalgici, che rappresentano veri spunti di riflessione. L’autrice propone momenti di un passato, attuale sì, ma appartenente ad un’altra mentalità generazionale, fatta di quelle cose semplici e genuine che tuttavia procurano felicità, contro ogni idea di consumismo ma nella convinzione che un sorriso e l’appartenere ad un amorevole focolare domestico è quanto di più bello si possa desiderare”.

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“Per cio’ che concerne il secondo ospite, Natalia Musmeci, si potrebbe definire l’artista con il brillante incipit che il prof. Antonino Leotta ha scritto per la rivista – ha continuato la Torrisi -.

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“Non si può parlare di una “mostra” di Natalia Musmeci senza capire l’essenza della sua personalità. Natalia è anzitutto una “educatrice” del corpo, dell’aspetto visibile di una persona umana. E sa bene che il corpo non è solo “materia”. Ma è materia vivente. E questa “materia” ha una sua “forma”. Ci hanno insegnato che lo spirito e la materia non sono in ciascuno di noi due nature congiunte, ma la loro unione realizza un’unica natura. In questa inseparabile “unione” sta la segreta energia che conferisce un valore aggiunto anche al più piccolo dei muscoli”.

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Momenti di solidarietà hanno dato una impronta ancora più significativa all’ incontro, grazie alla memoria resa a Giordana Di Stefano, vittima del femminicidio, ed alla testimonianza di Padre Stefano Panebianco.

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A tal proposito, si è parlato del progetto l’Orat-Orto che vede impegnati Padre Stefano con un volenteroso gruppo di giovani. Ecco la sua testimonianza in merito:

“Si tratta di un progetto di formazione al lavoro: l’Orat-Orto – ci spiega – , nato in seguito ad una riflessione all’interno di un gruppo di studio che verteva sul problema “giovani e lavoro”.  Manca il lavoro? I giovani sono, giustamente, sfiduciati davanti a tanta incertezza? Bene, non sarà risolutiva, non sarà la proposta migliore ma penso che possiamo agire in maniera concreta: passando per le strade si notano distese di terreni abbandonati, terreni un tempo coltivati che permettevano di vivere a centinaia di famiglie: non c’è più niente… la crisi dell’agricoltura e, in specie, la crisi dell’agrumicoltura ha cambiato il volto del nostro territorio. Proviamo a incoraggiare i giovani a riprendere il lavoro dei nostri padri. La Chiesa, giustamente, si occupa pure di problemi sociali e di lavoro? Bene, incoraggiamo un iniziativa del genere, mettiamo a disposizione di giovani volenterosi e preparati quanto serve per iniziare un attività agricola, una cooperativa dove si possa produrre, trasformare e vendere i prodotti. Un progetto di formazione al lavoro, una sfida, riprendere degli alberi che hanno smesso di fruttificare da chissà quanto tempo. Cosa sarà necessario? Tanto coraggio, spirito di avventura e di sacrificio. Cosa possiamo produrre? Limoni e arance, ortaggi, frutta, marmellate, limoncello, mandarinetto. Quali obiettivi? Crescere e formare il carattere, conoscere se stessi, le proprie attitudini e proporre un mondo, per i ragazzi, nuovo: l’agricoltura. Resto dell’idea che il nostro è un progetto semplicissimo, molto più semplice rispetto a come si possa vedere dall’esterno. Mi auguro però che serva a spronare tanti ragazzi e ragazze che, vittime di un periodo storico poco felice, investendo con coraggio, caparbietà e voglia di fare, possano trovare gli stimoli giusti per costruire il loro futuro”.

Di ritorno da Cracovia, si è così realizzato un sogno: partecipare alla Giornata Mondiale della Gioventù e vendere i prodotti in modo tale da far divenire la meta più “accessibile” anche e soprattutto per coloro che economicamente non avevano a disposizione la somma necessaria per pagare la Gmg.

A tu per tu con padre Stefano Panebianco. Un progetto di formazione al lavoro: l’Orat-Orto

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Tra i preziosi interventi (ricordiamo quelli del vice-presidente dell’Associazione 104 Orizzontale), sono stati illuminanti inoltre quelli di Tina D’Anna, impegnata in Rete 25 novembre, e di Enzo Dato. Entrambi hanno commentato con professionale attenzione la valenza dei brani, mettendo inoltre in risalto problematiche sociali, dando valido contributo al senso civico ed etico.

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