AL PREMIO THEMIS 2013 TRIONFA UN GIOVANE SANTANTONESE

I contenuti sono stati esposti con maturità, esprimendo altresì una dura consapevolezza della realtà.   

A cura di Salvo Cavallaro

Al centro Biagio Finocchiaro

Al centro Biagio Finocchiaro

Biagio Finocchiaro con il racconto breve “Una luce in fondo” si è aggiudicato il Premio della critica consegnato dallo sponsor “Bacco” nella terza edizione del Premio Themis dal tema: “Stato e Mafia, eroi e antieroi” sezione racconto breve nazionale. Il premio è organizzato dall’associazione “Orizzonti Liberi” e  patrocinato dal Ministero della Pubblica Istruzione, Università degli studi di Catania, Provincia Regionale di Catania e dai Comuni di Bronte, Maletto, Adrano, Biancavilla, Castiglione di Sicilia, Linguaglossa, Maniace, Nicolosi, Paternò, Randazzo, San Gregorio di Catania e San Giovanni La Punta, con la seguente motivazione: Secondo la giuria interna ed agli sponsor, il concorrente ha affrontato in maniera sintetica ma con esposizione appropriata il percorso tematico. Il racconto ruota intorno al pentimento del protagonista desideroso di riscattare la propria esistenza e di diffondere un senso di giustizia in quella società distrutta dal “cancro” che lui stesso aveva contribuito ad alimentare. La giuria ha apprezzato il realismo dell’ambientazione e il linguaggio spontaneo e semplice. I contenuti sono stati esposti con maturità, esprimendo altresì una dura consapevolezza della realtà.

salvoA TU PER TU CON L’AUTORE: L’INTERVISTA

Quanto è importante che ci siano premi letterari che affrontino il tema della Mafia?

R. Non importante ma essenziale. La lotta alla mafia non deve riguardare esclusivamente gli addetti ai lavori né solo i salotti culturali. Eventi del genere spingono lo studente medio non solo a creare ma anche a riflettere, documentarsi, approfondire e, nel suo piccolo, lo spingono a combattere. Non dimentichiamo che fino a pochi anni fa l’argomento era un tabù. Un premio letterario con un tema del genere rappresenta più che una speranza.

Per te che da sempre, anche con la tua associazione, Adunata Acireale, ti impegni per la diffusione della cultura della vita e ti batti contro il fenomeno mafioso che significato ha questo premio?

R Un piccolo meraviglioso tassello, come uomo e come appartenente all’Ass.Adunata, in un mosaico che spero diventi sempre più grande e ricco. Tra le nostre priorità vi è la cultura della Vita e le mafie rappresentano la morte spirituale, fisica, culturale ed economica della nostra Nazione. L’impegno, nel nostro misero, contro questo fenomeno è categorico.

Potrebbe essere una molla per possibili futuri lavori?

R È sicuramente una soddisfazione. La scrittura è sempre stata una mia passione e valvola di sfogo. Un attestato di stima del genere non può che spingermi a migliorarmi, sperimentare e magari un giorno anche scommettermi.

Ti abbiamo visto indossare la maglietta di Addio Pizzo: con che valore hai compiuto questo gesto?

R Ho chiesto espressamente ad Addio Pizzo di poter indossare quella maglietta per la cerimonia di presentazione. La risposta è stata entusiasta e ciò mi ha onorato profondamente. Non ho voluto né usare quel simbolo né fare una passerella. L’ho indossata sotto una giacca e ciò mi ha reso ancor più orgoglioso del Premio che stavo andando a ritirare. Ho voluto portare con me un pezzo di questo meraviglioso e giovanissimo progetto in una serata incentrata sull’antimafia.

Dove si annida la mafia? salvo 2

R La mafia si annida in ogni italiano medio. Sono il cinismo cronico e l’individualismo becero. Sentimenti tipicamente italiani che nel Mezzogiorno sono innaffiati dalla centenaria comprensibile sfiducia, mutata in snobbismo, verso lo Stato. La mafia è la mania di grandezza e potere e la voglia di un riscatto sociale prepotente e indolore. Sentimenti che non tutti possono o vogliono placare o smorzare. La mafia si annida nell’economia, nella cultura, nella politica e nella pubblica e privata amministrazione. Si annida persino nell’antimafia. Finché si guarderà al solo aspetto militare o al narcotraffico e finché si punterà il dito da un pulpito non si capirà mai la vera essenza della parola “mafia”. Per capire dove si annida bisognerebbe studiarla non solo storicamente ma antropologicamente e sociologicamente.