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RECENSIONI/CINEMA

A BEAUTIFUL DAY

A cura di Ambra Azzolini

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Joe è un ex marine e agente FBI, che vive e si prende cura della madre malata. La sua vita però è tormentata da flashback sul suo passato violento. Joe si guadagna da vivere liberando delle giovani ragazze, vittime del mercato sessuale. Un giorno viene contattato da un famoso politico newyorkese, che crede che sua figlia Nina (Ekaterina Samsonov) sia stata rapita da una di queste organizzazioni e che sia stata costretta a prostituirsi. Così Joe accetta l’incarico e grazie al suo sangue freddo riesce a liberare la ragazzina, ma scopre che dietro il suo rapimento ci sono delle persone molto potenti. Joe si rende conto che questa volta si tratta di una cosa molto più grande di lui e che per risolverla avrà bisogno di aiuto.

Presentato alla 70° edizione del Festival di Cannes, “A Beautiful Day” è il nuovo film della regista Lynne Ramsey che vede protagonista il fantastico Joaquin Phoenix nei panni di un ex militare.
Un uomo che sembra non abbia più nulla da perdere nella vita, che si destreggia tra il lavoro cruento, quasi a sembrare un sicario, e le cure amorevoli per l’anziana madre, con continui flashback su quella che era la sua infanzia violenta.

Violento, aggressivo, pronto a tutto pur di raggiungere il suo scopo, Joe si troverà ad avere a che fare con gente molto più pericolosa di lui, che non ha nessuna intenzione di scherzare.
Tratto dal romanzo di Jonathan Ames, la regista porta sul grande schermo un film che descrive frustrazione e tenerezza allo stesso tempo. “Il libro è stato un punto di partenza, ma rispetto al libro ho cambiato tantissimo. Anche se devo ammettere che una piccola fonte di ispirazione è stata mia madre. […] La prima ripresa è stata la più difficile, ma è quella che ha dato il via a tutto”.

Un uomo pronto ad uccidere chiunque gli venga commissionato, è lo stesso uomo che si occupa prematuramente dell’anziana madre e che, quasi rischia la vita per salvare una giovane ragazza dalla schiavitù sessuale. Tutto questo la Ramsey lo fa adottando delle inquadrature molto ravvicinate, quasi da far sentire le emozioni e sensazioni che prova lo stesso protagonista. “Costruire il personaggio di Joe non è stato facile” afferma Phoenix “tutto è venuto fuori dalla sceneggiatura e ovviamente con l’aiuto di Lynne. Lunghe chiacchierate, infinite conversazioni, dove man mano compariva un’idea. […] Mi sono molto impegnato nella lettura, sullo studio del cervello di bambini e come questi reagiscono alle molestie. Questo lungo percorso che abbiamo fatto insieme a Lyn mi ha aiutato molto nel costruire il mio personaggio”.
Un film che vive di lampi di tenerezza e brutalità, portati avanti da una delle migliori interpretazioni di Phoenix.

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