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Recensioni /Eventi: Il Corriere /The Mule
A cura di Vittorio De Agrò

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“Il Corriere” è un film del 2018 diretto da Clint Eastwood, scritto da Nick Schenk , con : Clint Eastwood, Bradley Cooper, Laurence Fishburne, Michael Peña, Dianne Wiest, Andy Garcia, Alison Eastwood, Taissa Farmiga, Ignacio Serricchio, Lobo Sebastian, Clifton Collins Jr., Manny Montana, Jill Flint, Robert Lasardo, Loren Dean

Sinossi:
Il Corriere – The Mule, il film diretto da Clint Eastwood, vede protagonista l’ottantenne Earl Stone (Eastwood).
Costretto a chiudere la sua attività imprenditoriale, Stone si ritrova solo e senza soldi. La sua unica possibilità di salvezza sembra legata a un lavoro che gli viene offerto, un lavoro per il quale è richiesta unicamente l’abilità di guidare una macchina.
Il compito sembra dei più semplice, ma, a sua insaputa, Earl è appena diventato il corriere della droga di un cartello messicano.
Earl è molto bravo nel suo nuovo lavoro, talmente bravo che il volume di carico che trasporta aumenta sempre più, tanto che alla fine gli viene dato un assistente (Ignacio Serricchio), che ha il compito di aiutarlo ma anche di controllarlo.
Questi non è però l’unico a tenere d’occhio Earl: anche l’efficiente agente anti-droga della DEA Colin Bates (Bradley Cooper) tiene al centro del suo radar questo misterioso e anziano nuovo “mulo” della droga.
E anche se i problemi economici di Earl appartengono ormai al passato, gli errori commessi affiorano, portandolo a chiedersi se riuscirà a porvi rimedio prima che venga acciuffato dalla legge o, peggio ancora, da qualcuno del cartello stesso.

Nel film Laurence Fishburne e Michael Peña interpretano altri due agenti della DEA, mentre Dianne Wiest, Alison Eastwood e Taissa Farmiga sono rispettivamente l’ex moglie di Earl, sua figlia e sua nipote.
Recensione:
“Il Lavoro nobilita l’uomo”
Un uomo che osa sprecare un’ora del suo tempo non ha scoperto il valore della vita.

(Charles Darwin)
Abbiamo voluto iniziare questa breve e ci auguriamo utile riflessione sul nuovo film del leggendario Clint Eastwood citando due saggi e celebri frase attribuite al naturalista inglese Charles Darwin , padre della teoria evoluzionistica delle specie, ritendendole sorprendentemente efficaci quanto illuminanti nel condensare l’essenza più profonda dell’ultima fatica diretta ed interpretata dal vecchio cineasta americano.
“Il Corriere” , ispirato ad una storia vera, va infatti inteso come una sorta di testamento /monito che il caro Clint ha deciso di lasciare alle nuove generazioni , decidendo di mettersi coraggiosamente in gioco come attore, dando così ancora maggiore forza, potenza e pathos emotivo al proprio messaggio.
Ogni uomo dovrebbe avere una scala di valori e priorità a cui rimanere fedele e coerente in ogni momento della propria vita.
Al primo posto di questa scala dovrebbe esserci sempre e comunque la famiglia e dopo il lavoro e mai il suo contrario.
Un errore imperdonabile commesso da Earl Stone, un bravissimo ed apprezzato vivaista quanto pessimo marito e padre, avendo dato sempre la priorità al lavoro ed agli eventi sociali piuttosto che alle ricorrenze ed appuntamenti familiari (financo mancare al matrimonio della figlia).
Così alla fine l’uomo è rimasto solo e senza un soldo dopo che la sua azienda è andata in bancarotta per “colpa” della diffusione d’internet.
Earl Stone abbandonato e rinnegato dall’ex moglie e figlia , può contare ancora sull’affetto dell’adorata nipote che ancora conserva un po’ di testarda fiducia nei confronti del vulcanico quanto impertinente nonno.
Per amore della nipote ed illudendosi di poter riscattare i propri fallimenti privati Earl accetta di diventare il corriere della droga del pericoloso cartello messicano, viaggiando in lungo e largo per gli Stati Uniti.
Earl Stone alias Tata si rivelerà ben presto il più fidato e redditizio corriere del cartello , ma attirandosi le inevitabili “attenzioni “ della polizia.
“Il Corriere” offre narrativamente da una parte allo spettatore l’opportunità d’essere partecipe del decisivo chiarimento e toccante ricongiungimento familiare e dall’altra lo script evidenzia in modo sagace, ironica e puntuale come l’avvento e diffusione d’internet e della tecnologia non soltanto abbia “bruciato” milioni di posti di lavoro ma soprattutto reso i rapporti umani quasi impossibile al limite dell’autismo.
Clint Eastwood conferma ancora d’essere un regista solido, concreto quanto ispirato nel realizzare un film con un stile semplice, lineare, asciutto, sincero e funzionale al progetto.
Il finale , sebbene sia eccessivamente allungato e soprattutto sdolcinato secondo i tradizionale parametri eastwoodiani, lascia scolpito nel cuore e mente dello spettatore l’agrodolce consiglio di Earl Stone:
“.. La famiglia è la cosa più importante, non fate come me, ho anteposto il lavoro alla famiglia! Pensavo fosse più importante essere qualcuno da un’altra parte, invece del fallimento che ero a casa mia!..”