APPUNTAMENTO AL CINEMA: LA MUMMIA

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La Mummia – Recensione
A cura di Federica Rizzo

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Film di lancio per il Dark Universe della Universal, che sarà popolato da celebri mostri che hanno fatto la storia del marchio, La Mummia non comincia decisamente come un horror o qualcosa di simile, bensì come un film a la Indiana Jones, nel pieno dell’azione tra sabbia ed esplosioni, con la scoperta improvvisa di un’antica tomba egizia, relativo sarcofago maledetto e liberazione di una mummia dai poteri apocalittici. Fortunatamente, dopo questa prima parte la Mummia entra in scena, ed è la più bella Mummia che il cinema ricordi. Lei, Sofia Boutella, è bellissima, magnetica ed ha un fascino spaventoso nei panni di Ahmanet, erede al trono del Faraone che in antichità ha veduto la propria umanità agli inferi per salire al potere, salvo poi essere imprigionata fino ai giorni nostri, in cui lo sconsiderato Nick Morton (Tom Cruise), la libera involontariamente.
Come quello del 1999, La Mummia è un film impreciso, dalla trama lineare eppur piena di buchi, con stereotipi al posto di personaggi e comprimari a uso ridere. Il ruolo di Tom Cruise, ad esempio, è lo stesso che fu di Brendan Fraser, un soldato che per hobby fa l’Indiana Jones. Le differenze essenziali sono 4: l’ambientazione, il sesso della creatura, i riferimenti per nulla velati all’esistenza di Dracula e altre creature del male ed il finale, l’unica idea veramente originale del film. La pellicola di Alex Kurtzman prende forma su pochi concetti del cinema d’intrattenimento degli ultimi dieci anni che gli spettatori sembrano apprezzare: l’idea è di serializzare un racconto più grande e di creare un film narrativamente semplice pieno di azione, che faccia ridere, ma sconclusionato negli eventi e narrativamente povero.
C’è da dire che visivamente il film è notevole e laddove il cervello non viene appagato del tutto, l’occhio rimane abbastanza sveglio e incuriosito. La fotografia mantiene la giusta cupezza, l’azione risulta un po’ esagerata ma viene inframezzata da suggestivi e inquietanti sequenze horror che, pur non mantenendo nessun tipo di suspence, sono realizzate molto bene. Gli effetti visivi con cui sono realizzati Ahmanet e i suoi zombie, nonché la loro impronta stilistica, risultano abbastanza convincenti e tra gli elementi più riusciti e caratterizzanti del film.