Il nuovo libro di Antonino Magrì “Cosi nostri” è un filo che continua, che salva dall’oblio

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Recensioni ed Eventi
A cura di Rosalda Schillaci

Visibilmente emozionato, – presso la splendida sala delle Cantine Privitera – Antonio Magrì parla della sua ultima opera letteraria in lingua siciliana “Cosi nostri” – Edizioni Etabeta.

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In prima fila l’Assessore allo Sport Turismo Spettacolo Patrizia Costa che ha portato i saluti istituzionali del Comune di Gravina ed ha manifestato calorosamente la soddisfazione per la riuscita dell’evento:
“Questo libro – che ha ricevuto il Gratuito patrocinio culturale dell’Accademia della Lingua Siciliana – racchiude una infinitesima traccia di quelle saggezza popolare e dall’ingegnosa arte di arrangiarsi dei nostri nonni”.

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Lo scrittore si sofferma per ringraziare Francesca Privitera, autrice dell’opera in ceramica che ha dato vita alla copertina e che durante la stasera gliene ha fatto omaggio.
Poi il Magrì continua:
“Parte degli argomenti da me qui trattati li avevo già pubblicati nella mia rivista di cultura siciliana “MarranzAtomo” diversi anni fa, ma li ripropongo perché non vadano persi. Troverete, infatti, tra i tanti argomenti presenti, alcuni di essi (in questo libro rivisitati) […] una storia romanzata (vedi i mestieri antichi, i giochi, le ricette dei nonni, i detti e i motti e il racconto antico).

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Il libro si divide in otto piccole, e a volte piccolissime, sezioni. Nella prima, Tempi di sgavitu, troverete i racconti di alcuni mestieri antichi ormai scomparsi. Nella seconda, Cu picca o nenti, troverete alcuni giochi che facevamo da fanciulli. Nella terza, Li rizzetti di li nanni, troverete alcuni rimedi antichi che usavano i nostri nonni per risolvere piccoli problemi quotidiani di vario genere. Nella quarta, Ditti e mutti, troverete alcuni detti e motti antichi del nostro popolo e la loro origine. Nella quinta, Pruverbi, troverete alcuni tra i proverbi siciliani più conosciuti divisi per argomento. Nella sesta, Sicilianarii, troverete indovinelli, scioglilingua, tiritere e filastrocche antiche raccolte dal Pitrè, un raccontino popolare, una favola antica, alcuni caratteristici nomi propri di persona, per lo più vezzeggiativi, e due leggende siciliane da me romanzate. La settima, Lu Tiatrinu, sono due piccole scenette teatrali da me composte in poesia; la prima scenetta, «’Nta la chiazza di lu Furtinu», per i bambini della scuola Caronda di Catania e la seconda scenetta, «Lu triunfu», per i ragazzi dell’ANFFAS. L’ottava sezione, Li rizzetti di lu pueta, presenta alcune interessanti ricette culinarie da me collaudate e garantite.

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Avrei certamente potuto aggiungere tanti altri argomenti o ampliare quelli già presenti, ma non volevo fare di questo libro un mattone pesante da leggere, quindi ho preferito lasciarlo nella sua sobria e leggera frivolezza, presentando comunque al lettore uno spaccato della nostra antica e saggia cultura popolare siciliana.”

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È veramente felice Antonino Magrì pieno di entusiasmo. Grato verso le due relatrici Rosetta Di Bella e Rosalda Schillaci che insieme a lui hanno anche letto alcuni brani estratti dal libro.
Così si è espressa la Di Bella: “Nel panorama culturale contemporaneo, un posto di primo piano spetta ad Antonino Magrì, studioso attento e rigoroso della lingua siciliana, della metrica, addirittura inventore di innovative forme metriche; ricercatore appassionato delle tradizioni, degli antichi mestieri, dei modi dire e di tutto quel bagaglio culturale variegato che ci appartiene, che costituisce la nostra identità, le nostre radici. “Cosi nostri”, insomma un filo che ci unisce e contribuisce a fare di noi siciliani un popolo con un senso di appartenenza unico e speciale. Ci si può accostare all’opera di Ninni Magrì con la certezza di apprendere, […] attraverso la lettura delle sue opere avviene “una trasfusione poetica e culturale” che non può fare altro che rinvigorirci, dandoci un efficace “nutrimento” […] c’è tanto da imparare anche dalla sua umiltà, che è l’umiltà dei grandi, e dalla sua generosità.”
Alla prima relatrice è seguita Rosalda Schillaci, anche qui un piccolo estratto dell’intervento: “Se c’è un avvenimento a cui non riesco proprio a rassegnarmi è: l’oblio. È per questo che leggere i testi di Antonino Magrì mi riporta a un benessere coerente, venato da stima, proclive alla gratitudine.
È un uomo capace di ispirare buone parole, Ninni. Un uomo che non mitizza il passato ma lo racconta con garbo, lo mostra con melodiosa gioia, piena di grazia e di profondità. Un uomo “dalla mente vulcanica” che riesce ad attingere al passato per coinvolgere, con passione, le persone del suo tempo.
Se c’è un avvenimento a cui non riesco proprio a rassegnarmi è: chiudere, smarrire le chiavi, di porte con stanze ricche di tesori. […] Io desidero dirvi senza altri preamboli: “Vi cuntu Ninni cu na iunta”.
Vi aggiungo solo “carissimo Ninni” e giustifico l’aggettivo per sottolineare la carica affettiva che ho verso l’uomo-amico e l’autore. Entrambi gli aspetti brillano per doti di cuore e di intelletto.
Nell’autore Magrì trovo intatto la “riscoperta del buon tempo antico”. La ricerca amorevole tesa a scoprire e conservare le nostre radici ancestrali. Tutti portiamo dentro di noi la Sicilia, ma qualcuno più di altri ha orizzonti e fuochi di vulcani. E nella declinazione poetica di significati profondi, di case con il senso della squisitezza letteraria, abita il nostro autore”.
“Cosi nostri” è un filo che continua, un libro che salva dall’oblio.
Uno strumento di consultazione e di lettura, promemoria per molti, fonte di nuove scoperte per altri; opera senza precedenti destinata a un tavolo da lavoro, al comodino, allo scaffale di una libreria o di una mensola da cucina.
Nei ricordi personali riporta parole, motti, filastrocche, modi di dire, sapori, odori che sostano, passeggiano, parlano e respirano dentro chi ha il piacere di leggerlo.
Un’opera di vigore e rigore approntata e curata con impegno certosino ed è per questo che merita di essere letta, comprata per sé e donata a chi si ama.

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