L’EREMO DI MONTE SCALPELLO

A cura di Graziella Graziano

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Lungo la strada statale 192, Catania  – Enna, nelle vicinanze di Catenanuova , c’è una trazzera che porta  in cima al monte Scalpello, che il Primo Maggio e la prima Domenica di Ottobre, è percorsa da  molti pellegrini che s’inerpicano a piedi, provenienti soprattutto da Agira e Catenanuova,  per rendere onore alla Madonna del Rosario ed ai “Corpora sancta”, che gelosamente si conservano nella chiesetta edificata sulla cima.

Il monte, abitato anche in tempi antichissimi, come testimoniato dai resti di insediamenti megalitici,  è  un luogo adatto alla meditazione. La vista spettacolare che abbraccia a 360° la  zona circostante, spingendosi fino ai Nebrodi e fronteggiando la maestosa Etna, ti spinge a riflettere sulla immensità della natura in contrapposizione alla caducità della vita umana, portandoti a riconsiderare il tuo rapporto con il Divino e l’eternità.

Sul monte, già al tempo dei Normanni  vi era   una chiesa, probabilmente  costruita in periodo bizantino,  dedicata a S. Costantino ed officiata dai PP. Basiliani di Agira.
La grande Abbazia dei PP. Basiliani di Agira, dopo che questi ebbero lasciato il monastero,  fu donata dal  re Ruggero  ai Benedettini di S. Maria Latina di Gerusalemme, venuti dall’Oriente per  sfuggire alla persecuzione saracena. Il re la fece restaurare e la arricchì di rendite, comprese  le terre di monte Scalpello con l’ annessa chiesa di San Costantino.
Nel  1524 Fr. Filippo Dulcetto da Agira, avendo deciso di lasciare il mondo, si recò, solo sulla cima dell’impervio monte, fabbricandosi una piccola  stanza  accanto alla chiesetta, che  nel frattempo era stata dedicata a S. Giovanni Battista.

Seguendo il suo esempio, in pochi anni, molti altri si ritirarono sull’alto monte conducendo una vita di intensa penitenza.  Venne, così, a formarsi una Comunità chiamata “Congregazione dei chierici della Venerabile Chiesa sotto il titolo di S. Giovanni Battista”.

HPIM0369Tra i tanti compagni  di Fr.  Dulcetto  quelli che con lui si ricordano, sia per il rigore della penitenza che  per la santità della vita,  vi sono Fr. Matteo Rotolo e Fr. Mariano. Tutti e tre, dopo la morte, furono proclamati dal popolo, senza alcun riconoscimento ufficiale, del titolo di Beati. Tale notizia la apprendiamo dal  ricorso presentato nel  1865 contro il Sac. Di Gesù, procuratore dell’Eremo, che non voleva far celebrare  la messa festiva nella Chiesa, già dedicata alla Madonna del Rosario.

Sono proprio i corpi dei tre religiosi conservati nella piccola chiesetta,“che tuttora si mantengono intatti, che veramente spirano il soave nome di Beatitudine, ed invitano il concorso di immensi fedeli, pe li non piccoli miracoli che Iddio li concede”,  che calamitano le preghiere dei tanti fedeli e devoti.

L’ultimo eremita fu Fr. Francesco morto nel 1970.

Un immenso e assoluto silenzio domina la vetta di questo monte sacro alla preghiera e alla meditazione, rotto solo  il primo Maggio e la prima domenica di Ottobre,  dal suono delle campane unito  a quello della banda che accompagna le preghiere dei fedeli.