“Luci e Ombre. Tra Archeologia e Tradizione”.

conferenza

 

Archeologia & Dintorni

A cura di Maria Cristina Torrisi

L’Associazione Culturale Archeoclub Avola, presso la Sala Consiliare del Palazzo di città, sabato scorso 18 luglio ha organizzato una conferenza dal titolo “Luci e ombre. Tra Archeologia e Tradizione”. Ha invitato gli intervenuti a compiere un viaggio in epoche e luoghi differenti, legati da un unico filo conduttore, le luci e le ombre, reali o interiori. Moderata dalla dott. ssa Paola Sirugo, ha visto come relatori la dott. ssa Concetta Dugo (L’Orfismo e le lamine orfiche), la dott. ssa Clara Artale Presidente dell’Associazione (Luci e Ombre, tra Archeologia e Tradizione. Le Lucerne) e il dott. Carmelo Scandurra (Ombre e Luci della Siracusa paleocristiana).

«L’orfismo è un fenomeno storico culturale e mistico religioso che si diffonde in tutto il mondo greco a partire dalla metà del VII secolo a. C. fino ai primi secoli dell’era cristiana; la sua area di origine è ancora oggetto di discussione tra gli studiosi, tuttavia, sembra prevalere l’ipotesi di una sua nascita ad Atene, in Grecia. Orfeo è un poeta e cantore tracio che suona la lira; è figlio di Apollo e Calliope (musa protettrice della poesia e dell’eloquenza) o di Eagro (re di Tracia) e Calliope; la sua bravura è tale che con la musica e il canto ammansisce le belve feroci, incanta le piante e smuove le pietre. Il destino gli riserva una brutta sorpresa; un giorno trova la dolce sposa Euridice morta per il morso di una vipera. Afflitto da un profondo dolore, decide di scendere nell’oltretomba per chiedere al re Ade e alla regina Kore di riportare in vita la moglie. Riesce a commuovere i sovrani e a ottenere che, durante il viaggio di ritorno sulla terra, Euridice lo segua a patto di non girarsi a guardarla. Orfeo, felice, si avvia verso il mondo dei vivi; vinto dalla curiosità si volge indietro, riuscendo a guardare, soltanto per un attimo, la donna prima che sia nuovamente inghiottita dalle tenebre.» Concetta Dugo.

«Le lucerne avevano anche una funzione votiva, funeraria, commemorativa; assumevano un alto valore durante i riti funebri. Venivano collocate sulle tombe nei giorni di commemorazione dei defunti o nelle sepolture stesse come dono (corredo funerario) che accompagnava il morto. La lucerna aveva diversi usi; non era limitato alle case private. A Pompei in circa 700 metri della via per Stabia ne sono state rinvenute all’incirca 500 che costituivano una sorta di sistema di illuminazione pubblica. Erano utilizzate anche come oggetti liturgici in cerimonie religiose: Clemente Alessandrino ricorda una lucerna tra i simboli di «Ghe-Themis» contenuti nella cista durante le celebrazioni delle Tesmoforie; Apuleio ricorda un esemplare aureo polilicne a forma di nave usato in una processione notturna durante la festa di Iside protettrice della navigazione. Le lucerne inoltre venivano donate durante il Capodanno romano quali strenae (da cui le nostre strenne) con intento benaugurante. » Clara Artale.

«Il tema dell’ombra e della luce è stato sviluppato in riferimento ai secoli della Tarda Antichità, quel periodo che fa da ponte tra il mondo classico e quello medievale, oggi rivalutato e studiato nelle sue specificità storiche e culturali. È stato affrontato prima il mondo sotterraneo, quello delle ombre per eccellenza; nello specifico di catacombe e ipogei funerari, dal punto di vista archeologico, architettonico e topografico. Riferimenti alla luce: l’iconografia e il formulario epigrafico, a partire dalla celeberrima epigrafe di Euskia “l’Ombrosa”, che si contrappone simbolicamente a Lucia, “la Luminosa”. Altri esempi sono stati tratti dalle fonti letterarie, documentarie e dalla storia dell’arte.» Carmelo Scandurra.