Nel film documentario “Gesù è morto per i peccati degli altri”, la ricerca interiore di Dio

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Recensioni ed Eventi

A cura di Maria Cristina Torrisi

IL VIDEO

20151205_194842“Fede e omosessualità” è la riflessione che nasce dal film documentario Gesù è morto per i peccati degli altri, della regista Maria Arena, proposto ieri sera, 5 dicembre 2015, nella parrocchia “Beata Maria Vergine Aiuto dei Cristiani” in S. Giovanni Bosco, frazione del comune di Acireale, retta da don Carmelo Raspa.

Il documentario, della durata di circa 90 min., girato a Catania nel 2014, e prodotto inoltre con Josella Porto e in coproduzione con Invisibile Film, ha come protagonisti Franchina, Meri, Marcella, Alessia, Wonder, Santo e Tonino, omosessuali e trans che si prostituiscono nel quartiere catanese di S. Berillo.

Ne emerge uno spaccato della realtà che fa riflettere sulla condizione umana e sociale dei personaggi e, soprattutto, sulla loro ricerca interiore, a tratti quasi provocatoria, visto che l’accostamento a Dio non avviene in luoghi “protetti” ma nelle strade, nel decadimento, e lì dove il giudizio dell’uomo risulta essere implacabile.

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Così che, dal gruppo di amiche che condividono le stesse esperienze, la regista mette a fuoco in maniera più specifica Franchina (Franco Grasso) la quale renderà la propria testimonianza mettendosi a confronto con un fotografo, giunto nel luogo proprio per affrontare il tema della fede e dell’omosessualità.

Nel grigiore della solitudine, dell’emarginazione, contro l’indifferenza della società e degli organi politici, venuti a reclamare lo spazio occupato dalle prostitute per “bonificare” l’ambiente, all’interno di un contesto dove vige il degrado, si cerca di trovare Dio. Un Dio che non si piega alle regole sociali del “perbenismo” ma che, come 2000 anni fa, scende in mezzo alla gente, per giungere nel quartiere di San Berillo e portare il Suo amore ricco di speranza.

Il film a tratti è crudo, realistico sino all’esasperazione, ma la regista è riuscita ad entrare ugualmente a passi felpati nel contesto, per immortalare scene della vita quotidiana di prostitute che non hanno avuto alternative nella vita, a differenza di Franchina che si sente appagata di condurre l’esistenza che, sino ad ora, ha sempre condotto. Nonostante ciò, lei è certa di trovare Gesù tra le strade degradate di quel quartiere. Tanto che, in contrasto con quella fede tradizionale ostentata, visibile nella festa dell’amata patrona Agata, ecco che se ne afferma una interiore, mai scontata, che risuona nuova ai canoni a cui si è avvezzi e che scuote gli animi tanto da penetrare nel cuore.

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Ognuno ha la fede a suo modo, ognuno se ne affida alla propria maniera e la preghiera che più colpisce è quella della carità, quella che mai si vanta e che è benigna.

<<Riconoscere l’amicizia con Dio – afferma Franchina quando dialoga con il fotografo -. Dio è in qualsiasi luogo ed è venuto per gli ultimi. Quando le prostitute arrivano a non dare più senso al loro corpo, perché umiliate e annientate nella materia, ci si sente ultimi e si entra nella dimensione della resurrezione dopo la morte. La Croce – continua – rappresenta la bandiera dell’amore: tu mi uccidi, dice il Signore, ed io ti salvo>>.