OMICIDIO ALLA SPADASANTA, LA FATICA LETTERARIA DI SUSANNA BASILE

“I tanti personaggi si muovono, ognuno mal celando i propri dilemmi, per un unico obiettivo che è quella della “scoperta”.

IMG_0043In “Omicidio alla Spadasanta” (Edizioni Carthago), vi è tutta l’essenza di Susanna Basile: la dualità di forze che paradossalmente si attraggono e si respingono, come elementi complementari e contrastanti; i colori del bianco e del nero, gli opposti sole e luna. Il tutto da interpretare secondo un canone ben preciso, attraverso una chiave di volta che sa aprire e decodificare, attraverso messaggi cifrati, parole scritte non a caso, ma meticolosamente vergate per scovare dentro i più arcani misteri e fare “dell’incomprensibile” per taluni “il comprensibile” per altri. Linguaggio comico, umoristico, insospettabile, ma di una complessità che palesa aspetti psicologici vari che donano ad ogni creatura-personaggio un’identità che è divario tra il desiderio di essere e di apparire, difetto e pregio dell’intera umanità. E Susanna Basile si diverte a muovere le fila delle sue marionette, lei diviene sovrana degli altrui destini. Nei suoi dialoghi mille sfaccettature, mille specchi dove tuffarsi nel labirinto della ricerca interiore. Ecco perché il giallo: la ricerca di sé stessi, della verità, mediante un analitico e insospettabile viaggio fatto di colpi di scena, inquietanti indagini, confessioni e prese di coscienza. I tanti personaggi si muovono, ognuno mal celando i propri dilemmi, per un unico obiettivo che è quella della “scoperta”. Chi è l’assassino? Colui da scoprire. Così la Basile si inventa una serie di gialli dove tutti diventano protagonisti, poiché ognuno ha qualcosa da confessare, e tutti vengono chiamati in causa come in un “Tribunale di coscienze”. Ognuno parla di sé in maniera “quasi inconsapevole” e naturale, così come avviene secondo i canoni della Basile votati alla schiettezza e alla comicità.

Maria Cristina Torrisi