RACCONTI E LEGGENDE: TORMENTI

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Racconti e Leggende

A cura di Nino Leotta

Rimase a lungo a fissare quel foglio che teneva stretto tra le mani. Che tremavano come  fuscelli appena sfiorati dal vento. Lo rilesse tante volte. Come aveva fatto alcuni giorni prima concentrandosi su quel telegramma che comunicava il decesso di un suo fratello a Milano. Un’ombra scendeva come nera nuvola di pioggia sull’ inquieta valle del suo animo. Da un po’ di mesi, l’arrivo del postino segnava inesorabile il tormento quotidiano. E il suo sguardo si posava già stanco su ogni missiva e spesso si copriva di lacrime. Era passato come primavera in festa il tempo delle notizie che colmavano il cuore di gioie. Ora si rincorrevano, uno dietro l’altro, giorni in sequenza che tendevano rapidi ad un mesto calare della sera. Dinanzi a quel foglio la donna non riusciva a trovare soluzioni. Vedeva solo come un muro che si poneva invalicabile per bloccare ogni accesso al domani.

Viveva in una casa di sei stanze più cucina. Tutte cariche di mobili ma vuote di sentimenti, di calore umano. Colme di ricordi in ogni centimetro come i suoi pensieri. Sempre vivi e palpitanti. Ma che, talvolta, si trasformavano in ombre fuggenti che non riusciva a trattenere perché, nella corsa, il respiro si faceva pesante. Era rimasta sola. Come una cagna quando il recinto del gregge si svuota. Le preghiere divise con le amiche ogni sera alla messa parrocchiale restavano sogni lontani. Spazi irraggiungibili di desideri sereni. La realtà era più nera e più dura di una roccia dell’Etna. Più amara della cicoria che i pochi minuti della cena masticavano con indifferenza.

Riusciva a malapena a mettere insieme poco meno di mezzo chilo di rifiuti da depositare quotidianamente nel cassonetto della spazzatura. Intanto, quel foglio parlava abbastanza chiaro: la titolare doveva pagare complessivi euro ottocentocinquanta per il servizio urbano dei rifiuti. Un calcolo sommario portava a un totale di circa centocinquanta kilogrammi di rifiuti annui da lei eliminati. E il costo si aggirava a oltre cinque euro a kilogrammo. Più della somma spesa per il pranzo di un giorno. Sul tavolo dello studio, uno accanto all’altro, distesi come sagome pietose, giacevano diversi fogli con aride cifre:  l’energia elettrica, il metano, l’acqua, il telefono, la tassa sui servizi indivisibili, le spese ordinarie condominiali, le spese straordinarie condominiali, i servizi cimiteriali per il caro estinto, il canone tv, l’avviso di ritiro delle analisi cliniche a pagamento, la ricetta non più esentata dal ticket e, perché no, l’invito alle nozze della nipote e anche una lettera per aderire alla colletta per la festa del Santo. I risparmi, gelosamente accantonati negli anni, erano già volati tutti via durante la malattia del marito. In quel  giorno diciottesimo del mese, la donna si fermò a curiosare dentro il fedele borsellino: era rimasta un’ultima banconota da cinquanta euro.

Riemerse come un lampo improvviso il ricordo dei momenti bui della sua adolescenza. Quando le cose non andavano per il verso giusto, lei, prontamente, si rifugiava nell’angolo segreto del suo animo e, immergendosi nel mondo dei suoi sogni, ritrovava tanta serenità. Ora, non riusciva più a sognare. Sentiva soltanto ingigantirsi il senso della paura che sembrava la stringesse in un angolo di una stanza buia, in una notte di tempesta. Buio e paura come onde giganti che la trascinavano in una voragine di  depressione. Che si faceva più cupa nell’angustia gabbia della solitudine. Scopriva spesso, infatti, di condividere il suo respiro con una amara solitudine.

Depose con delicatezza quel foglio accanto agli altri accompagnandolo con un ultimo sguardo. Intuì che la possibilità di una pesante lacrima depositata su quelle funeste righe avrebbe conferito come un valore aggiunto al volume della spazzatura. Tale da giustificarne la consistenza del costo. Ma l’ultima lacrima non osò lasciarsi contaminare dal lerciume di una richiesta. Per un senso di dignitoso orgoglio.