Recensioni: I dolori del giovane Werther

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RECENSIONI

A cura di Sara D’Angelo

«Come sono contento di essere partito! Amico mio carissimo, che cos’è mai il cuore dell’uomo! Aver abbandonato te, che amo tanto, dal quale ero inseparabile, e sentirmi contento! Ma so che mi perdonerai.»

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Il romanzo epistolare di Johann Wolfgang Goethe fu pubblicato nel 1774. Le lettere che lo compongono sono state scritte dal mese di maggio 1771 al mese di dicembre dell’anno dopo.
Werther è Goethe. La letteratura rende pubblico l’amore di Goethe per una ragazza che risponde al nome di Charlotte Buff conosciuta a Wetzlar e fidanzata con Johann Christian Kestner. Il tragico epilogo del romanzo invece, è il fedele ritratto del suicidio di un suo amico, Karl Wilhelm Jerusalem, sentimentalmente coinvolto in un amore impossibile per una donna sposata.
Destinatario delle lettere contenute nell’opera è Guglielmo, caro amico di Werther, l’anima paziente che assorbe con il massimo rispetto tutte le sue più intime confidenze senza mai giudicare le scelte del suo affezionato, benchè spesso non li approvi.
Werther è un giovane letterato intelligente, colto, molto sensibile, attratto dalla poesia della vita che suscita in lui altissimi stati d’animo fino a provocare vibrazioni estreme alla vista di un fragile filo d’erba. Werther ama ed è riamato dalla natura, nelle sue lettere a Guglielmo la descrive come l’oasi che dà voce alle parole cinte nel religioso silenzio dell’ opera del Divino. Egli decide così di trasferirsi in campagna, dove, una lettera dopo l’altra, dà a Guglielmo notizia di ogni sfumatura del suo viaggio interiore. La natura lo attrae come un’innamorata che lo attende paziente.
Il villaggio di Wahlehim lo accoglie per qualche tempo, il suo soggiorno è un balsamo per la sua anima quieta, la sua lo è sempre stata, forse solo apparentemente, la malinconia è stata sempre la sua fedele compagna di vita, la sua fragilità emotiva è un vestito inzuppato di gioie distese e dolori funesti.
Una sera durante una festa danzante incontra Carlotta, soprannominata Lottie, una bellissima ragazza animata da sentimenti virtuosi che aiuta il padre ad occuparsi dei suoi numerosi fratellini, orfani della mamma. Lottie è promessa sposa ad Albert, un uomo mediocre dal carattere freddo e chiuso, spesso assente per lavoro. È dolce Lottie, Werther se ne innamora all’istante. Il vincolo che la lega ad Albert non impedisce alle due anime care di alimentare il loro affetto intrecciando le ore in una luminosa energia positiva.
” La lasciai con la preghiera di poterla vedere il giorno stesso; lei acconsentì, e andai; da allora il sole, la luna e le stelle possono continuare tranquillamente il loro corso, io non so se sia giorno o notte e tutto il mondo svanisce intorno a me.”
Werther non sa ancora che Lottie è la passione che lo tormenterà fino al delirio.
La faccenda è ogni giorno più intollerabile, per Werther è una pazzia starle vicino, è folle rinunciare a lei, soprattutto dopo aver compreso che il suo tormento è un sentimento corrisposto.
“Oggi non potei recarmi da Lottie. Mandai il mio servo, al solo scopo di avere presso di me qualcuno che oggi le fosse stato vicino. Con quanta impazienza lo attesi, con quanta gioia lo rividi! Si narra della “pietra di Bologna ” che, se viene posta al sole, ne cattura i raggi e per un po’ risplende anche di notte. Così era per me quel ragazzo. Sapere che gli occhi di lei si erano posati sul suo volto, sulle sue guance, sui bottoni della giacca e sul collo del soprabito, mi rendeva tutto ciò così sacro, così prezioso!”
L’inquietudine era ogni giorno sempre più follia, le lettere di Werther a Guglielmo sono testimonianze di un processo degenerativo della sua ragione. Lo sventurato riconosce il consiglio di Guglielmo, costringendosi ad accettare un incarico diplomatico che lo allontanerà dal villaggio ma soprattutto da Lottie.
Il lavoro lo assorbe completamente ma l’ ipocrisia delle alti classi della società non lo trova d’accordo. Di quel tempo Werther ne ricava sofferenza, sua amica ossessiva. Esausto dà le dimissioni all’ambasciatore e fa il suo ritorno a casa dove apprende la notizia che ha sempre temuto.
Alberto e Lottie si sono sposati.
L’amore e l’innamorato vivono adesso una sconfinata sofferenza. Werther è un infelice, la sua mente muove i primi passi dentro il sentiero lugubre del suicidio.
Non dimentico del porto sicuro rappresentato dai libri, affida alla letteratura la speranza di ricevere un conforto che lo allontani dalla disperazione in cui la sua vita è diretta. I canti di Ossian sono declamati nel salotto di Lottie con Lottie, da fiammella a lingua di fuoco le parole sono pronunciate con un crescente ardore, la vertigine della passione accelera ad ogni passo della lettura dei versi.
Un bacio. Il bacio.
La fedeltà nuziale è in pericolo, Lottie si piega al suo dovere di sposa di allontanarsi da Werther, gli chiede di non frequentare la sua casa così spesso, lo prega di rinunciare alla sua tanto affettuosa ma pericolosa compagnia, i suoi occhi però rivelano un’ altra verità, la paura e la tentazione di perdersi per sempre.
È il momento, è la fine.
Werther chiede ad Alberto di prestargli le sue pistole adducendo come scusa una partenza improvvisa. Sta per iniziare una lunga processione di addii. L’addio al Creato, alla Natura che è stata sempre testimone della sua anima logorata,
l’addio a Lottie ” Lei mi ama! Questo braccio l’ha cinta queste labbra hanno tremato sulle sue labbra, questa bocca ha balbettare vicino alla sua. È mia, tu sei mia! Si, Lottie, per sempre.”
Le notti che precedono il compimento della macabra sentenza che si è dato sono forieri di una pace interiore a lui nuova, la sua anima è tranquilla, Werther ha deciso che questo è l’unico modo per salvarsi dalla prigione assediato da catene spietate.
Il colpo, lo sparo!
Alle sei del mattino dopo il domestico lo troverà agonizzante sul pavimento, a mezzogiorno gli amici accorsi al suo capezzale assisteranno al suo ultimo respiro. La sera stessa Werther fu sepolto accanto ai due tigli dando esecuzione alle sue ultime volontà.
I dolori del giovane Werther sono cessati.
“Nessun sacerdote lo ha accompagnato”.

Werther è senza dubbio il cardine della letteratura tedesca. L’opera è posta al centro del movimento culturale Sturm und Drang (dal tedesco tempesta e impeto) in quanto anticipa i dettami del Romanticismo che da lì a poco invaderanno l’Europa. I sentimenti più puri sono posti in primo piano, la natura portatrice di serenità è la via principale in cui sgorga l’azzurro pacifico del cielo e la luce eterna delle stelle. Ogni piccolo movimento è visto come parte integrante di un’atmosfera romantica, perfino il dettaglio del nastro rosa di Lottie è considerato da Werther una reliquia, perché lo porta una donna che lui considera sacra.
È impossibile sprecare il respiro in un mondo in cui tutto l’operato dell’uomo è effetto della razionalità, intanto le anime sparute vagabondano sulla terra gridando sentimenti, urlando tormenti. Dentro le vene di questi poveri disgraziati pulsano chilometri di vene avvelenate dal troppo “sentire”. La forza delle passioni stride con la vita circoscritta in una società immobile, ogni forma di comunicazione si muove dentro schemi definiti. Werther è un eroe, sfida il pericolo del suo affetto ambiguo sebbene sia consapevole che il suo destino è già disegnato.
Ciascuno di noi lettori può considerarsi destinatario delle lettere di Werther, in un crescendo cronologico ogni missiva accompagna il muto alla tenerezza delle parole, il sordo ai silenzi loquaci.
L’ostacolo non porta solo il nome Albert, ma freddezza, indifferenza e superficialità sono anch’essi complici di un’inevitabile tramonto dello spirito.
È controverso se Werther sia stato veramente innamorato di Lottie o se l’idea dell’amore sia bastata ad appagare i suoi sensi. Lottie è una conquista o un mezzo per far volare alto il suo cuore? Il progetto del suicidio nasce da una felicità di vita a cui deve rinunciare oppure è frutto di un pensiero ossessivo negativo?
Werther è un superstite che non trova riparo, viaggia in compagnia dell’istinto, la strada maestra è progressivamente perduta. La sua fame di tenerezza viene saziata dai frequenti momenti di gioco con i fratellini di Lottie, non ci sono lettere che testimoniano il più piccolo contrasto con Guglielmo. E per Albert, che è il custode della sua gemma preziosa, Lottie, riesce a provare solo una pacata gelosia piuttosto che affrontarlo ispirato da un’indole forte e audace che non ha mai posseduto.
Lo sfortunato cuore di Werther interrompe il suo viaggio trascinando dietro di sé un bagaglio di compassione dovuto al suo spirito degno.