Di legalità c’è sempre bisogno. Le buone prassi del Liceo Scientifico “Archimede” di Acireale

Attualità – Nuove Edizioni Bohémien – Aprile 2014

A cura di Salvo Cavallaro

Foto di Maurizio Liardo 

Maria Pia Fontana, Piera Cariola e Annalisa Di DioTalvolta si sente dire che di Educazione alla Legalità a scuola non c’è molto bisogno perché sottrae tempo ai programmi delle varie discipline o perché gli studenti sono “saturi” di incontri e di progetti, trascurando da un lato le evidenti manifestazioni di disagio o di devianza che spesso si registrano all’interno della popolazione studentesca e dall’altro che lo sviluppo delle competenze di cittadinanza attiva è uno dei primi compiti della scuola. Capita, inoltre, che i progetti di educazione alla legalità si riducano a sporadici incontri con rappresentanti delle Istituzioni che, pur animati dalle migliori intenzioni, si rivolgono agli studenti in modo asettico e teorico, per il semplice motivo che non hanno molta familiarità con i linguaggi giovanili e con le più efficaci strategie comunicative. Tale modalità rischia di diventare meramente formale, contravvenendo al vero obiettivo dell’educazione alla legalità, ma sarebbe meglio dire di ogni processo educativo, che è quello di instillare nei ragazzi l’amore per la legalità autentica, sostanziale e praticata, che mira alla giustizia e al miglioramento effettivo della nostra vita comune. Raramente, tra l’altro, si affrontano le cause della devianza, i fattori cioè che possono portare un giovane a scegliere la strada dell’illegalità.

Per tale ragione l’esperienza realizzata quest’anno dal Liceo Scientifico “Archimede” di Acireale mantiene una sua positiva singolarità e merita di essere ripensata per la potenziale spendibilità di questa buona prassi anche all’interno di altre scuole.

Il progetto nasce dalla felice intuizione e dal desiderio di esperire nuove piste operative della referente per la legalità, prof.ssa Piera Cariola la quale, di intesa e con il Dirigente Scolastico, prof. Riccardo Biasco, aperto alle collaborazioni esterne, ha deciso di coinvolgere professionalità “abituate” ad interfacciarsi con i ragazzi “difficili” perché sottoposti a procedimento penale. E’ nata così una progettualità condivisa con la Direzione dell’Ufficio di Servizio Sociale Minorenni di Catania del Ministero della Giustizia che ha delegato la dott.ssa Maria Pia Fontana, assistente sociale specialista ed esperta di formazione.

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La partecipazione ai laboratori  è stata estesa a tutti i ragazzi ma sin dall’inizio, vista anche la grande consistenza numerica della popolazione studentesca e considerate le diverse tipologie di bisogni, si è deciso di raggruppare gli alunni per fasce di età e per anno scolastico, differenziando e calibrando l’offerta formativa. Nello specifico, il primo livello, rivolto a ragazzi di primo e di secondo anno, ha introdotto i giovani al tema della legalità autentica, attraverso delle distinzioni concettuali tra giustizia e libertà, devianza e conformismo, creatività e trasgressione, ricorrendo all’esempio e alla testimonianza di alcuni eroi contemporanei della vera legalità. Il secondo livello, destinato a ragazzi di terzo e quarto anno, ha, invece, approfondito le cause sociali e personali che possono indurre un adolescente a commettere un errore, con riferimento ai condizionamenti esercitati dalla cultura edonista e consumista, alle pressioni del gruppo dei pari e alle vulnerabilità individuali. Ciò ha consentito di affrontare il tema delle potenzialità e dei rischi delle nuove forme di socialità giovanile mediate dalle tecnologie digitali. Utile è risultato, altresì, il riferimento alla problematica delle dipendenze così come l’offerta di elementi di conoscenza sulla risposta processuale e sanzionatoria al reato di un minore. L’ultimo incontro è stato, quindi, rivolto agli studenti dell’ultimo anno e ha ricondotto con passione il tema della legalità alla nostra Costituzione e ai principi cardine del nostro ordinamento, ribadendo il rapporto che lega la legalità alla politica. Oggetto di confronto con gli studenti sono state, quindi, le tipologie di reati maggiormente diffusi tra i ragazzi con riguardo anche alle numerose infrazioni del codice della strada che, per la frequente ricorrenza della guida in stato di ebbrezza, richiamano ancora una volta il tema delle dipendenze. Si è, quindi, fatto riferimento al pericoloso legame che talvolta lega i giovani alla criminalità organizzata, anche di tipo mafioso. Nell’analisi di tale aspetto si è rivelata preziosa la testimonianza della prof.ssa Annalisa Di Dio, insegnante penitenziaria presso l’Istituto Penale Minorenni di Acireale, la quale ha offerto agli studenti importanti stimoli per riflettere sulla natura e sulla tipologia del fenomeno mafioso andando al di là di alcune stereotipizzazioni e soffermandosi anche sulla condizione di vita di coloro che si trovano a patire una pena detentiva.

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Ciò che complessivamente rileva di tale esperienza è la ricerca di un metodo volto a veicolare i contenuti informativi in modo da suscitare l’attenzione dei studenti, cosa che ha comportato il frequente ricorso a materiale filmico e a videoclip musicali. E a giudicare dagli interventi e dall’attenzione degli studenti tale scelta è sembrata efficace. Essa riflette, altresì, lo sforzo di cercare occasioni di contatto autentico e incisivo con i ragazzi, incontrandoli sul terreno a loro più familiare e suscitando processi di identificazione e di partecipazione emotiva. Resta solo da augurarsi che tali significative esperienze non rimangano isolate, che vengano condivise in seno al collegio docenti da tutti gli insegnanti, trovando modalità di approfondimento e di sperimentazione anche attraverso azioni concrete a favore della collettività. Ciò, infatti, può contribuire sostanzialmente ad elevare le competenze di cittadinanza dei giovani, incrementando il livello di responsabilità individuale e sociale che l’adesione attiva e consapevole alle norme richiede.