GERUSALEMME, LA CITTA’ TOCCATA DA DIO

A cura di Cristiano Veneziano (Dal diario di un italiano che vive in Israele)

La Cupola dell Roccia

La Cupola dell Roccia

Il luogo e’ talmente sacro che emana presenza Divina….Dio infatti disse al suo popolo eletto che su quel punto assicurerà la Sua presenza nei secoli dei secoli… Ecco perché basta solo quel luogo a rendere Gerusalemme Santa e nello stesso tempo contesa…forse la più contesa al mondo!”

Gerusalemme è la capitale dello stato ebraico, tremila anni di storia (molto ben portati) dai mille volti e dai mille luoghi santi.
Se osserviamo la Citta dal punto panoramico del Monte degli Ulivi, non possiamo che rimanere colpiti dalla vista impareggiabile che essa ci offre: la grande Citta moderna sullo sfondo, quella vecchia con le sue mura ottomane e, in primo piano, la Spianata delle Moschee, dalla quale un punto particolare attira il nostro sguardo: la cupola tutta d’oro zecchino, la Cupola della Roccia. Sì, perché i sacri testi vogliono che tutti inizi proprio da lì! Quello, secondo la dottrina ebraica, è il punto da cui scaturisce tutto il Creato…il punto su cui Dio “tocca” con il Suo dito e crea il mondo…appunto l’ “Ombelico del Mondo”, ma è anche, sempre secondo i testi biblici, la cima del Monte Moriah, il monte che avrebbe assistito al sacrificio di Isacco, se non fosse stato per l’angelo che avrebbe fermato Abramo da tale atto crudele. Sempre su quel “cocuzzolo” di Roccia, re Salomone, figlio di David, edificò il primo tempio sacro agli ebrei e chiuse la Stanza più sacra del tempio: il Sancta Sanctorum ” Hakodesh Hakodeschim” , ove dentro veniva custodita l’arca dell’Alleanza con le Tavole delle Legge di Mosè.

Monte degli Ulivi

Monte degli Ulivi

Dopo la distruzione del tempio, avvenuta per ben due volte ( l’ultima per opera dei romani nel 70 d.c.), dalle rovine, su quella Roccia, secondo la tradizione islamica ascese al cielo il Profeta Maometto.
Il luogo e’ talmente sacro che emana presenza Divina….Dio infatti disse al suo popolo eletto che su quel punto assicurerà la Sua presenza nei secoli dei secoli… Ecco perché basta solo quel luogo a rendere Gerusalemme Santa e nello stesso tempo contesa…forse la più contesa al mondo!
Dunque, Città Santa per gli ebrei, per i musulmani ma anche per i cristiani. E’ un luogo multi religioso, così come Haifa, Jaffa, e Acco,  dove si fa festa tre volte a settimana (venerdì per i musulmani, sabato per gli ebrei e la domenica per i cristiani).
Santa ai cristiani, come dicevo, per il Santo Sepolcro e per tutti i luoghi coinvolti durante la Passione di Nostro Signore Gesù′ Cristo. La Città è tanto santa da essere associata al termine di una sindrome, appunto “Sindrome di Gerusalemme”.
Il turista di turno particolarmente sensibile al mondo spirituale, alla vista di quei sassi che sono stati testimoni oculari della presenza del Divino, viene colto da improvviso fervore messianico tale da richiedere il ricovero presso centri specializzati in cure psichiatriche!
La Sindrome e’ stata accuratamente studiata e classificata con tanto di casistica documentata già secoli fa!
Gerusalemme non è solo “d’oro”, a parafrasare una popolare canzone israeliana degli anni ’60, ma e’ anche bianca, di un bianco il cui riverbero abbagliante impedisce all’occhio di aprirsi a dovere. Questo per via di una legge comunale emanata dagli inglesi durante il periodo del mandato e poi adottata dalle amministrazioni israeliane fino ad oggi, che impone il rivestimento di tutti gli edifici con la pietra locale bianca. Risultato? Gerusalemme e’ ammantata di luce bianca accecante, che ne fa una delle caratteristiche uniche della Città.

Muro del pianto

Muro del pianto

Varcando la soglia di una delle sette porte d’accesso alla Città vecchia, si ha subito l’impressione di respirare un tempo lungo più di 3000 anni, un tempo che sembra essersi ibernato tra le mura dei vicoli dello ” shuck” (in ebraico) o “suck” (in arabo): volti “antichi” ti squadrano, tra idiomi diversi gridati qua e là; ragazzini si fanno largo a gomitate reggendo un vassoio di fumante caffè arabo, improbabili negozianti con in testa la kefiah mercanteggiando con te il prezzo più basso. E ancora, forti odori di spezie orientali ad ogni angolo della qasba, vie Crucis percorse quotidianamente per i vicoli del quartiere cristiano da pellegrini di tutto il mondo. Rosari recitati col megafono in diverse lingue, rintocchi di campane in campanili che svettano tra le cupole di moschee o sinagoghe verso un cielo caldo e terso, il muezzin di fronte che chiama a raccolta i suoi fedeli per la preghiera ( in tutto cinque al giorno), e ancora coppie di ebrei ultraortodossi che con le loro “Peot” ciondolanti dalle basette, in rigoroso abito nero, e le spalle coperte dal loro “Talit”, bianco a strisce blu o nere, attraversano spediti il quartiere arabo per poi arrivare al Muro del Pianto o in qualche sinagoga del quartiere ebraico tutti dediti ai loro salmi.
In questo intreccio di voci, odori, colori, volti, si percepisce la calma che ti accoglie entrando per i vicoli del quartiere armeno (le guide mi dicono che il popolo armeno e’ stato il primo popolo ad abbracciare in massa il cristianesimo!), sempre molto ordinato, poco battuto, dove l’aria calma che percorre i suoi vicoli viene scandita dai severi cerimoniali e profumata dell’incenso che si consumano all’interno dei loro santuari!

Spianata delle moschee

Spianata delle moschee

Gerusalemme dalle forti tradizioni, dai contrasti e dai quei simboli che valgono più di mille parole,  simboli che, se messi al posto sbagliato, potrebbero creare spiacevoli malintesi e anche odio….Un crocifisso luccicante al collo di un turista, grani di rosario tenuti tra le dita di un musulmano, tefillin a cingere il braccio sinistro di un ebreo ortodosso, sono simboli e gesti che riflettono un’ identità, poiché identificano un appartenere ad una Città dove “appartenere” è’ tutto!
Gerusalemme la Santa, la conquistata e poi la liberata!
Gerusalemme che ha visto cadere sotto il peso di orde di popoli conquistatori le sue mura per poi vederle alzare nuovamente dalle rovine di quelle vecchie: sempre cosi, per oltre 3000 anni, in un copione da teatro uguale a se stesso.