“IL CARNEVALE NEL CINEMA”. INTERESSANTE CONFERENZA SVOLTASI LO SCORSO SABATO

Recensioni ed Eventi – Nuove Edizioni Bohémien – Marzo 2014

A cura di Laura Maiorana

Foto di L.M.

DSC04249Organizzata dall’Assessorato ai Saperi e alla Bellezza condivisa, ieri,  1 marzo 2014, si è tenuta la conferenza dal titolo: “Il Carnevale nel cinema, dalle origini ai giorni nostri”, presso la Sala Refettorio del Palazzo della Cultura in via Vittorio Emanuele 121 a Catania. E’ seguita poi  la proiezione di un pregiatissimo film risalente al 1935 “Capriccio Spagnolo” ( “The Devil is a woman”) del regista Joseph von Sternberg, con la celebre attrice Marlene Dietrich.

 download (2)

L’inizio dell’incontro è stato dominato dal suggestivo excursus storico sul ruolo della festività carnascialesca nel cinema, condotto da Franco La Magna, critico , storico cinematografico e funzionario dello stesso Assessorato. Il cinema autoriale e il Carnevale – secondo il relatore – enucleano un paradigma semantico in cui questo particolare momento dell’anno assume una veste figurativa,  sin dagli albori del documentarismo. I documentari legati alla festività sono moltissimi, si trovano testimonianze risalenti al 1908 ( il carnevale di Milano) o 1910 ( di Nizza) e altre.  Usato talvolta in un’accezione meramente iconografica, tale festa esprime la sua importanza funzionale nella trattazione di tematiche sentimentali, dove assume un significato paradossale esprimendo momenti rivelatori delle reali condizioni dei protagonisti: in questa ottica il “martedì grasso” stabilisce un nuovo equilibrio dopo il travisamento carnevalesco. Romeo e Giulietta sono – continua La Magna – due figure emblematiche del Carnevale,  esse si incontreranno al ballo in maschera organizzato dai Capuleti nel quale il Montecchi si era furtivamente introdotto, approfittando del mascheramento. La meravigliosa festa è  mirabilmente riprodotta nel film di Zeffirelli risalente al 1968 che gli valse due premi Oscar per la migliore fotografia di Pasqualino De Santis e i costumi di Danilo Donati.

DSC04246La bailamme carnascialesca nel cinema è sovente priva di quella connotazione positiva che caratterizza l’immaginario collettivo. Nel cinema d’autore il Carnevale è il momento che precede la purificazione: in questi film la maschera assume pirandellianamente un significato simbolico: essa nasconde l’identità e permette al protagonista di  transigere dall’ordinario spersonalizzandosi e manifestandosi liberamente, giungendo ad una catarsi. Ne sono esempi nel cinema italian : “ La vita e la Commedia”,  film muto del 1921, in cui la festa diviene occasione di incontro degli innamorati ma, attraverso la confusione dei costumi, emerge la vera indole della donna che non corrisponde i sentimenti dell’amante. In questo caso il Carnevale svela la realtà.  Così nel “Casanova” di Fellini 1976 , “ i Soliti Ignoti” di Monicelli 1958, “Il Fischio al Naso” , diretto da Ugo Tognazzi 1967 e ne “ I Vitelloni” (di Fellini nel 1953): in quest’ultimo, il mercoledì delle ceneri non serve esclusivamente a sottolineare il vuoto esistenziale del personaggio dai connotati provinciali, bensì lo riporta alle responsabilità segnando la fine della spensieratezza. In “Rocco e i suoi fratelli”  il Carnevale è legato a Ciro che, in questa occasione, passa dalla gaiezza, legata alla festività, alla tragedia di una storia dai toni melodrammatici. Lo storico Carnevale  di Paternò rappresenta, infine, lo sfondo della crisi esistenziale atipica di un membro della classe operaia ne “I fidanzati” del 1963 di Ermanno Olmi.  Nel cinema straniero possiamo citare “Gilda”, “ Amadeus” e molti altri che lo stesso La Magna descrive con dovizia di particolari.

DSC04251La fine dei Saturnalia, il bruciamento del  Re Carnevale”, segnano il ritorno all’ordine consueto. Perché a testa in giù non si può star per sempre, così il Carnevale non può durare in eterno.

Per la nostra rivista Franco La Magna aggiunge: <<Il travisamento carnascialesco ha la funzione di svelare il reale carattere del personaggio travestito. Vi è una stretta correlazione tra il volto, emblema della realtà, e la maschera, poiché essa svela i reali proponimenti del personaggio che emerge al termine della festività>>.   Il risultato è paradossale. Il travestimento ha, quindi, la funzione di neutralizzare la maschera emotiva che l’individuo utilizza nella commedia della vita. Il film scelto per l’occasione  “Capriccio Spagnolo”  ( The Devil is a woman), è stato diretto dal regista di  origini austriache, fuggito in America nel periodo della persecuzione nazista. Ad Holliwood incontra Marlene Dietrich, splendida attrice principale nel lungometraggio in bianco e nero e sua compagna di vita per un certo periodo.  La protagonista, durante la settimana del Carnevale, svela la sua sconcertante personalità. La pellicola, proiettata in lingua originale con sottotitoli in italiano, proviene dalla biblioteca privata di Gioacchino Russo. Se è vero che nel cinema il Carnevale diviene momento di tragici epiloghi esistenziali, non possiamo fare a meno di sottolineare il lato positivo della gioia insita nel gioco del travestimento e nel divertimento della satira espressa per esempio nello spettacolare Carnevale di Acireale, opera grandiosa di impegno e creatività mostrato persino nelle pellicole poetiche di  Michelangelo Antonioni. “Semel in anno licet insanire”.