IL RACCONTO DEL MESE DI MAGGIO

Racconti e Leggende – Nuove Edizioni Bohémien – Maggio 2014

A cura di Nino Leotta

MAGGIO

Al vespro ‘a signura Sarina ci riuniva attorno all’altarino a metà della via. Il cancelletto in ferro battuto era spalancato. Due ceri accesi e due grossi vasi con i gigli color rosa che emanavano un inebriante profumo coprivano la parte inferiore della tela che riempiva l’ampio vano. La Vergine Maria stringeva al petto il piccolo Gesù e ci guardava tutti con un incantevole sorriso. E noi cantavamo: “dell’aurora tu sorgi più bella- coi tuoi raggi a far lieta la terra- e fra gli astri che il cielo rinserra- non c’è stella più bella di te. Bella tu sei qual sole…”.download (1)

Col trascorrere degli anni, l’amore alla Vergine Maria è diventato più consapevole e maturo. Perciò non è rimasto immutato, ma è cresciuto. Quella “Vergine Madre.. umile e alta più che creatura”  è entrata nel mistero della Redenzione ed è penetrata nel cuore di ogni credente.

Mentre mi recavo a Messa domenica, considerando che è iniziato il mese di maggio, mi è riapparsa alla memoria quell’umile e semplice signora di quartiere che riusciva ad abbinare al maggio, ai fiori e al canto popolare il dolce sorriso di una giovane madre. Sulla porta della Chiesa stava rannicchiata una ragazza. Il volto emaciato. I capelli neri molto arruffati e sporchi. Gli occhi luminosi e imploranti. Un’ampia giacca scura copriva la sua esile figura. Stringeva tra le braccia un bambino. E il bambino ci guardava con due grandi occhi neri e splendenti mentre la madre tendeva la mano. Qualcuno sottovoce commentava: chissà dove dorme questa donna, chissà dove cucina, dove si lava e dove lava il bambino, chissà dove si trova il suo sposo. L’accostamento alla stalla di Betlem mi accompagnò in Chiesa. Erano stati trattati come intrusi, come “stranieri”, come mendicanti, quasi come immigrati clandestini quei pellegrini di Betlem. “Non c’era posto per loro nella città”.

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E’ sentimentalismo vuoto e insignificante? E’ ributtante retorica? O è il dramma che segna i nostri giorni, il nostro territorio? L’Europa dei banchieri e dei pluri-stipendiati sembra ripetere che “non c’è posto per loro” nei propri programmi. Perché è molto più conveniente, per chi detiene un potere economico, un programma di freddo rigore. Un programma di prolungata austerità che, innegabilmente, ha allargato le fasce di povertà. Perché ha mirato, con molta probabilità, agli interessi di pochi anonimi e occulti profittatori più che agli interessi dei cittadini europei. Purtroppo ci siamo accorti di avere solo una moneta unica europea con una unione europea non unita. Perché non ci sono delle leggi comuni, un’economia comune, delle norme fiscali comuni, la prospettiva del bene e dello sviluppo comune. Abbiamo bisogno di un programma di espansione e di apertura. Di un programma che tenga conto dei senza-lavoro e della presenza di una nuova generazione che avanza nel vuoto. Di un programma che faccia posto a chi tende una mano. E intanto le giovani madri dal volto intristito si vanno moltiplicando  nei nostri quartieri. Anche se non sostano davanti la porta di Chiesa. Hanno tutte lo stesso sguardo. Tutte stringono al petto lo stesso bambino.

In Chiesa abbiamo cantato: “vieni o madre in mezzo a noi, vieni Maria quaggiù- cammineremo insieme a te verso la libertà”. Non ci siamo accorti che Maria è già in mezzo a noi: sulla porta della Chiesa oppure sfruttata ai piedi di un semaforo. Tra i vicini di casa o tra i genitori dei bambini nelle nostre scuole… E somiglia tanto alla giovane madre della tela di quell’altarino a metà della via. Alla dolcissima madre di quella statua luminosa e splendente accanto all’altare.