La rigenerazione della frazione di S. Cosmo nella Nuova Chiesa dei SS. Cosma e Damiano di Acireale

Arte – Nuove Edizioni Bohémien – Gennaio 2014

A cura di Mariagrazia Leonardi

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Superfici pure, due quadrati, ruotano enfatizzando il Fonte battesimale. Le superfici e i volumi ruotano, ma restano sempre riconoscibili le purezze delle loro forme, come nei primissimi interventi di un decostruttivismo Eisenmaniano

Lo scorso 5 gennaio 2014 è stato inaugurata la Nuova Chiesa dei SS. Cosma e Damiano presso la frazione acese di S. Cosmo. In data 7 gennaio presso il Nuovo salone parrocchiale del complesso ecclesiastico si è tenuta una conferenza sull’iter concorsuale e progettuale sostenuto dallo studio di architettura SCAU*, dai responsabili del Servizio Nazionale Nuova Edilizia di Culto della CEI (Conferenza Episcopale Italiana), dalla Diocesi di Acireale e in particolare da padre Mario G. Arezzi per la realizzazione di questo Nuovo Monumento di culto.

Mons. Giuseppe Russo, Responsabile dell’Ufficio del Servizio Nazionale Nuova Edilizia di Culto della CEI, ha introdotto il convegno illustrando al pubblico intervenuto la necessità del confronto con un linguaggio contemporaneo nel progetto del Nuovo in Architettura; un esempio come quello realizzato dall’arch. Angelo Vecchio, fondato sull’uso simbolico della luce che diviene elemento architettonico-liturgico per comprendere il valore dello spazio.

La Chiesa e il Complesso parrocchiale dei SS Cosma e Damiano sono gli esiti di un laboratorio di pensiero condotto in sinergia fra committente e architetto.

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L’ing. Garozzo, Ufficio Tecnico della Diocesi acese, ha introdotto, infatti, l’iter storico di realizzazione del complesso che, iniziato nel 1999, si è concluso nel 2003 con l’aggiudicazione da parte dello Studio Scau della seconda fase di un Concorso di idee per ingegneri e architetti con un progetto definitivo e con il primo decreto di finanziamento CEI nel 2005.

L’arch. Vecchio è intervenuto quindi illustrando l’iter progettuale ed esecutivo dei lavori. Una realizzazione che scaturisce da due viaggi: il primo è sintesi del rapporto personale del progettista con la Divinità, il secondo approfondisce la Monumentalità e la Rappresentatività del progetto di un’Architettura di Culto.

Elementi invarianti nelle diverse ipotesi progettuali sono la Rappresentatività del Campanile interpretato come elemento urbano di riconoscimento della comunità ecclesiastica e l’apertura del complesso all’urbanità. La volontà dei progettisti è di creare un Neo-luogo di aggregazione e di rigenerazione urbana, un luogo dove gli spazi  aperti che si sintetizzano nella corte fungano da elementi e luoghi di incontro e di scambio sociale e culturale. “Una Grande Tenda sotto cui la Comunità cristiana possa raccogliersi” (Angelo Vecchio).

2Altra invariante progettuale è il continuo riferirsi ai Santi Cosma e Damiano (due in uno) nel configurare un progetto unitario che scaturisce da due forme riconoscibili. Superfici pure, due quadrati, ruotano enfatizzando il Fonte battesimale. Le superfici e i volumi ruotano, ma restano sempre riconoscibili le purezze delle loro forme, come nei primissimi interventi di un decostruttivismo Eisenmaniano, o con probabile riferimento alle rotazioni di alcune configurazioni di Louis Kahn reinterpretate in chiave più moderna nel corso dell’iter progettuale.

Intersezioni tra superfici che dall’interno si proiettano sulla composizione degli spazi aperti del chiostro-piazza-corte di aggregazione.

Dallo studio del rapporto tra luce e spazialità dei complessi ecclesiastici di Michelucci e Aalto probabilmente deriva la volontà di captazione all’interno della Chiesa della “Luce mistica” così come la definisce l’architetto. Una luce trascendentale di avvicinamento dell’uomo a Dio. Una luce che dall’alto, nel Fonte battesimale, simboleggia la discesa dello Spirito Santo e si enfatizza riflettendosi sull’acqua dove esso galleggia.

Una luce che, nuovamente, si incanala al centro dello spazio di preghiera dove, naturale, disegna una croce sul pavimento.

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La luce viene ancora catturata dall’artista di paesaggi Jan Jedlicka, già ospite della Mostra d’arte contemporanea Costanti del Classico del ventesimo e del ventunesimo secolo che si era tenuta a Catania presso il Palazzo Valle della Fondazione Puglisi Cosentino nel 2008. Egli dona alla Diocesi le vetrate artistiche che evocano in chiave contemporanea la storia dei SS. Cosma e Damiano attraverso le corrispondenze simboliche dei propri cromatismi.

L’inaugurazione del complesso rappresenta oggi motivo di orgoglio della diocesi e della CEI che sinora hanno investito quasi 3.000.000 di euro per la realizzazione della chiesa e degli spazi architettonici annessi, della tenacia di Padre Arezzi e dell’arch. Vecchio attraverso il quale si sono anche studiati i canali per accedere ad un ulteriore finanziamento pubblico di 464.000 euro per il completamento degli spazi esterni.

Dopo 15 anni la comunità di San Cosmo e la città di Acireale concretizzano quindi l’occasione di colmare un vuoto urbano irrisolto attraverso la realizzazione di un complesso religioso che diverrà occasione di integrazione sociale e culturale.

*Angelo Vecchio nasce nel 1955, studia architettura con Franco Marescotti a Catania, dove si laurea nel 1980 in Ingegneria Civile – Architettura e Pianificazione. Nel 1996 a Reggio Calabria consegue la Laurea in Architettura.

Nel 1980 ad Acireale, insieme agli ingegneri Angelo Di Mauro e Francesco Russo, fonda SCAU – Studio Associato di Architettura e Urbanistica, e da quel momento si dedica esclusivamente alla pratica dell’architettura e della paesaggistica, realizzando numerosi progetti pubblici, privati e restauri di antiche costruzioni connotative del territorio.

Dal 1989 è socio AIAPP (Associazione Italiana degli Architetti del Paesaggio).

La sua ricerca coniuga innovazione e sperimentazione, con l’intento di ridefinire costantemente i rapporti tra tecnologia, funzionalità ed estetica con una particolare attenzione per l’integrazione tra l’architettura, il giardino ed il paesaggio.