2019 letterario: la classifica dei libri top

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RECENSIONI ed Eventi
A cura di Sara D’Angelo

 

Il 2019 letterario si è brillantemente concluso con una classifica prestigiosa di successi editoriali.
Le più importanti case editrici hanno proposto testi di elevato spessore che hanno dato ai lettori un “vivace” appuntamento in libreria. Sono due i libri scelti per conoscere e approfondire le ragioni del significativo consenso avuto dai lettori.

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Un vero e proprio “caso” editoriale è stato il romanzo storico di Stefania Auci che con “I leoni di Sicilia” ha superato le 300 mila copie e una già confermata trasposizione cinematografica è allo studio sul tavolo di registi e sceneggiatori. L’opera è stata in assoluto il libro più venduto dell’anno. Pubblicato in Italia il 6 maggio 2019, il volume ha subito conquistato il parere positivo di critici e lettori. Il romanzo è una fedele pagina di storia della famiglia Florio di origini calabresi, i cui componenti, dopo l’ennesima scossa di terremoto che scuote le coscienze per il futuro incerto, attraversano lo stretto con una valigia di cartone piena zeppa d’ambizione e tanta, tantissima fame di potere economico.
È il 1799 quando i Florio sbarcano da Bagnara Calabra a Palermo, per iniziare un’attività di commercio dimostrando a sé stessi e a tutta Palermo una spiccata abilità che in poco tempo assicura loro un’immensa ricchezza. Imprenditori del commercio delle spezie, cannella pepe, anice, zafferano, della produzione del vino e delle tonnare, è un salto in alto dal “fondaco” calabrese a una vera e propria industria di spezie per uso alimentare, cosmetico e farmacologico.
Di padre in figlio l’ascesa di questa famiglia patriarcale è lo specchio della Sicilia dell’800. Per la Palermo bene però i Florio saranno sempre degli estranei, l’invidia per il successo della famiglia calabrese non riesce a cedere il posto alle dimensioni in crescendo del benessere economico che la città indirettamente ne gode. I Florio hanno portato “il nuovo” in Sicilia, ma si sa, il cambiamento spesso è malvisto, fa paura ed è per questo che viene tenuto distante.
La saga familiare attraversa un periodo storico decisivo per le sorti future dell’Italia. Dai moti del 1848 a Garibaldi, la famiglia Florio vive dentro il periodo storico del Risorgimento.
La Auci ha adottato una fitta ricerca storica per il suo romanzo. La città di Palermo dell’800 è scandagliata in un itinerario di palazzi, quartieri, le vie più sconosciute godono di una luce nuova, sepolta da cenere di storia. Il romanzo omaggia con un posto d’onore la figura della donna, madre, moglie e abile consigliera negli affari, fino ad allora ritenuto compito esclusivo degli uomini di famiglia. È solo un debole tentativo di riscatto sia chiaro, il maschilismo è ancora forte e radicato, il desiderio dell’erede maschio è sempre presente, purtroppo.
Lo stile narrativo della Auci è accessibile a tutti, anche ai lettori che, affascinati dall’enorme successo del romanzo, hanno preso in mano un libro dopo tanto tempo. Il romanzo è sì storico, ma più che mai attuale perché tratteggia i labili legami familiari, quasi sempre il potere conquistato lascia dietro di sé una scia d’amarezza e di umano fallimento.
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Il 2019 ha celebrato il ritorno in libreria di Isabel Allende, famosa scrittrice cilena con molte pubblicazioni diventate best seller. I suoi romanzi sono stati tradotti in 40 lingue, più di 67 milioni sono le copie vendute in tutto il mondo.
Isabel Allende, scrittrice e giornalista, è nipote di Salvador Allende, primo presidente socialista del Cile.
L’espressione della sua scrittura è stata spesso paragonata a quella di un altro grande scrittore latino americano, Gabriel Garcia Marquez. In realtà la sua è una penna che spesso concentra l’attenzione sulle battaglie politiche del suo paese e sull’emancipazione femminile. Non di rado nei suoi romanzi appare l’ombra di un’atmosfera mistica, da sempre ponte divisorio piuttosto che di collegamento tra realtà e immaginazione.
Isabel Allende all’età di quasi 80 anni conferma un altro successo con il suo trentesimo romanzo “Lungo petalo di mare”.
È il 1939 quando la guerra civile spagnola si avvia al termine. Un uomo e una donna, Victor e Roser, un medico e una giovane pianista, non hanno altra scelta che fuggire, andare lontano da Barcellona, verso territori di tregua.
Non sono sposati ma fingono di esserlo per superare ogni ostacolo burocratico e per potersi così imbarcare sul Winnipieg, il piroscafo di proprietà di Pablo Neruda, futuro Premio Nobel per la letteratura, in quel tempo preposto di alti incarichi diplomatici. Sarà proprio lui a chiamare l’imbarcazione “il lungo petalo di mare e neve”.
I due giovani raggiungono il Cile esausti e lungamente provati dalle sofferenze, ma poco a poco riescono a dare un equilibrio alle loro vite segnate.
È il 1973 quando il golpe decreta la caduta del presidente Salvator Allende. È il momento di ripartire verso cieli di pace, terra senza guerra, la vita è in debito con loro, prima o poi si stancherà di togliere, di spegnere sogni e non mantenere promesse.
Il Venezuela li accoglie, la speranza non deve morire. L’esilio forzato di Victor e Rosar è una separazione sofferta, entrambi travolti dalla guerra sperimentano insieme privazioni di ogni tipo, un’unica voce li avvicina l’uno all’altra quando si trovano ad essere travolti da una storia d’amore. È la voce del sentimento svegliato dal torpore imposto dal destino.
La storia politica della sua terra natia ricorre spesso nei romanzi di Isabel Allende, questa è forse l’unica critica che le si può fare, ma se da essa è possibile trarre un insegnamento su come reagire agli eventi più tragici, allora le pagine sono una magistrale lezione. La nostalgia e la malinconia non sono sentimenti da evitare, sono la memoria di scintille di vita viva, vissuta, non solo una processione ripetuta di respiri.
L’esilio, i profughi, l’accoglienza e l’emigrazione fanno di questo romanzo una fotografia di storia e di cronaca dei nostri giorni. Il lungo petalo di mare ci insegna a navigare nel nostro tempo con la speranza che un altrove è possibile, e che spesso non è molto lontano da chi si sente disperso o peggio… perduto per sempre.