CON LE GIORNATE FAI I BAMBINI APPRENDISTI CICERONI

A cura di Maria Pia Basso
Foto di Massimo Cantarero
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Sono volte al termine le due “Giornate FAI di Primavera” che hanno visto molti giovani studenti, delle scuole di primaria e secondaria di Acireale, improvvisarsi “apprendisti ciceroni” per offrire al pubblico intervenuto la dettagliata descrizione di affreschi, chiese, palazzi storici, costituenti imponente patrimonio artistico e storico della nostra ridente città. Visitatori attenti e curiosamente coinvolti, quelli che hanno sostato in questi giorni presso il Chiostro del convento della chiesa di San Biagio, struttura esistente già nel XVI secolo, della quale presero possesso i Frati Minori  intorno all’anno 1600, allorché si stabilirono ad Acireale costituendo il loro primitivo convento.
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Dopo varie vicissitudini, tra cui, nel 1886, la soppressione degli ordini religiosi, i francescani fecero ritorno a San Biagio destinando il convento alla funzione di formare i giovani che si avviavano alla vita religiosa consacrata. Tra questi, il Beato Padre Gabriele Allegra, canonizzato il 29 settembre 2012, le cui spoglie, provenienti dalla Cina in cui prestò il proprio servizio, sono custodite all’’interno della chiesa. Piccole guide, frequentanti la classe IV primaria del “Liceum Linguistico” di Acireale, hanno mostrato, non senza il cipiglio di critici consumati, gli affreschi di Giovanni Lo Coco ritraenti scene di rilevante importanza della vita e dei miracoli di San Francesco d’Assisi. DSC_6727rBimbi perfettamente inseriti nel ruolo ad essi spettante e capitanati dall’insegnante Annamaria Figuera che è riuscita a trasmettere loro anche il senso di responsabilità con cui avrebbero dovuto affrontare il compito assegnato e che, per alunni tanto giovani, non era certo di facile esecuzione. Come non semplice il doversi esibire in pubblico cantando e suonando per mezzo della tastiera, il celebre brano “Fratello sole, sorella luna”, riadattato nel 1972, sulla base del “Cantico delle creature”, in seguito all’omonimo film di Franco Zeffirelli. La lode, composta da San Francesco tra il 1224 e il 1226, rappresenta il testo più antico, in volgare umbro, della letteratura italiana; in origine era fornito di accompagnamento musicale, opera dello stesso autore, oggi perduto. In esso campeggia la natura: il sole, la luna, il vento, l’acqua, il fuoco e la terra, indicati dall’appellativo “fratello” e “sorella”, a testimonianza di una loro visione assolutamente positiva, al pari della quale si pone l’uomo in quanto creatura, ma destinato ad una maggiore responsabilità morale, poiché dotato di libero arbitrio. Un’intensa emozione ha procurato negli adulti l’ascolto di questi  bambini tanto compiti, sottolineata più volte da visitatori attenti che non hanno non potuto mettere in evidenza la capacità dei piccoli di scardinare animi sovente intorpiditi dall’incapacità di vibrare.
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Uno scenario gradevole reso ancor più fruibile dalla partecipazione degli alunni che, oltre al canto, si sono cimentati nel suono dello strumento musicale, eseguendo la lode di San Francesco. Ciò a testimonianza che con l’impegno e la volontà di far emergere  talenti in erba, si raggiungono risultati  incoraggianti  che fanno la differenza nel prosieguo di un’attività artistica forgiante queste identità appena sbocciate nell’immenso prato della vita, in cui, ci auguriamo, possano con vigore germogliare. Per loro una parentesi importante che farà parte di un cammino esistenziale di cui la scuola rappresenta una diramazione non avulsa, ma integrata nella crescita intellettiva di menti propense ad abbracciare tutte le sfaccettature  presenti; ciò al precipuo scopo di far  sviluppare gli aspetti artistici  alimentati da una costante attività anche di vigilanza da parte dell’adulto. Un plauso, pertanto, va alla loro maestra Annamaria che, mediante un lavoro certosino, è riuscita ad avvicinare i propri alunni al magico mondo della musica, espressione di sensibilità e di garbo. Sensibilità manifestata dai tanti occhi lucidi che hanno accompagnato l’esibizione all’interno della Chiesa di San Biagio ove, al termine della Santa Messa, l’ultimo canto ha concluso la fruttuosa esperienza fatta da questa allegra classe nelle giornate di sabato e domenica.
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“Dolce sentire” con quanta grazia e quanta compostezza ci hanno fatto assaporare la gioia di un’emozione forte, foriera, speriamo, di quell’amore, motore del mondo, che deve davvero consentirci di percorrere il sentiero della vita con animo gaio. Quello grazie al quale le nostre “ creature” hanno affrontato l’importante confronto con il pubblico e che ci induce, non ce ne vogliano le insegnanti, ad attribuire loro un meritatissimo 10 e lode!