MEDICINA E MUSICA PER L’IMPEGNO SOCIALE

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Attualità

A cura di Maria Cristina Torrisi

M. Cristina Torrisi  Editore e Direttore

M. Cristina Torrisi
Editore e Direttore

 

 

 

 

 

 

 

L’impegno sociale attraverso la medicina e la musica. Una strategia coinvolgente e lodevole che ha la finalità di curare i malati e le “anime”. Testimone di tale realtà è Salvatore La Carrubba, medico internista a Palermo, nato e cresciuto in un paese dell’agrigentino, con la musica nel sangue (inizia a suonare il pianoforte e la chitarra da piccolo) e la voglia di seguire le orme del padre medico.

“Essere medico e musicista – rivela Salvatore – non è una separazione di identità ma le due dimensioni vanno di pari passo con uno scambio bidirezionale, al punto che il rapporto con i pazienti è influenzato in tanti aspetti dal sentirsi musicista, suonando nei reparti o portando la musica in eventi correlati con la medicina”.

La sua esperienza musicale è ricca, costruttiva. Vi sarebbe ancora molto da scrivere che riguarda “lui” e la sua disciplina, ma preferisco riportare l’intervista realizzata per Nuove Edizioni Bohémien.

 

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1 Salvatore, tu che sei medico e musicista, quanta potenzialità dai alla musica come “medicina”?

R:  La medicina occidentale ed in particolare la medicina degli ultimi decenni si è soffermata a curare la singola malattia, il singolo organo, mentre le antiche civiltà davano grande importanza ad un approccio complessivo (oggi diremmo “olistico”) considerando la salute ed il benessere un qualcosa di molto più complesso ed unitario. Non a caso si incontrava la filosofia con la medicina. L’approccio terapeutico di oggi, grazie anche agli indubbi progressi tecnologici, tende a dimenticare questa unità di insieme. Però sono tante le esperienze di musicoterapia che riportano al centro dell’attenzione l’individuo nella sua unità. Credo che sia una disciplina destinata a crescere di importanza.  L’incontro tra arte (musica) e medicina pertanto assume in questi termini un significato molto più profondo dove le due discipline trovano intrecci probabilmente ancora sconosciuti. D’altra parte che tra il sistema immunitario, il sistema endocrino e il sistema nervoso centrale ci siano indubbi legami è qualcosa comprovato dalla biologia. Un clinico famoso del secolo scorso, (morì nel 1919 a causa della influenza spagnola, la pandemia che fu precursore del coronavirus) , William Osler, infatti sosteneva che “La pratica della medicina è un’arte, non un commercio; una chiamata, non un affare; una chiamata in cui il tuo cuore avrà ruolo pari a quello della tua mente.

 

2 Hai portato la tua esperienza nei reparti e credo che ciò sia stato un successo tra i pazienti.

Avrei voluto e vorrei portare ancora di più la musica nei reparti, perché in quei casi in cui è stato possibile è stato straordinario l’assistere di una specie di miracolo, e sono stati due gli aspetti che mi hanno colpito: In primo luogo quei pochi momenti di musica hanno creato una atmosfera molto bella in reparto, luogo notoriamente pieno di sofferenza, ma soprattutto ha avvicinato in maniera inaspettata il medico/musicista al paziente ed al parente. Una cosa di cui spesso noi medici non teniamo conto è il fatto di creare una sorta di “distanza” con il malato e questo fatto ha ripercussioni enormi sulla fiducia, sulla gestione dell’iter terapeutico ristabilendo una alleanza medico/paziente che dovrebbe essere alla base di qualsiasi atto medico. Se oggi si ricorre troppo spesso al contenzioso è soprattutto dovuto alla perdita di questo patto.

 

3 Come sposi le due discipline nella tua vita?

Per un certo periodo avevo messo un po’ da parte la musica, adesso mi sono reso conto che avrei dovuto riprendere il discorso molto prima. Chiaramente sono un privilegiato rispetto ai musicisti che devono vivere di musica e pertanto i miei tempi  in termini di composizione e di performance sono molto diluiti, ma le due discipline sono facilissime da conciliare ed è anche un continuo scambio di esperienze, perché oltre che a portare la musica in ospedale, le mie esperienze di medico sono stati spesso degli spunti che mi hanno portato a scrivere dei testi ricavati dalla esperienza quotidiana.

 

4 Dove nasce l’idea di questo connubio? Tu, sin da ragazzino, hai studiato la musica…

Avevo iniziato a suonare il pianoforte a 5 anni e la chitarra a 13, poi gli studi di medicina mi hanno totalmente assorbito, ma anche la prematura scomparsa di mio fratello con il quale condividevo questa passione,  relegando la musica ad un passatempo per spezzare le ore di studio,  inoltre nel frattempo mi ero trasferito a Roma. Al rientro in Sicilia, e dopo essermi inserito professionalmente ho sentito che mi mancava qualcosa.  Inizialmente ho ripreso a studiare musica cercando di perfezionarmi nello strumento che avevo iniziato dopo il pianoforte, e cioè la chitarra, ed in questo devo ringraziare il talentuoso chitarrista Jazz Sergio Munafò che con molta pazienza ed amicizia ha corretto tanti miei errori tecnici di base.  Quindi, un primo stimolo l’ho avuto grazie a dei colleghi di Università romani che mi hanno coinvolto, a distanza di anni dalla fine del corso di laurea,  in un progetto di rivisitazione di canzoni rock con dei testi inerenti alle esperienze di medico, la Twins Fathers’ Band, esperienza che mi ha portato anche ad esibirmi con loro nella prestigiosa trasmissione televisiva di Repubblica Tv,  Webnotte.  La difficoltà di conciliare la distanza con Roma mi ha portato all’idea di fondare un gruppo in Sicilia insieme al mio amico infermiere musicista  polistrumentista che lavorava nel mio reparto, Vincenzo Verderosa, con il quale abbiamo fondato i Baidans, gruppo iniziato per passatempo ma, con l’inserimento di altri amici, medici e non, abbiamo portato le nostre esibizioni in eventi di beneficenza legati al nostro mondo sanitario. Quindi è stata una continua evoluzione per cui la mia esperienza si è arricchita di incontri importanti, come quello con il cantautore palermitano Pippo Pollina che ci ha permesso di aprire dei suoi concerti, fino ad arrivare all’attuale esperienza con altri due giovani musicisti legati al mondo sanitario, già presenti nei Baidans, e cioè lo psicologo Fulvio Caruana e la studentessa di medicina Virginia Manco con i quali abbiamo anche avuto l’opportunità di portare le nostre canzoni all’estero (precisamente a Monaco di Baviera)  e fuori dalla Sicilia con la nuova formazione che abbiamo chiamato Selvana Doc.

 

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5 Hai composizioni all’attivo?

Al momento ho alle spalle un primo album dei Baidans dal titolo Ellissailand, autoprodotto, che non abbiamo mai distribuito se non nel corso di alcuni eventi live, all’interno del quale alcuni brani sono di mia composizione da solo o insieme a Vincenzo Verderosa. Ma nel frattempo ho composto più di 70 canzoni, ancora ferme allo stato embrionale demo, delle quali esistono solo alcuni video artigianali su youtube legate ad alcune esibizioni dal vivo. Ma tutto è pronto per incidere il mio primo album insieme a Fulvio e Virginia. Ovviamente non essendo musicista dedicato al 100 per cento i tempi sono un po’ diluiti a dispetto del fatto che i brani sono pronti. Ma confido che alla fine dell’estate questo album sarà pronto.

 

6 Parlaci del tuo genere musicale.

Bella domanda…. Come si fa a definire un proprio genere musicale? Sicuramente le influenze del cantautorato classico si fanno sentire, con qualche influenza dalla tradizione siciliana.  Qualcuno mi ha detto che il mio genere potrebbe essere associato al cantautorato Indie, ma sinceramente non sono bravo a riconoscere etichette, e lascio agli altri il compito di identificarlo.  Parto comunque sempre dai testi,  anche se già nello scrivere, le musiche mi rimbalzano nella mente.  Un aspetto che non avevo mai considerato era l’interpretazione delle mie canzoni, cosa che in passato non facevo, per timidezza o per mancanza di fiducia, ma mi sono reso conto che avevo bisogno anche di questo passaggio, ed in questo mi sta aiutando la cantante palermitana Claudia Sala, che è diventata oltre che la mia insegnante di canto anche una cara amica.   Molto importante è comunque nella definizione del genere, l’apporto di Fulvio Caruana che sta dando una impostazione ben definita come produttore dell’album oltre che come musicista.

 

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7 Quali sono le tematiche trattate?

La mia scrittura è molto istintiva, ma senza volerlo mi sono accorto che ho già degli indirizzi tematici ben definiti. In primo luogo l’introspezione personale, come ricerca di una mia identità libera dai condizionamenti sociali ed in questo senso forse la scrittura è una sorta di auto-psicoterapia (Penna Corre, La Corrente degli eventi).  Poi la mia professione, con delle canzoni legate in maniera diretta alla mia attività di medico, come ad esempio la rivendicazione della difficoltà di lavorare in Ospedale in questo momento storico (“il dottor Doberman qui non c’è”), ed ho anche scritto alcune canzoni probabilmente al momento ancora immature con le quali cerco di rivedere il senso dell’essere medico oggi (“Senza un PubMed”, “non è l’ipertrofia”, “Prof. Blues”); mi sono anche lasciato ispirare da eventi ben precisi, legati alla attualità sociale, come la descrizione della mia prima esperienza in pronto soccorso di fronte ad un tragico naufragio di migranti (“La Scala dei Turchi”). Peraltro il tema del viaggio e dell’emigrazione è stato presente anche nel primo disco dei Baidans, con la canzone che da il titolo all’album “Ellissailand”, (visibile su youtube con la musica e l’interpretazione di V. Verderosa).  Il legame con la mia Sicilia emerge comunque sempre in tantissime canzoni (“Vulcano Blu”, “Ombre lunghe”, “Cu nesci arrinesci”, “Isolabella”) e non posso fare a meno di citare sin troppo spesso il mare, (“sole caldo”, “l’ultimo bagno d’estate”).  Forse una tema che manca è quello delle canzoni d’amore, un po’ per discrezione un po’ forse per le esperienze personali, anche se qualcosa legato a qualche delusione l’ho scritta (“Non è certo colpa tua”, “Scienziata tra le nuvole”).  Le ultime due canzoni invece sono state ispirate dal particolare momento legato allo stravolgimento delle nostre vite a causa del coronavirus (“Sarà pur vero”, “la primavera perduta”).

8 In futuro, hai qualche progetto in particolare? Un sogno per esempio?

Se 5 anni fa mi avessero detto che avrei scritto delle canzoni non ci avrei mai creduto, meno che mai che sarei andato a cantarle all’estero.   Intanto mi trovo adesso di fronte al “dovere” verso me stesso di incidere questo primo album del quale ho già scelto il titolo,  “La corrente degli eventi”, poi non so. Sicuramente penso che la mia attività di medico sarà comunque determinante e condizionerà il mio percorso artistico, spero in senso positivo. Ovviamente mi rendo conto che questo è un cammino iniziato tardi, non sono un ragazzino che può pensare di poter intraprendere una carriera artistica importante, ma già il fatto di avere trovato una dimensione per raccontare qualcosa lo ritengo un buon traguardo. Ma non mi precludo niente.

Se poi dovessi esprimere un sogno:  un concerto al Teatro Greco di Taormina! Va be…è un sogno… se devo sognare almeno sogno in grande.

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