Pietro Antonio Coppola

Pietro Antonio Coppola

Pietro Antonio Coppola

A cura di Graziella Graziano

“Il Municipio colmandolo d’onore assegnò lo stipendio di £ 2000 all’anno ed abitava l’ultimo piano del palazzo novello del medico Calvagni  a S.n Giuseppe al Transito; quantunque ebbe fortuna nei suoi spartiti che molto lavorò eppure venne senza denaro e possa dirsi povero.”

Vorrei ricordare Pietro Antonio Coppola con le parole scritte da Antonino Cristoadoro, cronista catanese, nel giorno della sua morte avvenuta  il 13 novembre 1877.Ai suoi tempi fu un gran nome, oggi nessuno lo cita. Come lui tanti altri musicisti nati o che hanno operato a Catania, oscurati dalla grandezza del “cigno” Vincenzo Bellini.

….. nato in Castrogiovanni perché in allora suo padre lì domiciliato essendo discendente da Reggio Calabria, fratello dei furono Mons.  Vicario e Canonico della Collegiata; studiò la musica insieme con Bellini, poi si portò in Napoli, da lì girò per l’Italia e si fermò in Portogallo ove diede vari spartiti che in ultimo segneremo, ebbe molte grida per tutta la Spagna, in vecchiaia prese per moglie una sua serva vedova con una figlia che gli portava l’acqua, [Marianna Silva da Lisbona che morirà nel 1881] ne nacquero dei figli che sono piccoli, due maschi, nel corso di questo governo piemontese venne in questa ed i nostri virtuosi ne formarono una serenata …… ritornato al suo domicilio dimorò altri pochi anni; finalmente da tre anni e più si era ritirato in Patria; il Municipio colmandolo d’onore assegnò lo stipendio di £ 2000 all’anno ed abitava l’ultimo piano del palazzo novello del medico Calvagni  a S.n Giuseppe al Transito; quantunque ebbe fortuna nei suoi spartiti che molto lavorò eppure venne senza denaro e possa dirsi povero; sempre lavorava nel comporre, sino alla messa dell’anno scorso per Bellini, ebbe la fortuna di vedere il suo mezzobusto alla Villa Bellini che molto rassomiglia, essendo come dicono in gioventù assai bello, adesso camminava curvato e mangiava per le strade, a sera conversava  ……..  nel caffè degli Acitani  presso il portone S.n Demetrio, amico con tutti, giocondo in viso e parlare, non tralasciava di recarsi in qualche chiesa, che non dimenticò la religione avuta, ammalato da parecchi anni, fu in Trecastagni in questa ritornato migliorò, ma il peso degli anni lo accasciarono e morì cristianamente.

amarcord 1

Come detto precedentemente il Cristoadoro cita le opere teatrali composte dal maestro secondo un elenco datogli  da lui medesimo con autocrafo nel 16 Novembre anno scorso.

1)      Il figlio bandito –  nel Teatro Comunale di Catania, 1825

2)     Achille in Sciro –                               Idem                  1828

3)     Artale d’Alagona                           Idem                    1830

4)     Achille Sciro – nel teatro  S. Carlo e al teatro Reale del Fondo  in Napoli, 1832

5)     Nina pazza per amore  in Roma, 1834

6)     Gli Illinesi – al teatro Regio  in Torino, 1835

7)     La festa della rosa  nel teatro Imperiale di Vienna, 1837

8)     La bella celeste nel teatro Imperiale delle Cannobiane in Milano, 1837

9)     Il Postiglione  nella Scala di Milano,1838

10)  La Giovanna  1°  al teatro R. S. Carlo a Lisbona, 1840                               

      11) Ines de Castro         Idem 1841                                                                          

Dal 1850 al 1871 rimesse in scena maggior parte delle opere compilate in Italia, oltre tre opere grandiose in Portogallo di proprio dialetto, ed una in francese e molti Vaudoville

      12) La figlia dello Spadaiolo – nella Scala, Milano             1832

       13) Il folletto –  nel teatro Valle in Roma                            1834

                   Idem in Palermo

       14) L’orfana guelfa –  nel R. teatro Carolino                      1846

        14) Il Fingal  –             Idem Palermo

 

I funerali dell’artista che aveva composto la Messa di requiem per il ritorno delle ceneri di Bellini a Catania nel 1876 furono celebrati nella Chiesa dei Minoriti, con la musica sull’orchestra battuta dal maestro Mario Bellini fratello del grande Vincenzo.

Dopo la funzione religiosa il feretro fu posto sul carro e ricoperto colla coltra bianca che servì per Bellini, il carro era alto quasi due canne, oltre la cappa pieno tutto a giro di ghirlande di fiori naturali e tapezzato nero con frangia d’argento, ai quattro lati quattro gran cigni, era tirato da bei cavalli, bordati con maldrappe nere, aventi anco pennacchi neri e guidati a mano da cocchieri, ai fianchi del carro eranvi il marchese Toscano, Giuliano, Zappalà,  Finocchiaro, il marchese Spitaleri, Mario Bellini, dietro immediatamente al carro i 2 figli maschi del defunto infine, la gran carrozza del Senato con i pennacchi col velo nero, quella del marchese Toscano a quattro cavalli ed altre 5 carrozze, arrivato il carteggio funebre fuori della porta del Fortino, Ardizzone salito su d’una sedia legge un lungo scritto, indi la maggior parte seguivano il carro sino al Campo santo. La popolazione fu immensa.