AMARCORD: UN’EMIGRANTE DI RITORNO

Parte prima

Mi chiamo  Graziella,  sono  nata il 12 febbraio 1949  nel  “The Presbyterian Hospital in the city  of New York – 622 West  168th Street – New York 32, N. Y.

Sono tornata in Sicilia con mia madre e mia sorella, anch’essa nata in America, con la nave  “Il conte Biancamano” partita da New York il 9 agosto 1952 ed arrivata a Palermo  il 19 agosto.

Particolare che si nota nel biglietto che conserviamo è che esso viene fatto presso l’agenzia  “Manno travel agency” 889 So. Orange Av. East Orange, New Jersey.

Faccio notare che Manno è un cognome agirino e dalla mia ricerca sull’emigrazione ho rintracciato ben  44  Manno emigrati dal 1901 al 1923.

Ma conviene partire dall’inizio ……..

Mio padre Luigi, di Giuseppe e di Grazia,  era nato il 28 luglio 1899, era il terzo di 5 figli, Il padre era un piccolo proprietario terriero, che tra la coltivazione dei campi e l’allevamento di pochi animali riusciva a mantenere la famiglia. Iniziò a frequentare la scuola elementare ad Agira, ma dopo qualche anno, fu iscritto con il fratello, maggiore di 2 anni , al Collegio dei padri Salesiani di Pedara.

A quei tempi andare in collegio significava avere una preparazione migliore, ma anche allontanarsi dalla famiglia in modo quasi radicale. Infatti,  date le distanze, la praticabilità delle strade ed i mezzi di trasporto, si partiva all’inizio dell’anno scolastico e si ritornava alla chiusura .

Durante quegli anni mio padre visse l’esperienza del terremoto di Messina del 28 Dicembre 1908. “Fine anno maledetta” titolarono i giornali di quasi tutta Italia, che portò, con l’aggravante del maremoto, lo tsunami, si amarcord2direbbe oggi, terrore e morte non solo a Messina ma anche sulla sponda opposta di Reggio Calabria. Il terremoto fece sentire la sua onda d’urto anche nel paesino alle falde dell’Etna, e mio padre ricordava sempre la sua esperienza di bambino novenne,  svegliato nel cuore della notte oltre che dalle scosse, dalla pressante sollecitudine dei preti nel fare uscire i bambini fuori nel cortile, ( siamo a 610 metri di altitudine , alle falde dell’Etna, alla fine di Dicembre), farli inginocchiare e pregare. In quei frangenti si verificò una nuova poderosa scossa che fece riassestare un’ala del collegio che la scossa precedente aveva allontanato. Mio padre è morto all’età di 86 anni, ma il ricordo di quei momenti era sempre lucido e presente.

Passano gli anni, nel  1915  l’Italia  aderisce ad una guerra, che doveva essere una veloce offensiva  ma si era trasformata in una sanguinosa guerra di posizione,  coi soldati  costretti a vivere in condizioni disumane e ad ingaggiare sanguinosi combattimenti che portavano ben pochi risultati.

Così nel 1917 si decise di rinforzare le truppe con forze fresche e giovani ovvero con  i ragazzi di leva del 1917,  quelli nati nel 1899.

Questi ragazzi, che ancora non avevano compiuto i diciotto anni, furono presi dalle loro case, mio padre direttamente dal collegio, e dopo tre mesi di “addestramento”, furono portati al fronte.  Il loro entusiasmo e l’esperienza degli anziani diedero a poco a poco  i loro frutti che culminarono nella  battaglia dell’ottobre del 1918 di Vittorio Veneto, che portò alla firma del Trattato di  pace nel Novembre successivo.

Durante il periodo al fronte, nei primi mesi del 1918,  il padre, mio nonno Giuseppe,  riuscì a fargli ottenere,  dichiarando di non stare molto bene, una licenza di otto giorni che gli permisero di rivedere la famiglia unita per l’ultima volta. Infatti una volta ritornato in sede, dopo un viaggio periglioso, che lo vide perdere per un soffio la nave che doveva riportarlo al fronte ed assistere all’affondamento della stessa poco dopo essere  uscita dal porto, fu costretto a ritornare ad Agira. In quanto il Comandante gli comunicò che l’aggravarsi delle condizioni del padre richiedevano la sua presenza. Egli pensò di aver ottenuto una nuova licenza, ma in realtà arrivato in paese si trovò ad assistere al funerale di due zie, sorelle della madre, che avevano seguito di qualche giorno suo padre, tutti colpiti dalla terribili influenza “la spagnola”, che come si ebbe a dire, costò all’Europa più morti della I Guerra mondiale.

amarcord3Chiuso il periodo militare, fortunatamente senza conseguenze, il fratello maggiore subì una grave lesione alla gamba e dovette affrontare anni di cure in diversi ospedali militari, si iscrisse all’Università di Catania, alla facoltà di Giurisprudenza.

Oltre all’attestato di laurea ci rimane una bella foto scattata nel cortile settecentesco dell’Almo Studio  catanese, l’antico Siculorum Gymnasium in cui sono ripresi  i “Laureandi della facoltà di Giurisprudenza dell’Anno Accademico 1922 – 23 con i professori e la data della discussione della tesi 2- 6- 1923.

Concluso il ciclo di studi avrebbe potuto intraprendere la carriera forense, ma forse la curiosità, il desiderio di nuove frontiere, magari le notizie che giungevano, attraverso altri compaesani emigrati, di un mondo diverso, con occasioni migliori per chi sapeva coglierle spinsero mio padre a lasciare Agira ed a partire per il nuovo mondo.

Il 10 gennaio 1924 si imbarcò dal porto di  Napoli sulla nave Colombo ed arrivò a New York il 24 gennaio.

Nel raccontare i giorni trascorsi sulla nave egli non parlava mai delle difficoltà e dei disagi, che sicuramente dovette affrontare, ma i  ricordi di quel suo primo viaggio si soffermavano soprattutto su alcuni giorni di tempesta durante i quali le onde passavano da un lato all’altro  della nave,  spazzando furiosamente la tolda e facendolo dubitare della possibilità di approdare alla meta desiderata.

Ha  raccontato sempre senza approfondire il momento dell’arrivo, l’approdo ad Ellis Island, le difficoltà dei primi anni. Arrivato a New York  ebbe l’aiuto di agirini  emigrati precedentemente come il dott. Emilio Morina, il dott. Alcamo, Nino D’Angelo ed altri.

amarcord4All’inizio s’ impegnò nello studio dell’americano e fece diversi lavori valutando quale decisione fosse il caso di prendere.

Le immagini della nave  Colombo, sulla quale fece la prima traversata, e le sottostanti  immagini del foglio 23 del Registro della nave dove è incluso il nome di mio padre  le ho prese dal sito Ellis Island – FREE Port of New York Passenger Records Search .

Entrando nel dettaglio dei due fogli dove sono registrate le notizie riguardanti mio padre possiamo dire che egli era il n. 4 della lista n. 23, aveva 24 anni, era uomo e scapolo, era avvocato, sapeva leggere e scrivere,  era di nazionalità italiana, veniva dall’Italia, dalla  provincia di Catania, da Agira, dove aveva lasciato un parente Giovinazzo Filippo ( è scritto male, forse è un altro Giannazzo ) ed era diretto nel New Jersey a Newark; si era pagato da sé stesso il biglietto, aveva con sé $ 40, non era mai stato in America, andava dal cugino Giannazzo Filippo che abitava al 196 di Bruce Street a Newark, non era poligamo né anarchico, non aveva cicatrici, malattie fisiche e mentali, era alto 5 feet e 6 inches, aveva gli occhi ed i capelli castani.

Graziella Graziano