BREVI MA INTENSE PAGINE PER RACCONTARE IL VISSUTO DI UNA FAMIGLIA SICILIANA NEL RACCONTO “ERA UN LUNEDI’”

Il lavoro della Lala è da definirsi un “prezioso custode culturale”

A cura di Maria Cristina Torrisi

Copertina

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“Era  un lunedì “, Edizioni Pungitopo, è un racconto da leggere tutto d’un fiato. L’ autrice, Maria Grazia Lala, (Palermo, 1954), laurea in  giurisprudenza, responsabile dell’Ufficio Comunicazione in Sicilia, racconta con grande semplicità e con uno stile fresco lo spaccato della Sicilia durante la seconda guerra mondiale, narrando di una terra legata ad usi e costumi antichi, in un lasso di tempo che va dal 1940 al 1946. La vicenda, o per meglio dire le vicende dei vari protagonisti inseriti secondo la tecnica della “narrazione dentro la narrazione”, ruota attorno ad un personaggio: Ninetta. È una giovane donna che si prepara al matrimonio, destinata ad andare a vivere a Roma e, un giorno, a diventare madre.

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Il lavoro della Lala è da definirsi un “prezioso custode culturale” poiché evoca il calore del focolare domestico (…Non sentiva le voci di suo fratello Vitino e Badassano, non sentiva la cedenza degli zoccoli dei muli sulle pietre, lo schioccare della lingua dei viddani per far muovere le bestie, o la svintuliata di sua madre davanti al fuoco, in cucina…); la bellezza delle cose antiche, “quelle di una volta” (Ninetta aveva finito il ricamo delle suore. Questo punto “cinquecento”con prima lo sfilato non le piaceva); la genuinità nel perpetuare certe memorie (donna Maria Grazia, così minusco portava sulle sue spalle la fatica di ogni giorno. Impastava il pane, faceva il fuoco,saliva cento volte al giorno gli scaloni che da magazzino portavano alla cucina e allo stanzone, carica di legna, di farina, di bummoli con l’acqua); il fascino della buona narrazione che immette “naturalmente”dentro gli avvenimenti della guerra( …il cielo aveva cominciato a ribollire. Il giorno dopo si era saputo il danno. Ma la stessa sera del lunedì Miriam, a casa di ninetta, davanti alla finestra della cucina, le aveva detto: -Tutta questa olvere! E’ del Verano, dal cimitero. Queste bombe hanno fatto morire due volte. I morti, e chi si ricirdava dei morti!)

La realtà siciliana è ben descritta come nei film di Tornatore. Vi è radicamento alla terra e alle tradizioni. L’ esempio ci è dato dalle filastrocche (Bedda Matri della Purtedda, scainati sta puviredda, pi lu figgi chi aviti in brazza, cunciditici sta grazia. Scatinati sta puviredda,cunciditici sta grazia.scatinatila, cunciditici stagrazia!) così comedai “modi di dire”(Era sicca e laria, di malo carattere e si vappariava pure come un cacocciulu).

L ‘autrice fa uso costante di una tecnica originale in un interstizio dell’uso della lingua italiana con quella parlata dialettale, propria della cultura siciliana. Infine, lo spiccato senso di appartenenza alla propria terra si evince dal desiderio della Lala di fornire una eccelsa ricchezza di materiale storico e di  trasmissione di usanze in ogni pagina con “l ‘edificante delirio” di chi conosce e desidera far dono del proprio sapere i posteri… (L’accordo sulla dote della figlia di don Giovannino Riggio era stato facile: la casa, le pecore, il terreno, oltre al vasellame e lenzuoli, dodici aia arraccamati e dodici ordinari di bisoo, la cuttunina di raso, vestaglie, camicie da notte e lisine, per non contare mutanne e sottane di lana…)