CATANIA, IL 5 FEBBRAIO

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Cultura e Spiritualit
A cura di Nunzio Rapicavoli

Catania 5 febbraio, Sant’Agata, un miscuglio di colori, suoni e luci. Atmosfera indescrivibile,che fanno di questa festa un evento unico al mondo. Siamo al tramonto del 5 febbraio ultimo giorno di una lunga festa, una folla immane aspetta l’uscita dal Duomo del Busto reliquiario della Santa opera del senese Di Bartolo nel trecento. Un lungo serpentone bianco (i devoti indossano il Sacco Bianco, che secondo la leggende rappresenta la Camicia da notte, che i cittadini indossavano la notte del 17 agosto 1126, quando le campane suonarono a distesa per annunciare il ritorno in Patria delle Reliquie da Costantinopoli) si ammassa nei lunghi cordoni, che servono per trainare il fercolo d’argento detto “Vara”.
Visto dai balconi lo spettacolo è ancor più suggestivo, quel mare bianco, quel continuo ondeggiare di fazzoletti bianchi (come un volo di colombe) il corteo delle Candelore (che sono i cerei offerti dalle corporazioni cittadine alla Santa) che è un barocco in movimento e poi ci sono i ceroni che illuminano con la loro luce la Via Etnea e la Via Caronda (strade principali della Processione del Giro Interno del 5 febbraio, mentre la processione del 4 febbraio è il Giro Esterno).
Seguiamo il cammino devozionale di un devoto, che porta in spalla un grosso cero, il fardello per le grazie ricevute, per le promesse fatte ad Agata. Appena la Santa attraversa la porta della Cattedrale e si affaccia sul popolo osannante è un esplosione di gioia, il nostro devoto accende il cero, in barba a tutti i divieti e alle ristrettezze imposte dall’Amministrazione Comunale, il cero va accesso perchè è la luce della sua fede che risplende per Agata Santa e non gli importa di rischiare una grossa sanzione.
Cero in spalla quasi 100kg(più grosso è il cero più grossa è la grazia ricevuta) aiutato da un altro devoto e via, inizia il cammino fatto di sudore e fatica, con il suo grido allontana le persone per scansarle onde evitare di bruciare qualcuno. Si ferma una prima volta in Piazza Stesicoro, di fronte la Chiesa di San Biagio o meglio conosciuta come S.Agata alla fornace,qui, infatti si trova il luogo esatto in cui la Vergine catanese subì l’ultimo dei suoi martiri il fuoco. Una sosta che serve a respirare un pò a pulire il cero e poi via di corsa verso la Via Caronda, luogo simbolo per i devoti con i ceroni, per due appuntamenti sentitissimi la sosta nella Chiesa di S.Maria della Mercede e poi all’Istituto di Maria Ausiliatrice. In questi due punti la devozione assume aspetti di grande emozione. Si grida, si piange, ci si mette in ginocchio con il cero sulle spalle guardando il quadro di Agata posto sul sagrato della Chiesa. si recitano preghiere e ogni devoto racconta le proprie grazie.
Il devoto che abbiamo seguito, si inginocchia e comincia con gli occhi chiusi a gridare << Un 27 agosto me padri a morti na l’occhi visti, na bumma na facci ci scuppiau, pi me padri fu un veru turmentu, na parola rissi: i so niputi vuleva crisciri e so figghi vuleva viriri. Iu ti priai Sant’Aiutuzza bedda e tu mi cumparisti e na lagrima di chiantu m’assciugasti, Me Padri Ccu l’occhi so ci vardau e ancora oggi i preiu a me padri nu mu luvari.>> ( Un 27 agosto mi padre ha visto la morte negli occhi, una bomba gli scoppio in faccia (lavorava come artificiere), per lui fu un vero tormento, i suoi nipoti voleva cresce ed i suoi figli voleva vedere. Io ti ho pregato Sant’Agata bella e tu mi sei apparsa ed una lacrima di pianto mi hai asciugato, mio Padre guarì e con i suo occhi riuscì a vedere, ancora oggi ti prego a mio Padre non me lo togliere). Un momento davvero emozionante da far venire la pelle d’oca a tutti i presenti.
Ormai è notte fonda, la stanchezza prende il sopravvento per le tante ore di processione e di fatica, si arriva in Piazza Cavour (Il Borgo per i catanesei, per via della Chiesa di S.Agata al Borgo), qui ormai il devoto con il cero consumato. che cade sulla strada lastricata aspetta l’arrivo della “Vara” con S.Agata, i suoi occhi pieni di pianto si incontrano con Lei, gli porge il cero anche quest’anno ha compiuto il suo voto, in cambio riceve l’immaginetta della Santa che conserverà come una reliquia nel suo portafoglio e nel cuore a protezione della sua esistenza e di quelle dei suoi cari.