GUERRA AGLI IMMIGRATI  

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Attualità

A cura di Antonino Leotta

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I migranti arrivano. E il loro flusso è in continuo crescendo. Ed è inarrestabile. La stragrande maggioranza di loro punta sulla Sicilia. Da soli o soccorsi, vivi o morti, in forza o allo stremo di energie, arrivano. E sono uomini e donne. E tanti bambini. Tra loro ci può anche essere qualche infiltrato o gente che non proviene da territori in guerra. Ma arrivano qui e tendono una mano. E, da un po’ di tempo, sono costretti a restare qui. Perché le frontiere alle quali si aggancia l’Italia sono ormai ermeticamente chiuse. Austria, Germania, Svizzera, Francia e, oltre loro, tutte le altre Nazioni che seguono a catena, non ne vogliono assolutamente sapere di questi pezzenti di colore che vengono a disturbare la nostra civiltà occidentale con le proprie abitudini.  E con quella  millenaria consuetudine di separare decisamente ricchi da poveri, padroni da servi, istruiti da ignoranti, centri urbani da periferie, nord da sud.

Difendiamo la nostra “razza” latina. E la nostra civiltà cristiana. Ma di latino abbiamo solo radici di lingua. E, di cristiano, molto spesso, solo le apparenze. Certamente, abbiamo l’indiscutibile necessità di difenderci dalle nefande crudeltà dell’ISIS, ma, la quasi totalità di questi migranti più che un’appartenenza a questo estremo fanatismo, presenta il volto della estrema miseria umana. Dei reietti ed emarginati delle estreme periferie di una umanità lacerata.

Da sempre la Sicilia è stata preda di gente che veniva dal mare. Le più antiche testimonianze, tuttavia, ci dimostrano che i Fenici vennero con l’intento di uno scambio di prodotti e di modi di vivere. E vi rimasero fino a quando i Greci decisero di occupare la nostra terra. E la loro civiltà conquistò la Sicilia. Perciò si prodigarono tanto per difenderne il possesso dinanzi ad altri pretendenti invasori. C’è un esempio di una loro difesa che divenne leggenda:  durante la seconda guerra punica, nel 212 a.c., i romani assediarono Siracusa. Il vecchio Archimede adottò uno strano modo per allontanarli: fece costruire dei grandi specchi che, riflettendo la luce del sole, causavano un accumulo di calore insopportabile e, soprattutto, finivano per accecare i nemici.

Nei secoli successivi i grandi bastioni, come il Castello di Aci ad Acicastello, vennero edificati per opporre una forte protezione. Anche Acireale, con la fortezza del Tocco, organizzò una difesa dagli attacchi dei pirati. Tutti espedienti per respingere un pericolo di invasione nemica.

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Dopo l’invasione araba e quella di popoli di mezza Europa, alla fine, sbarcarono gli anglo-americani. Il loro sbarco fu preceduto da furiosi bombardamenti aerei e navali. E noi italiani sostenuti dai tedeschi abbiamo tentato di fermarli. Il bilancio dei morti italiani toccò quasi cinquecentomila persone. Ma la catastrofe definitiva della più terribile guerra di tutti i tempi, raggiunse circa 55 milioni di morti.

Oggi, dal mare, viene gente che chiede solo protezione. Molto spesso ha già perduto un fagotto con qualche straccio dentro. Quando non ha già perduto, tra i flutti, dei figli, un parente o un amico. Non ha nemmeno la forza di aggrapparsi a un salvagente. Evidentemente, non possiamo fermarli al largo accecandoli. E neppure respingendoli con bagni di pece o di olio bollente. O sparandogli addosso con dei “tocchi” di cannone o con armi ideate da Vincenzo Geremia.

Ai nostri muri di indifferenza che si partono dalle periferie di un continente e raggiungono i vertici della Comunità europea, si stanno velocemente unendo i muri di cemento impastati di duro egoismo. Il tentativo di superare queste barriere, inizia col grido disperato di persone umane che, tra  le onde del Mediterraneo in tempesta, anelano alla vita. Diventa sintomatico il fatto di presentare alla considerazione dell’Europa e del mondo intero la candidatura al festival di Berlino del film di Gianfranco Risi “Fuoco ammare”.

Intanto, il problema va ingrossando e va affrontato con estrema urgenza. E’ evidente, anzitutto, che va approntata una organica disposizione di accoglienza. Che acceleri l’iter di identificazione, di riconoscimento di diritto all’asilo e di attrezzati luoghi di alloggio. Con conseguenti e immediati organismi di educazione alla convivenza e al rispetto delle norme nazionali, di istruzione e di orientamento al lavoro. Succede, infatti, che, l’estenuante attesa in campi di concentramento sfocia nelle fughe incontrollabili e nella inquietante presenza di persone sparse nei luoghi pubblici a elemosinare o a insospettire. E, noi residenti, con crescente frequenza, constatiamo, impotenti, la presenza di famiglie intere o di gruppi numerosi che bivaccano, dimorano e vegetano nei posti più impensati.

A tal proposito, ci tocca fare un parallelismo poco dignitoso: tanti di noi portano quotidianamente in giro i loro cani anche per fare i loro bisogni. C’è chi provvede a raccoglierli con responsabilità e c’è chi, invece, non se ne preoccupa affatto. Ignoriamo i rifiuti dei cani e offriamo loro vitto e alloggio. E’ un gesto di umanità e di rispetto che merita senz’altro l’amico dell’uomo. Succede, tuttavia, nelle nostre città, che taluni migranti abbandonati a se stessi, lasciano ovunque i loro bisogni. Angoli dei nostri luoghi diventano, purtroppo, ancora più invivibili. I Sindaci delle nostre città sono costretti ad occuparsi di queste nuove emergenze. Aumentato i programmi di spesa. Mentre aumenta pure il disinteresse della comunità europea.

E’ innegabile: da soli non possiamo farcela. Eppure, in tantissimi in tutta Europa, abbiamo ufficialmente proclamato nella Dichiarazione Universale dei diritti dell’uomo, che “consideriamo il riconoscimento della dignità di tutti i membri della famiglia umana e dei loro diritti, uguali ed inalienabili, fondamento della libertà, della giustizia e della pace nel mondo”. E ancora: “riteniamo il disconoscimento e il disprezzo dei diritti umani quale causa di atti di barbarie che offendono la coscienza dell’umanità…”.

L’Europa Unita non accenna a smuoversi. In tanti ci accorgiamo di avere soltanto  una moneta unitaria e vaghi interessi economici in comune. Ci vogliono forti pressioni, cannonate di richiesta di attenzione, valanghe di idee, di ragionamenti, di proteste, per alimentare una nuova presa di coscienza di responsabilità comunitarie in Europa.

Gli Adulti scout italiani da circa un anno hanno posto nel loro programma un impegno per questo drammatico problema. Considerata l’urgenza di fermare la strage di persone di ogni età che affrontano la traversata del Mediterraneo con mezzi non adeguati e l’indispensabile necessità di monitorare la loro accoglienza, gli Adulti scout italiani hanno predisposto una “PETIZIONE POPOLARE” da sottoporre alla firma di adesione dei cittadini italiani. La petizione è indirizzata al Parlamento e al Governo Italiano e al Parlamento Europeo. L’impegno del MASCI (Movimento Adulti Scout Cattolici Italiani) è già partito ed ha già realizzato migliaia di consensi. Sfocerà nell’appuntamento di DOMENICA prossima 02 OTTOBRE quando, in tante città italiane, gli Adulti scout posteranno dei banchetti di raccolta firme.

Anche ad Acireale gli acesi che lo vorranno potranno apporre la loro adesione alla petizione, soffermandosi nel banchetto predisposto al centro-città.

Sarà un modo pratico di partecipazione democratica per la richiesta di una soluzione che interpella la nostra umanità a prescindere dalla nostre idee politiche.

Una soluzione che non si può più rimandare.