LA RADIO

Alberto Sordi

Attualità

A cura di Antonino Leotta

In questi giorni di quarantena forzata, cogliamo -senza dubbio- un interesse centuplicato per i nuovi mezzi di comunicazione. I “social” ci offrono prepotentemente l’opportunità di “incontrarci” in tempo reale. Ma non dobbiamo dimenticare che la “madre” di ogni comunicazione nel settore si chiama “RADIO”.

La Radio

Non mi fermo su chi l’ha inventata. Già all’inizio della seconda metà del’800, il britannico Micheal Farraday scoprì un nuovo rapporto con i campi magnetici.
Dopo una serie di passaggi, il nostro GUGLIEMO MARCONI riuscì a sperimentare l’utilizzo delle onde elettromagnetiche e, il 2 giugno 1896, accompagnato dalla determinazione della madre, andò a Londra e ottenne il brevetto di invenzione.
La Radio, dunque, diede inizio a una nuova era della comunicazione. E, in questi giorni, in tanti abbiamo riscoperto la preziosità della vecchia radio. Certamente la radio “pubblica” si pavoneggia nell’offrire il suo servizio, ma le numerose antenne private organizzano incontri radiofonici di tutti i tipi per riempire le nostre giornate.
In una di queste serate sono stato invitato da Radio MATRIA (unita a Radio LOLLO) a scambiare quattro chiacchiere (col presentatore mio figlio Luca) proprio sull’ esperienza dell’utilizzo della radio. Ho pensato di ricostruire e trascrivere il mio intervento perché, da tempo, sono un sostenitore della saggezza latina che afferma “scripta manent”. Lasciare uno scritto può riuscire a custodire una testimonianza.
Ho diviso il mio intervento in quattro parti intermezzati da brani musicali attinenti l’argomento:

1^ Parte :

Mio padre aveva l’abbonamento alla EIAR (Ente italiano per le audizioni radiofoniche) sin dai primi anni ’30. L’EIAR era stata costituita nel 1927 (prima si chiamava URI (Unione radiofonica italiana). Ci furono vari passaggi.
Erano state realizzate diverse sedi in alcune regioni italiane e, in Sicilia, una si trovava a Palermo e un’altra a Catania. Io sono cresciuto accanto a quella radio di mio padre, “gestita”, allora, da mio fratello Alfio che mi abituò a seguire i radio- romanzi e le opere liriche.
Durante la guerra -io ero ancora bambino- venivano a casa mia ogni giorno il Parroco Don Salvatore Urna e altre persone del quartiere ad ascoltare ’u Cumunicatu Radiu (che sarebbe il Giornale Radio). Ricordo il fischio dell’uccellino e poi quella voce sempre uguale a se stessa che dava le notizie. Tanti annunci di avanzate di soldati italiani. Indimenticabili gli inni patriottici. Ma io amo ricordare una canzone che diceva: “Abbassa la tua radio, per favor, se vuoi sentire i battiti del mio cuore”…. Era stata scritta nel 1940 e la cantava, con voce soave, Norma Bruni.
I tedeschi, nel luglio del 1943, iniziarono la ritirata dopo lo sbarco di americani e inglesi in Sicilia e distrussero l’antenna di Catania. Gli Inglesi la ripristinarono. E, mentre l’Italia era divisa in due con gli “alleati” che avanzavano e i tedeschi che si ritiravano (ed entrambi i fronti seminavano morti), noi ascoltavamo il nuovo giornale radio trasmesso da “Radio Londra”. Scomparvero gli inni patriottici e subentrarono i motivi americani con i nuovi ritmi. Acireale era presidiata dalle truppe inglesi.

2^ Parte:

Attraverso la Radio ho conosciuto due personaggi che faranno la storia dello spettacolo in Italia. Il primo personaggio è TURI FERRO.

 

Turi Ferro

Turi Ferro

Nel 1945 nasce su Radio Catania (e passerà poi sulla rete nazionale della RAI) la rubrica “TUTTA LA CITTA’ NE PARLA”. Era stata ideata da MARIO GIUSTI con la partecipazione di un gruppo affiatato di giovani catanesi. Infatti, mentre il nostro territorio era ancora presidiato dall’esercito inglese, MARIO GIUSTI raccolse intorno a Radio Catania un composito gruppo artistico, trasformando la sede RAI del capoluogo etneo in un vero e proprio centro di produzione autonoma a diffusione regionale e nazionale.
MARIO GIUSTI era un personaggio eclettico e versatile. Fondò anche il primo complesso jazz catanese che portava il nome “Hot Club”, nel quale suonava la batteria.
I programmi prodotti a Catania ottennero, in brevissimo tempo, uno straordinario successo di ascoltatori. Basti ricordare, oltre a “Tutta la città ne parla”, il celebre e indimenticabile “il Ficodindia” e il “Contropiede” e “Il campanile d’oro”, scritti e ideati con la collaborazione dei giornalisti Piero Corigliano, Gerardo Farkas e Massimo Simili. Accanto a Turi Ferro, il giovane maestrino di musica NINO LOMBARDO.
Aspettavamo tutti Turi Ferro nella famosa lettera che incominciava sempre così: “Carissimo fratello BASTIANU che ti trovi a fare il soldato in Continente. Ti parlo dalla bella Catania che più sta e più bella addiventa a causanza di… e qui veniva inserito l’argomento del giorno che, per i meticolosi particolari, suscitava tanta ilarità.
Ma ecco il grande passaggio: Mario Giusti, il 20 ottobre del 1958, dà vita ad un sogno lungamente accarezzato: assieme ad altri (cito solo Gaetano Musumeci, Piero Corigliano e Pietro Platania), fonda l’Ente Teatro di Sicilia che, in seguito, si chiamerà TEATRO STABILE. Per oltre 40 anni animerà il TEATRO STABILE.
Tutta la “ciurma”, quindi, si trasferirà dalla Radio al Teatro. E quello che voglio evidenziare è che il mondo dello spettacolo a Catania, nel dopoguerra, si forma, nasce da quel gruppo di Radio Catania.
Evidentemente, quel gruppo iniziale si allarga. Anzitutto con la presenza di Tuccio Musumeci che era affiancato da Pippo Baudo che, in quegli anni, frequentava la scuola superiore e, poi, l’Università a Catania. Non posso non citare Pippo Pattavina.
Nel 1988 Morirà MARIO GIUSTI e Pippo Baudo verrà proposto a reggere il Teatro Stabile.
Una nota personale: dopo averlo conosciuto alla Radio, ho visto recitare in diecine di occasioni Turi Ferro allo Stabile di Catania. Perché, nella seconda metà degli anni ’60, ho iniziato a frequentare il Teatro Stabile. Cominciai con una serata riservata ai giornalisti. Avevo una cinquecento e ci andai con il giornalista acese Pippo Contarino. Era la “prima” di “LA MORTE DI DANTON” con la Regia di ROMANO BERNARDI (un altro personaggio che ha fatto la storia dello Stabile di Catania). E la mia frequenza continuò, usufruendo di un prezioso abbonamento gratuito, su posti riservati perché accompagnavo il notissimo Prof. Cristoforo Cosentini che era Preside della Facoltà di Giurisprudenza.
Devo dire che l’amore al Teatro continuò a tal punto che, con mia moglie Giusy, siamo riusciti a raggiungere il posto in terza fila nella seconda serata di ogni “prima” recita (che coincideva con il sabato). Stavolta a pagamento.
Concludo questa parte con un triste ricordo:
Sabato 7 gennaio 1984 c’era in programma al Teatro Stabile di Catania la commedia “Pensaci Giacomino” di Luigi Pirandello.
Prima dello spettacolo un membro del Consiglio di Amministrazione si presentò sulla ribalta e accennò all’omicidio di Giuseppe Fava che era avvenuto, a pochi metri dal Teatro, due sere prima. Il giornalista, drammaturgo, scrittore e pittore, si stava recando ad assistere alla prova di recita della nipotina nella commedia “Pensaci Giacomino”. Quella sera il presentatore concluse l’intervento ricordando lo stile del mondo teatrale: “lo spettacolo deve continuare“.

3^ Parte:

Un altro personaggio che io ho conosciuto attraverso la Radio e’ ALBERTO SORDI.

 

Alberto Sordi

Alberto Sordi

Diciamo che si formò partendo col fare il chierichetto nella Parrocchia di Trastevere. Da qui passò a far parte del coro di voci bianche della Cappella Sistina.
Il padre era una maestro di musica e suonava uno strumento al teatro dell’opera.
La voce di Alberto cambiò e iniziò ad accostarsi al teatro provando a osare intrattenimenti da avanspettacolo. Giovanissimo vinse un concorso per doppiatori indetto dalla Metro Goldwin Mayer e diventò la voce italiana di Oliver Hardy, ovvero il personaggio Ollio. E’ sua, infatti, la voce di Ollio nei film della coppia doppiati in Italia.
Era del ’20 e a 20 anni -nel 1940- venne chiamato alle armi. Date le sue qualità venne assegnato alla banda musicale nell’80° Reggimento Fanteria di Torino.
Finita la guerra e rientrato a Roma, pensò di scrivere tre racconti brevi e li presentò ad un dirigente RAI. Quel dirigente gli rispose che poteva concedergli un piccolo spazio in una rubrica di rivista. Alberto chiese uno spazio tutto per sé. Successe che si trovò con quel Direttore RAI in una gita in barca con amici. Durante la gita quel signore perse gli occhiali in acqua. Erano occhiali speciali. Alberto si tuffò e li recuperò. Venne assunto in prova ma ci restò sette anni.
Nel 1946, dunque, ho iniziato a seguirlo attraverso la radio. Il suo era sempre un personaggio caratteristico che entrava in punta di piedi e cominciava a stuzzicare la gente. Nel finale finiva sempre cacciato via da quelle persone che non riuscivano più a sopportarlo. Così, richiamandosi all’esperienza della Parrocchia, tirò fuori “i compagnucci della parrocchietta”. Oppure impersonava un venditore di bevande particolari durante uno spettacolo, causando disordini. Un altro espediente era quello di accostarsi a un gruppo di persone e chiedere “ che ce l’hai il crick”?
Indimenticabile le espressioni finali con quel caratteristico “Mamma mia”… “Mamma mia che impressione”… “Oh che razza di cristiani” … “Pussa via.. Pussa via”.
Alcuni testi li scriveva per lui ETTORE SCOLA e uno di questi personaggi piacque talmente a Vittorio De Sica da proporre a Sordi di trasferirlo in versione cinematografica. Con la sceneggiatura di Cesare Zavattini nacque nel 1951 il film “Mamma mia, che impressione”!
Diciamo che era già venuto fuori -nel 1947- il film “Il vento m’ha cantato una canzone”dove viene coinvolta una radio privata dal nome Radio Sibilla”. Ma nella storia del cinema italiano Alberto Sordi scriverà una lunghissima sequenza di capolavori stupendi.

4^ Parte:

L’ultima parte è il ricordo di un periodo di esperienza personale alla Radio. Agli inizi degli anni ’80 la Diocesi di Acireale pensò di creare una emittente radio. Ancora non c’erano i mezzi di comunicazione che ci sono adesso. I fedeli s’impegnarono a fare una raccolta e nacque “RADIO AQUILIA”. Venni chiamato a fare il redattore capo. Mi occupavo essenzialmente di due cose:

a) Tavole rotonde in studio con ospiti qualificati.

b) Dirette di eventi vari.

A parte le mostre e gli incontri culturali, inventai una rubrica: “RADIO VIVA. LA VOCE DEI QUARTIERI”. Ricordo delle esperienze bellissime. Caricavo in auto un’antenna mobile e mi spostavo settimanalmente in uno dei Quartiere della Città. Venivano fuori tanti particolari che rivelavano il modo di vivere della nostra gente. E i problemi del giorno. Concludo con uno dei miei ricordi più interessante: la “diretta” dal Salone dellaBiblioteca Zelante del concerto del Maestro FRANCESCO PENNISI.

Francesco Pennisi

Francesco Pennisi

Un acese che iniziò ad apprendere il violino e a scrivere dei versi.. Ma era anche un bravissimo pittore. Poi, frequentò la facoltà di lettere dell’Università di Roma dove, allo stesso tempo, iniziò gli studi di composizione.
Il suo esordio compositivo vero e proprio era avvenuto a Palermo nel 1962 con il brano “L’anima e i prestigi”.
La Biennale di Venezia ospitò nel 1970 per la prima volta la sua composizione “A Cantata on melancholy” diretta in prima assoluta da Bruno Maderna. E, sempre alla Biennale di Venezia, venne rappresentata la sua prima opera di teatro musicale “Sylvia Symplex”.
Ho voluto citare, in coda, anche un nostro artista acese che è passato da una radio locale lanciando nell’etere le sue creazioni e consentendone l’ascolto simultaneo in diversi punti del territorio. E concludo invitando Luca a mandare in onda un motivo di un altro artista del territorio: FRANCO BATTIATO che frequentò le scuole superiori nella nostra Città di Acireale.

Franco Battiato

Franco Battiato

Nella canzone “Cuccurucucù” cita un momento particolare della sua vita a scuola e cita la sua presenza sui carri del carnevale acese.