“Leonardo The Immortal Light”, la ricerca di studio su Federico da Montefeltro. L’intervista.

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ARTE

INTERVISTA DI MARIA CRISTINA TORRISI

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Leonardo The Immortal Light è il titolo del convegno internazionale che si è svolto nei giorni scorsi a Palazzo Li Madou di Ancona. Obiettivo principe quello di presentare una ricerca di studio, attraverso la scienza, la filosofia e l’arte, effettuata sul disegno a sanguigna del maestro fiorentino Leonardo da Vinci, raffigurante il capitano generale e gonfaloniere del Papa, il Duca di Urbino Federico da Montefeltro. Disegno custodito presso la Veneranda Biblioteca Ambrosiana di Milano.

L’iniziativa, giunta alla sua 30° edizione, realizzata con la collaborazione dell’International Committee Leonardo da Vinci, del Club per l’UNESCO di Firenze, con il Patrocinio della Rappresentanza Italiana della Commissione Europea del Consiglio Regionale delle Marche, e con UNPLI di Ancona, si è proposta come lavoro di squadra.

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Ospite e amica gradita di Nuove Edizioni Bohémien, ho voluto realizzare un’ intervista con la dott.ssa Annalisa Di Maria, tra i massimi esperti internazionali su Leonardo da Vinci e il Rinascimento Neoplatonico, presente all’evento.

1 Annalisa, come la corrente filosofica del Neoplatonismo ha influenzato la corte dei Montefeltro? Quale il legame con la Firenze dei Medici?

Nel periodo rinascimentale, Firenze e la corte dei Medici si fecero testimoni di questo forte sentimento di rinascita che si venne a creare nel XV secolo in Italia, influenzando anche le altre corti di Italia. Nel Rinascimento, l’uomo ritrova la centralità di sé stesso sul piano umanistico, filosofico e della conoscenza, rispolvera i testi di derivazione classica soprattutto quelli di Platone, che vengono tradotti nell’Accademia Neoplatonica di Firenze, fondata nel 1462 da Marsilio Ficino su volere di Cosimo il Vecchio de Medici. All’interno dell’Accademia, si riunivano grandi letterati, filosofi, artisti, architetti, ma non solo, anche personaggi importanti del periodo, come potevano essere signori colti e anche di altre corti, per discutere di cultura. Questo accadeva anche nella libreria di Vespasiano da Bisticci, altro luogo importante di ritrovo e di condivisione culturale. Federico da Montefeltro dal 1468, diviene uno dei clienti più affezionato del Bisticci, tantè che la versione della Bibbia che lui fece fare, conservata oggi alla Biblioteca Apostolica, fu decorata e miniata interamente a Firenze. Si sa anche che il fratello di Federico, Ottaviano degli Ubaldini, avesse studiato, oltre che a Milano, anche a Firenze con Lorenzo il Magnifico, di cui fu grande amico, e dunque il legame di Federico con la Firenze medicea può essere dato anche da questo, ricordando comunque che Federico dal 1450 fu anche al soldo di Firenze come condottiero, e dunque conosceva bene questa città, e la famiglia Medici.

2 Quando Leonardo conobbe il Duca? E quale, secondo te,  l’occasione per ritrarlo?

Il giovane Leonardo, arriva a Firenze nel 1469, e studia a bottega dal Verrocchio con Sandro Botticelli e altri personaggi importanti del periodo. In quel tempo come specificato nella domanda precedente, i luoghi di ritrovo culturali di questi signori, erano conosciuti e di cui ne ho citato prima i due più importanti. Ma, noi sappiamo che Leonardo, tutti i giorni per andare a bottega dal Verrocchio, faceva un percorso obbligato che passava davanti alla libreria di Vespasiano, e considerando che anche lui era, seppur uomo senza lettere, un appassionato lettore dei testi classici, è altamente probabile che i due si siano incontrati la prima volta proprio qui. Alla sua morte infatti, furono ritrovati nella libreria personale di Leonardo, diversi testi, tra cui libri importanti e di derivazione classica. E Leonardo, oltre che essere frequentatore dell’Accademia Neoplatonica, frequentava probabilmente e proprio con il suo amico Botticelli, anche la libreria di Vespasiano, in quanto in questo luogo le persone anche pur non acquistando, potevano però consultare i testi presenti in libreria per i propri studi e le proprie ricerche. Botticelli crebbe con il Magnifico tra le mure del Palazzo Medici Riccardi, e aveva accesso all’immensa libreria della famiglia Medici, ed è altamente probabile che Lorenzo il Magnifico chiedesse a Botticelli di recuperargli i testi di suo interesse all’interno della libreria di Vespasiano e che dunque ci andasse con il suo amico Leonardo. Il nostro genio toscano, quindi vede probabilmente Federico a Firenze la prima volta, e siccome lui era attratto dai volti particolari, come poteva essere il volto sfigurato del nostro Federico, ne memorizza i tratti, ipotizzando dunque che lo abbia disegnato solo dopo la sua morte, a Urbino, intorno al 1502 quando si trovava in città al seguito di Cesare Borgia. In verità le occasioni in cui Leonardo possa aver disegnato il Duca, sono diverse, anche perchè è difficile datare con certezza un foglio del Maestro, in quanto lui era solito tornare più volte su un determinato foglio riutilizzandolo. Il caso specifico è proprio di questo foglio su cui è stato fatto il disegno, foglio che Leonardo riutilizza anche più volte e in tempi diversi, dunque nulla esclude il fatto che lo abbia potuto ritrarre proprio nel periodo fiorentino e dunque dal 1469.

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3 La tecnica utilizzata dal Maestro per raffigurarlo. In cosa consiste il disegno a sanguigna?

Il disegno fa parte del codice atlantico, ed è  numerato dal professor Pedretti e dal dottor Marinoni a suo tempo con il numero 180. E’ un foglietto grande 21×30 cm questo ci conferma che arrivava da uno dei suoi taccuino. Il bozzetto fu eseguito da Leonardo con la sanguigna e presenta una piegatura a metà del foglio. La sanguigna si ricava dell’ematite rossa un minerale ferrosa dal colore che ricorda il sangue, ecco perché sanguigna. La sanguigna verrà usata tantissimo nel Rinascimento, perché aveva questa capacità di rendere vivi i volti ritratti e oper captarne l’anima. Come scrisse lo stesso Leonardo nel ‘Trattato della Pittura’, «farai le figure in tale atto, il quale sia sufficiente a dimostrare quello che la figura ha nell’animo; altrimenti la tua arte non sarà laudabile». Il profilo è eseguito a matita rossa appunto con una punta non molto sottile che ci porta a presupporre che il tratteggio sia di tipo sinistrorso in direzione dall’alto verso il basso. Nel foglio Leonardo ombreggia il cappello, le guance, il mento e la cavità oculare. La direzione e la pressione del tratteggio cambia all’interno del bozzetto, secondo la tipologia del tratteggio leonardesco, che è stato dimostrato da recenti studi, quanto Leonardo utilizzasse entrambe le mani per dipingere  e disegnare a seconda del movimento che quest’ultimo voleva conferire alle sue figure.

4 Il ricercatore e scultore internazionale Andrea da Montefeltro, firmatario del ritrovamento, ha trattato del ruolo indispensabile del simbolo. Quale il suo utilizzo alla corte dell’epoca? E quale i simboli più celati?

Nello specifico Federico, vietava agli artisti della sua corte di ritrarlo dal lato offeso e la richiesta da parte di Federico di enfatizzare i suoi tratti anatomici del viso, nello specifico del setto nasale, sono evidenziabili attraverso delle informazioni indirette che giungono a noi da artisti che non erano della sua corte, nella quale si evince una volontà esplicita del duca di accentuare la forma del naso in modo simile all’aquila del suo ducato. In questo modo, Federico, diveniva quasi un totem mitologico come simbolo di forza e supremazia sulle altre corti, così come l’aquila, nel mondo animale rappresenta la regina dei cieli che vede al di sopra di tutti. L’aquila inoltre assieme ad altri simboli presenti nel palazzo del duca, fanno riferimento alla nascita del territorio del Montefeltro che si rifà al mito di Giove, padre degli dei e al suo simbolo che è appunto l’aquila. In questo modo Federico diviene lui stesso l’aquila del Montefeltro, e il Giove delle sue terre. Il sistematico utilizzo di simboli riproposti in tutto il ducato, insieme ad altri elementi quali le imprese storiche da condottiero  riportate dagli storici, e un palazzo sproporzionato per grandezza rispetto al ducato, rappresentavano una delle prime forme di marketing e di promozione mediatica di un territorio fatte per sovrastare e intimorire le altri corti in Italia.

5 Il personaggio ritratto nel disegno non riporta l’occhio destro, così come era per Federico. Cosa era accaduto al Duca e quanto è importante questo elemento mancante nel disegno?

Nel 1451, Il Duca organizza un torneo ad Urbino in onore di Francesco Sforza quando sale al potere del ducato di Milano. Federico fu colpito tra le sopracciglia, il colpo spaventoso tranciò l’osso nasale e penetrò nell’occhio destro. Da quel giorno il profilo di Federico, si rese inconfondibile come un emblema di riconoscimento, il suo profilo infatti comparirà su medaglie, sui ritratti, nelle maioliche, atte quest’ultime ad accrescere in particolar modo l’immagine di Federico. Addirittura secondo Papa Pio II, il duca con queste fattezze e pur mancandogli un occhio, poteva vedere meglio di cento principi con due occhi, e quindi questo aspetto di Federico senza l’occhio e con questo grosso naso a gobba, erano diventati una vera e propria virtù e segno di riconoscimento.

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6 Quanto questa ricerca è importante per definire il rapporto tra Leonardo e Federico, e chi ha collaborato attivamente con voi a questi studi?

 

Da questa ricerca ciò che emerge con chiarezza, è il fatto che Leonardo abbia visto Federico e che lo abbia rappresentato. Per quanto concerne il dove e il quando, possono essere fatte diverse ipotesi, ma a livello storiografico non ci sono certezze. L’unica prova che lui vide Federico, è proprio questo disegno. Da questa ricerca, emerge non solo che il soggetto rappresentato deficitasse dell’occhio come confermato scientificamente dal Chirurgo Dottor Fabio di Censo, primario del reparto di Oftalmologia di Pescara, ma anche che il soggetto avesse l’occhio sinistro funzionante. Noi conosciamo della vita di Federico e di Leonardo, solo gli avvenimenti più eclatanti, così come di tanti altri personaggi, riportati da terzi, ma non possiamo conoscere la quotidianità di questi. Importante per lo studio del foglio, è stata anche la perizia calligrafica del Dottor Stefano Fortunati, il quale conferma che nelle scritte riportate sul foglio, non vi siano riferimenti a determinati signori importanti dell’epoca, lasciando dunque spazio a noi per questa innovativa ipotesi sul rapporto di Federico con Leonardo. Il perito inoltre, conferma che il disegno sul foglio è stato realizzato molto tempo prima rispetto allo scritto, in linea con quella che era la pratica usuale di Leonardo di riutilizzare i fogli. Seguirà a questo studio e ricerca, una importante pubblicazione che verrà fatta con la collaborazione di importanti istituzioni che hanno patrocinato l’evento della conferenza stampa.

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