Santa Venerina: II conferenza sulla Cella trichora di Santo Stefano di Dagala del Re

imm.1“Si è relazionato sulla nascita e sulla presenza della chiesa italo – greca (di cui Santo Stefano ne è stata a lungo espressione) e sulla condizione sui iuris nella chiesa cattolica universale.”

Venerdì 19 aprile 2013, presso il salone parrocchiale di Dagala del Re, dopo la prima conferenza del gennaio scorso inerente gli aspetti storici e architettonici, si è svolta la seconda conferenza sulla chiesa bizantina di Santo Stefano, i cui ruderi sono immersi in un lembo di bosco di querceti in contrada S. Michele, tra i centri di Dagala e Bongiardo nel comune di Santa Venerina, e la cui cella trichora è stata acquisita al patrimonio del Comune di Santa Venerina l’estate scorsa, dopo più di cinquant’anni di tentativi e presto sarà recuperata, con appositi interventi finanziati dagli enti preposti alla tutela dei beni culturali. Il ciclo di conferenze, organizzato dalla locale associazione “Storia, Cultura e Sviluppo Territoriale”, è strutturato in più tappe e prevede, di volta in volta, un taglio particolare:  per dibattere sui temi inerenti la spiritualità e la religiosità del sito – un monumento /documento (cf. Le Goff) che parla di “sacro” e mostra ancora le forme architettoniche tipiche della cella trilobata bizantina – sono intervenuti il gesuitaimm.2sui iuris nella chiesa cattolica universale. Spiritualità e culto sono stati i temi portanti della prima relazione, anche perché Padre Giuffrida è un apprezzato studioso di teologia bizantina ed è bi-ritualista, nell’eccezione sia cattolica che cristiano – ortodossa. Il benedettino Rizzone, invece, ha relazionato sulla nascita del monachesimo in Sicilia, con puntuali riferimenti cronologici (come la vicenda di Eulalio e Fulgenzio, V sec. D.C.) e attraverso l’apporto di alcuni immagini di fonti in rapporto all’epigrafia (in riferimento ad alcune scoperte recenti proprio in Sicilia). Ha, infine, citato l’epistola di Gregorio Magno (n°59, 593) nella quale si evince la presenza di otto monasteri nell’area etnea, tra cui quello “sopra Mascali”, che gli studiosi credono essere proprio quello di Santo Stefano, o meglio, identificando con esso il tempio cultuale (dell’eremo, infatti, non rimane traccia). Il dott. Sanfilippo, infine, ha concluso l’incontro presentando ai presenti una sommaria quanto appassionata relazione sui percorsi del sacro in Val Demone (Messina, Catania e Cefalù ne sono i tre punti dell’antica ripartizione giuridica-ecclesiastica). Si è congratulato per l’iniziativa culturale volta alla valorizzazione del sito e ha infine esortato la componente culturale del paese, e non per ultima quella amministrativa, affinché non abbassi mai l’attenzione sulla fase di recupero del bene e si faccia promotrice attenta e costante. L’incontro è stato moderato dal giovane Dott. Domenico Strano, presidente della “Sto.Cu.Svi.T.”, ricercatore e studioso, non solo per passione, di fonti archivistiche, il quale ha letto in esclusiva, all’inizio della conferenza, una minuziosa relazione di un visitatore recatosi in loco (presso i ruderi per intenderci) nel lontano luglio del 1924.  Presenti all’incontro, oltre ad un attento e composto pubblico, il parroco di Dagala del Re don Giuseppe D’Aquino,  l’assessore alla cultura del comune di Santa Venerina avv. Orazio G. Vecchio e una delegazione di SiciliAntica, sede di Acireale, con in testa il presidente Michele Fichera.

Orazio Giovanni Vecchio