VINCENZO CAMUCCINI

Arte: vita dell’artista – Nuove Edizioni Bohemien

Edizione Speciale Marzo 2014

A cura di Alba Maria Massimino

200px-Camuccini-1Massimo esponente del neoclassicismo romano fu associato all’inglese Th. Lawrence per il suo modo elegante di esprimersi attraverso la propria arte.
Nacque Roma il 22 febbraio 1771 da Giovanni Battista, commerciante di carbone, e da Teresa Rotti. Inizio’ presso lo studio di Domenico Corvi, apprezzato maestro, a conoscere le prime nozioni di pittura, sostenuto dal fratello maggiore Pietro.
Il Corvi, incline al gusto settecentesco romano, nonche’ innamorato dell’arte caravaggesca per quegli effetti d’ntensi contrasti di luce ed ombre che rilevavano la forte drammaticita’ delle sue opere, trasmise prelievi le proprie tendenze artistiche.
Era il periodo in cui Roma si svegliava al gusto per la classicità e il Camuccini aderi a quella corrente così da diventare il piu’ importante rappresentante del neoclassicismo romano.
Egli, pur subendo il fascino delle opere del suo maestro, stemperò la sua pittura classica di gusto settecentesca sull’esempio di Pompeo Batoni, massimo ispiratore del Corvi,con lo studio dell’ antico e del Cinquecento e le sue opere del grande successo per quella forza espressiva eredita dalla tradizione rinascimentale.

Cesare di Vincenzo Camuccini 1798 morte di G G C-1

L’opera che rispecchia lo studio dell’artista nell’nterpretare la pittura di Raffaello con gusto neoclassico e’ la copia della deposizione del 1789, eseguita per Lord Bristol. Formo’ la sua cultura tra il 1780 e il 1784 grazie alle opere del Mengs, gli scritti di F. Milizia e, soprattutto, la storia delle arti del disegno presso gli antichi di Winckelmann. Nel 1790 dipinse la scena di “Archelao con Paride fanciullo” per un soffitto della Villa Borghese, luogo dove si riunivano gli artisti romani. In breve tempo divenne primo pittore ufficiale di Roma. I molti lavori in acquarello e i vari schizzi realizzati, pur con la rapidità di chi butta le prime idee, ci parlano non solamente della sua capacità espressiva ma, al tempo stesso, della sua conoscenza pittorica dell’arte classica. Egli arriva allo studio della prospettiva raffaellesca attraverso lo studio del Domenichino, mentre i gruppi, specie delle sue prime opere, rispecchiano l’equilibrio di Guido Reni, e i forti effetti chiaroscuralì ci parlano del naturalismo chiaravaggesco.

Del 1793 e l’opera “La morte di Cesare”, commissionata ancora da Lord Bristol . Il dipinto, attraverso animate macchie di colore, esprime una nervosa ricostruzione storiografica.
Sempre del 1793 e l’opera “La morte di Virginia”. Durante la rivoluzione del 1798, si allontanò da Roma e, dietro consiglio dell’amico Pietro Benvenuti, si trasferì a Firenze per avere una visione più larga dell’arte . Nella città toscana conobbe Luigi Sabatelli.
Lo ritroviamo a Roma nel 1802 dove è ammesso all’Accademia di San Luca.
L’anno successivo, Pio VII lo nomina direttore dei mosaici di San Pietro dove, per il transetto della Basilica, diede il cartone dell’ “Incredulità di San Luca”.
Durante il dominio francese fu, fra tutti gli artisti romani, il più quotato e il più richiesto.
Nel 1812 dipinte “Presentazione di Gesù al tempio”. L’opera ci riporta i modelli cinquecenteschi di Raffaello, per l’impostazione delle figure e la loro ambientazione in spazi dove predominano elementi classicheggiante come le bellissime colonne tortili .
Al centro dell’opera, si evidenzia la figura del vecchio sacerdote che l’artista carica di saggezza e al tempo stesso di una spiritualità profetica.
Nel 1810 si spostò a Monaco e a Parigi. Nella capitale francese fu accolto con onore da Davide e Gerard. Contemporaneamente dipinse il “Tolomeo Filadelfo” e il “Carlo Magno che convoca i dotti italiani”, e mentre realizzava opere in litografia, dipinse per Carlo IV di Spagna una “Deposizione” e per l’ex ministro Godoy un “Orazio Coclite”.
Tante altre opere si susseguirono a queste e tra il 1812 e il di 1813, insieme al Landi, fu tra gli artisti scelti da Stern per operare nel Palazzo del Quirinale.
Il 12 agosto 1814, Pio VII lo nominò ispettore alla conservazione delle pubbliche pitture in Roma, carica che terra’ fino al 1824.
Olre lo stesso Pontefice, anche i vari regnanti si contendevano la sua firma per i propri ritratti. Tra questi Ferdinando I di Napoli e Francesco I il quale ultimo lo nominò direttore dell’Accademia napoletana a Roma assegnandogli il compito del riordino della galleria di Napoli.

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Durante il periodo della Restaurazione ebbe molte ordinazioni d’opere di carattere religioso.
Tra 1823 e il 1825, realizza 84 litografie sui fatti della vita di Gesù che diventano un’ importante testimonianza dell’ “arte sacra” nel periodo del papato di Leone XII.
Dopo le elezioni di Pio VIII, nel 1830, gli fu affidato il riordinamento della Pinacoteca Vaticana dello stesso Pontefice che la nominò barone e al quale l’artista fece un ritratto.