VITA MEDIEVALE

“Andavano a caccia, ricevevano ospiti illustri, e tenevano nei loro palazzi i giullari per rallegrare i loro sontuosi  banchetti e le loro serate. I poveri, al contrario, vivevano la giornata mangiando quel poco che veniva dato loro come “stipendio” per gli innumerevoli servigi ai padroni.”

Come vivevano quotidianamente le persone nel medioevo? Quali erano le abitudini più comuni, come si vestivano, con cosa si sfamavano, quali erano, solitamente, le loro abitudini, i loro mestieri; come vivevano la morale, medioevola religione; e che distinzione c’era tra la povera gente e i signori benestanti? Certo, per capire meglio una civiltà è necessario sapere come la gente vive ogni giorno. La giornata cominciava con il suono delle campane della chiesa alle sei, circa, del mattino: tutti, nel lasciare il proprio giaciglio, si facevano il segno della croce, indossavano gli indumenti per la giornata, sciacquavano  mani e viso, ed erano pronti per la giornata. Quasi la maggior parte si recava a messa, la religione era,  infatti, parte integrante di quella vita, il soprannaturale era un tutt’uno con la quotidianità. Nella vita medievale il mondo sensibile è popolato da presenze divine che intervengono nella vita della gente, essa era piena di pericoli, carestie, guerre, terremoti, pestilenze che erano sempre viste come opere demoniache o punizioni divine, così la gente, per proteggersi, si recava spesso in chiesa e partecipava ai riti, se poteva si sottoponeva a viaggi estenuanti, i pellegrinaggi, i più ricchi facevano affrescare i muri delle chiese con rappresentazioni sacre o facevano grossi donativi. Come erano le case nel medioevo è un po’ difficile definirlo, abbiamo, infatti, infinite testimonianze delle abitazione dei ricchi attraverso le descrizioni letterarie, la scultura, la pittura, o dai mobili antichi che sono arrivati sino ai nostri tempi. Delle case della gente comune si sa molto meno, nessuno pensava di immortalare nella pittura o nella poetica dimore dimesse che avevano, spesso, anche funzione di stalla. Di solito questi alloggi avevano un letto di assi con un materasso di paglia, pochissima biancheria, un tavolo fatto con i cavalletti, stoviglie di rame, un orcio per l’olio, medioevo2sedie: non mancava mai un angolo per un tabernacolo con dentro il Crocefisso! I ricchi avevano case disposte su due piani e spesso con la cantina piena di botti di vino rosso e bianco, aceto, il torchio da uva. Avevano il letto con il baldacchino, diversi sacchi di grano, lenzuola, materassi, cuscini, tovaglie, asciugamani e, inutile dirlo, diversi vestiti, scarpe, mantelli… Per quanto riguardava l’alimentazione certo per i signori non era un problema, avevano tutti i cibi per sfamarsi, soprattutto la carne. Andavano a caccia, ricevevano ospiti illustri, e tenevano nei loro palazzi i giullari per rallegrare i loro sontuosi  banchetti e le loro serate. I poveri, al contrario, vivevano la giornata mangiando quel poco che veniva dato loro come “stipendio” per gli innumerevoli servigi ai padroni. Se c’era un bosco vicino, allora potevano mangiare funghi, piccola selvaggina, frutti selvatici o radici, ma dovevano pagare una quota per qualsiasi privilegio accordato loro dal proprietario, come, ad esempio, per poter far legna nei boschi, attraversare un ponte o far pascolare maiali e pecore nelle terre padronali. Altro cruccio dei poveri erano le richieste, da parte dei padroni,  di prestazioni per la coltivazione della parte dominica, dette corvée  “richieste” o anche opere ogiornate di lavoro. In questo modo i proprietari terrieri si assicuravano la manodopera dei coloni del massaricio in momenti cruciali dell’attività agricola, quali quelli del raccolto, senza pagare nessuna manodopera, se non con delle miserie. Proprio per queste difficili condizioni di vita il tasso di mortalità era molto alto soprattutto nei bambini. Ma tutta la vita media era corta. L’alimentazione era misera, gli ambienti erano malsani, nell’unico ambiente dove vivevano, spesso, dormivano con loro i pochi animali per paura che nottetempo qualcuno glieli portasse via. Di conseguenza la promiscuità favoriva il proliferare di parassiti pulci, zecche, acari. I padroni si attorniavano di dottori i quali unico rimedio che avevano era quello di tastare il polso del malato e fargli un salasso. I contadini difficilmente durante la loro vita avevano a che fare con i medici, non avevano i soldi per pagarli e, soprattutto, non si fidavano, preferivano le cure con le erbe di qualche donna esperta che poi, soprattutto se le cose andavano male, chiamavano strega. Anche nel modo di vestire esisteva un grosso divario tra i ricchi e i poveri. I primi indossavano larghi cappelli e ampie tuniche bordate di pelliccia. Le donne avevano acconciature elaborate intersecate da ampi fazzoletti che arrivavano a coprire le spalle. Per i poveri era diverso, avevano solo un unico indumento, raramente due,  le donne avevano vestiti lunghi e semplici con un grembiule bianco e il capo coperto da una cuffietta che serviva per proteggere la testa nel trasporto delle ceste o di quant’altro. Gli uomini avevano semplici cappelli e tuniche strette in vita da una cintura, e corta perché non ostacolasse i movimenti durante il lavoro. Vita dura nel medioevo per chi era povero! Una cosa, però era positiva fra loro, non c’era confine tra tuo e mio, la vita nei campi, il riposo, il piacere, il chiacchierare, si intersecavano coinvolgendo tutti i componenti della comunità: ognuno veniva chiamato con un appellativo, in genere del lavoro che faceva o riferito ad un particolare della persona, scomparivano i nomi e persino i cognomi. Altro particolare era il vivere tutto in comunità, spesso la giornata si svolgeva tutta fuori, nei campi, nei borghi, e quando arrivava un forestiero era interesse e novità per tutti, anche col rischio, come spesso accadeva, di imbattersi in dei veri e propri impostori ai quali i poveri contadini da “beoni” si affidavano per peggiorare, come se non fosse già disastrosa, la loro amara esistenza.

Mariella Di Mauro