ARTE
A cura di Francesca Bella
Inaugurata lo scorso 10 aprile con grande successo, sarà aperta al pubblico fino al prossimo 2 novembre a Noto (SR) presso il Convitto delle Arti Noto Museum, in Corso Vittorio Emanuele n. 91, la mostra “Icon. Warhol, Basquiat, Haring, Scharf. L’eredità di un’arte rivoluzionaria”.

L’esposizione, curata da Edoardo Falcioni, è costituita 120 opere inserite in cinque sezioni: “L’icona come costruzione visiva” – Immortali icone e ritratti, “Warhol e la nascita dell’icona contemporanea” – Le celebri serigrafie di Marylin, Campell’s Soup e Flowers, “L’icona e il sacro” – Andy Warhol e la sua profonda sacralità, “Intersezioni: l’icona oltre i confini dell’arte” – Contaminazioni tra arti visive e musica anni ‘80 e la “Sala Immersiva” – Disco room Studio 54.

Andy Warhol (1928-1987), Jean-Michel Basquiat (1960-1988), Keith Haring (1958-1990) e Kenny Scharf (classe 1958) sono stati scelti poiché «incarnano questo nuovo paradigma culturale, in cui l’icona si rivela capace di esplorare ed esprimere le tensioni e le contraddizioni del loro tempo, inaugurando una rivoluzione visiva e concettuale ancora oggi straordinariamente attuale».
Come suggerisce il titolo della mostra, fondamentale risulta essere il concetto di “icona” collocato nel contesto della New York degli anni Ottanta, in cui questa «non rappresenta più soltanto un’immagine riproducibile o un oggetto di consumo, bensì diviene un complesso codice semantico attraverso il quale Jean-Michel Basquiat, Keith Haring e Kenny Scharf esprimono una visione estetica, sociale e antropologica dell’epoca post-moderna».

E come non sottolineare la presenza dei lavori di Andy Warhol, l’artista che più di tutti incarna pienamente agli occhi del pubblico la Pop Art americana, di cui è considerato il padre. Warhol, una delle figure più influenti, stravaganti ed eccentriche del mondo contemporaneo, ha esplorato negli anni varie forme d’arte attirando su di sé curiosità ed attenzione a livello internazionale. È stato definito un «anticonformista per ragionamento, più che per istinto, […] una sorta di Dalì d’Oltreoceano»1 che «accetta il suo ruolo senza entusiasmi, ma anche senza recriminazioni, identificandosi perfettamente con i valori (o i disvalori) della società dei consumi».2
All’interno dell’esposizione è possibile ammirare alcune delle opere più famose dei suddetti artisti, certamente fra i più popolari e celebri di quell’epoca, immergendosi in un passato recente che ha segnato profondamente la storia dell’arte e, più in generale, della cultura. Dall’esplosione di colori che caratterizzano i loro lavori visuali fino all’allegria e alla freschezza dell’indimenticabile musica disco da ascoltare nella sala immersiva, questa collettiva d’onore si pone l’obiettivo di proporre un’esperienza totalizzante e, per l’appunto, “iconica”.

Visitando questa mostra, il pubblico spettatore viene accompagnato in un affascinate viaggio nell’universo della Pop Art americana attraverso una selezione accurata di opere molto diverse fra loro ma che restituiscono molto fedelmente «una visione della produzione artistica dei quattro geni americani che hanno rivoluzionato il concetto di opera d’arte». Se, grazie a questa esposizione, il visitatore più adulto potrà aprire un cassetto della memoria e rivivere un periodo al contempo controverso ma molto interessante, da un punto di vista artistico, quello più giovane avrà, invece, la possibilità di respirare l’aria della scoperta e di poter toccare metaforicamente con mano alcuni dei capolavori della storia dell’arte contemporanea che popolano i libri di scuola.
Note:
1 Cit. CRICCO Giorgio e DI TEODORO Francesco Paolo, Itinerario nell’arte. Dall’Art Nouveau ai giorni nostri (Vol. 5), Bologna, Zanichelli, 2006, p. 1526.
2 Ibidem
Fonti bibliografiche:
– Brochure mostra “Icon. Warhol, Basquiat, Haring, Scharf. L’eredità di un’arte rivoluzionaria”
– CRICCO Giorgio e DI TEODORO Francesco Paolo, Itinerario nell’arte. Dall’Art Nouveau ai giorni nostri (Vol. 5), Bologna, Zanichelli, 2006.


















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