27 GENNAIO, GIORNATA DELLA MEMORIA

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PER NON DIMENTICARE…

A cura di Carmen Coco

Il 27 gennaio del 1945 le truppe sovietiche entrarono nel campo di concentramento di Aschwitz e le testimonianze dei pochi superstiti riveleranno al mondo gli orrori del genocidio nazista.
Questa ricorrenza internazionale, indicata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite nel 2005, in Italia venne fissata per lo stesso giorno nel luglio del 2000 con la legge 211.

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Altre date vennero proposte perché la guerra continuò oltre il 27 gennaio, tuttavia l’Italia si volle allineare alle altre nazioni per onorare le vittime dell’Olocausto, nonché tutti i deportati militari e politici italiani nella Germania nazista.
Un capitolo trascurato risulta quello degli IMI, Internati Militari Italiani, ovvero quei circa 800.000 soldati italiani che dopo la firma dell’Armistizio dell’8 settembre del ‘43 furono fatti prigionieri e condotti nei campi di concentramento nazisti per essere sottoposti a tremende condizioni di vita e obbligati a prestare lavoro coatto per i nazisti.
Se comprendere è impossibile conoscere è necessario, perché ciò che è accaduto può ritornare e le coscienze nuovamente oscurate”. Primo Levi.

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Con l’istituzione della Giornata della Memoria da sempre sono state promosse iniziative e cerimonie atte a ricordare tutto ciò con momenti di comune riflessione validi per non dimenticare le responsabilità anche della nostra Nazione rispetto alle leggi razziali e per sottolineare la storia dell’antifascismo. In occasione della Giornata della memoria, solitamente, sono programmate numerose iniziative sia quelle istituzionali quanto quelle non formali, ma non meno importanti, come quelle delle scuole di ogni ordine e grado.

Nondimeno risulta fondamentale, affinché questa giornata lasci una traccia nelle nostre coscienze, non banalizzare il male o renderla vuota celebrazione o formalità o retorica.
Sicuramente con quest’ultimo conflitto in corso risulta decisamente più complesso e più delicato trattare il tema della MEMORIA di quegli orrori, ma è ovvio che vada custodita la memoria degli orrori della Shoah, ovvero 6ml di morti, e bisogna aver cura della memoria perché RICORDARE è un gesto di civiltà oggi più che mai in questo nostro mondo complesso e ingarbugliato.
“Noi siamo la memoria che abbiamo e la responsabilità che ci assumiamo” … Josè Saramago.
Succede che in questa ricorrenza si tratti l’argomento come se la parola guerra non ci riguardasse più, quando invece sono in corso nel mondo oltre 100 conflitti di cui uno alle porte dell’Europa e un altro nemmeno troppo lontano che ad oggi conta oltre 25.000 morti.

Siamo chiamati ad operare un discernimento per avviare dialoghi e assunzioni di responsabilità e non essere semplici comparse ed è proprio in questo che la MEMORIA potrebbe aiutarci ad essere individui consapevoli che educano le nuove generazioni alla pace.

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La Giornata della Memoria ci deve ricordare la lotta per la libertà combattuta dai nostri predecessori, da coloro che la guerra l’hanno vissuta sulla loro pelle con ferite nel corpo e nell’anima.
La guerra bisogna conoscerla, non esaltarla non spettacolizzarla e bisogna comprenderne le cause e le conseguenze anche a distanza di tanti decenni.
Raccontare i patimenti dei nostri padri e dei nostri avi durante i conflitti del secolo trascorso affinché le nuove generazioni aborriscano le guerre ed operino per costruire un mondo di pace.
“…le mie speranze, assurde e ineluttabili, le conservo ancora, nonostante tutto, perché continuo a credere nell’intima bontà dell’uomo.” A. Frank