ARTE, LA MARIA MADDALENA DI RAFFAELLO SANZIO. UN NUOVO RITROVAMENTO

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ARTE

L’INTERVISTA DI MARIA CRISTINA TORRISI

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L’Arte, custode di memorie, affascina, ed ha in serbo sempre nuove “sorprese”. Questo mio incipit è dedicato al ritrovamento di un’opera raffigurante una Maddalena con il volto di Chiara Fancelli, moglie del Perugino. Appartenente ad una collezione privata, il dipinto è attribuibile a Raffaello Sanzio. A testimoniarlo, un’amica di Nuove Edizioni Bohémien, più volte ospite della Rivista per le interviste realizzate con Lei su Leonardo. Si tratta di Annalisa Di Maria, studiosa, curatrice artistica ed esperta internazionale d’arte, specializzata nell’iconografia pittorica rinascimentale, membro del Comitato di esperti del Club per l’UNESCO di Firenze. In questa nuova intervista, il mio interesse sarà riversato su un altro grande della pittura rinascimentale italiana: Raffaello Sanzio, artista fra i più celebri, considerato uno dei più grandi di ogni tempo. 

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   Maria-Maddalena, Raffaello Sanzio, circa 1505, 46,3cm x 33,7cm, tavola di pioppo

1 Annalisa, ben ritrovata e complimenti per il successo dei tuoi studi, sempre fruttuosi. Parliamo di questo ritrovamento: l’opera di Raffaello che si credeva fosse perduta e che sarebbe la prima versione della Maddalena, visto che in totale ne esistono altre due versioni, una nella Galleria Palatina e un’altra a Villa Borghese. Quale è la storia di questi dipinti ?

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R. Un atto notarile, datato nel 1565, attesta che la Maddalena di Raffaello apparteneva alla famiglia Fontana che aveva anche un autoritratto del prodigio. La Maddalena di Raffaello passò di proprietà. Ritroviamo l’opera nell’inventario datato 1623 del guardaroba dei Della Rovere.  Nel 1631 l’opera si trovava ancora nell’inventario del Palazzo Ducale di Urbino nonché nel registro “Nota de’ quadri buoni”. Vittoria della Rovere, ereditò la collezione d’opere d’arte da suo nonno che fu inviata a Firenze. Un altro inventario fu redatto delle opere trasferite da Urbino a Firenze : nell’elenco figura la Maddalena di Raffaello d’Urbino ma anche un’altra Maria Maddalena considerata come una copia sotto la menzione: “Quadretto di una Santa Maria Maddalena, qual dicono essere di mano di Raffaello”. Questa seconda Maddalena (la copia), non figurava nell’inventario della collezione Della Rovere nel 1631. Sappiamo che le opere giunte a Firenze fanno ora parte delle collezioni della Galleria Palatina e della Galleria degli Uffizi. Poiché nessuna Maria Maddalena di Raffaello adornava le mura medicee, sembrava che nessuno dei due dipinti fosse arrivato a Firenze. Tuttavia, a Palazzo Pitti esisteva una Maddalena attribuita al Perugino ma che non figura nell’inventario del Palazzo Ducale di Urbino del 1631 e nell’elenco delle opere trasferite da Urbino a Firenze. Potrebbe quindi essere che la Maddalena del Perugino sia il dipinto considerato come una copia della Maddalena di Raffaello. Nell’inventario della Villa del Poggio Imperiale del 1654, l’opera del Perugino si trovava nell’appartamento di Vittoria Della Rovere. Sebbene l’attribuzione al Perugino sia oggi comunemente accettata dalla critica moderna, nell’inventario del 1691, questo stesso dipinto, divenne opera attribuita a Raffaello. Gli storici dell’epoca sapevano che una Maddalena di Raffaello era andata perduta. Alla fine del XVII secolo, la descrizione dettagliata della Maddalena del Perugino, oggi conservata a Palazzo Pitti, rivela preziose informazioni. Il nome del donatore era iscritto sul busto della Maddalena, ma oggi non vi figura più. Se l’iscrizione sul busto “S.Maria Madalena” ha sostituito il nome del donatore, ciò dimostra che la Maria Maddalena, proveniente da Villa Borghese apparsa nella loro collezione nel 1693 e che reca la stessa iscrizione “S. Maria Madalena”, è un copia datata alla fine del XVII secolo dell’opera attribuita al Perugino. Nella versione della Maddalena di Raffaello non sono presenti iscrizioni ma motivi a forma di rombo che ricordano quelli presenti sul busto della Gioconda.

2 Quali erano i metodi di autenticazione?

R. Esaminarla a occhio nudo è il primo passo che fornisce gli indizi per situare l’opera nel tempo e all’interno di un movimento artistico o verso un’artista. L’intuito iniziale dunque è fondamentale, ma è sempre necessario poter ammirare le opere dal vivo. La competenza stilistica di quest’opera di grande finezza di esecuzione ci ha spinto a effettuare numerosi esami scientifici (pigmenti, immagini, supporto…). I  risultati hanno rivelato un’opera di grande maestria esecutiva che corrispondeva all’intero processo produttivo utilizzato da Raffaello Sanzio. Le analisi hanno evidenziato l’utilizzo del metodo dello spolvero che consiste nel trasferire un disegno preparatorio sul supporto della composizione pittorica e numerosi pentimenti del disegno fino all’opera finale. Si tratta di informazioni preziose per l’autenticazione dell’opera originale, cioè della prima che servì da modello. Questi elementi scientifici attestano che il ritratto di Chiara Fancelli con l’immagine di Maria Maddalena proviene quindi dalla fantasia creativa di Raffaello Sanzio. Le mie intuizioni iniziali dunque sono state confermate a livello scientifico e non solo.

3 Quanto lavoro dietro la ricerca di studio, pubblicata sull’autorevole rivista scientifica ISTE Open Science, Arts et Sciences, che comprende come membro del comitato di redazione, Philippe Walter, direttore del CNRS ed ex direttore del laboratorio del Museo del Louvre?

R. Abbiamo realizzato questa pubblicazione per fornire indizi storici sull’entourage, sugli influssi e sulle credenze del prodigioso Raffaello. La riscoperta di questo capolavoro ha permesso di far luce sulla sua evoluzione e sulle sue capacità artistiche e di poter collocare l’opera da un punto di vista storico.

4 Cosa differenzia la copia dall’originale, tra la Maddalena di Perugino e quella di Raffaello ?

R. Dal punto di vista scientifico, le analisi di riflettografia infrarossa permettono di vedere se è presente un disegno preparatorio e dei pentimenti che sono modifiche volontarie da parte del pittore nelle diverse fasi della produzione. La loro presenza ci permette di definire l’opera originale. Le analisi condotte sulla Maddalena di Raffaello hanno rivelato un disegno preparatorio facilmente distinguibile e numerosi pentimenti. La riflettografia ha rivelato, ad esempio, la presenza di capelli che cadono sulla nuca, assenti nell’opera finale, una bocca più ampia, una diversa forma degli occhi e capelli che debordano maggiormente sul viso. Nel dipinto i capelli sono stati sfumati in un gioco di ombre per evidenziare maggiormente il volto.

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Queste informazioni rivelano che Maria Maddalena proveniva dall’immaginazione creativa di Raffaello. Nella versione del Perugino, le analisi hanno evidenziato un disegno al tratto leggero che testimonia l’attività di un copista e una ricerca sulle mani che si spiega con la difficoltà di copiare mani estremamente fini. Dal punto di vista stilistico l’opera di Raffaello, eseguita con grande finezza, presenta sottigliezze assenti nella versione del Perugino che dimostra maggiore rigidità.

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La grazia e l’armonia della composizione che emanano dal ritratto dipinto da Raffaello, rendono vivo il modello. Come ha ricordato Nathalie Nolde, storica dell’arte e curatrice/restauratrice, la Maddalena di Raffaello emana forza e morbidezza insieme, in una luce molto più avvolgente di quella del Perugino. Un bravo pittore come Perugino riesce a copiare con facilità un’opera ma difficilmente riesce a riprodurre l’emozione dell’opera originale. I copisti non riescono a cogliere la reale espressività che è specifica di ogni pittore.

Un’opera originale attraversa il processo di una grande riflessione creativa, assente nel copista che si accontenta di riprodurre.

5 Chi era Chiara Fancelli con l’immagine di Santa Maria ? Vi è qualche aneddoto sulla sua vita?

R. Chiara Fancelli era di grande bellezza e fu modello tanto per il marito quanto per Raffaello. Giorgio Vasari, nella sua opera «Le vite de’ migliori pittori, scultori e artisti», la descrive parlando di Perugino «spose una fanciulla di straordinaria bellezza, dalla quale ebbe diversi bambini. Si dice che attribuisse così tanta importanza agli ornamenti di sua moglie che spesso si prendeva cura di lei lui stesso». Chiara Fancelli era per l’epoca, la Simonetta Vespucci di Botticelli che rappresentava la bellezza ideale.

6 Quanta finezza e delicatezza racchiude questa opera? 

R. Questo ritratto con l’effigie della Maddalena si discosta palesemente dal rigido modello del Maestro Perugino e si avvicina nel tecnicismo e nello splendore alle opere e allo spirito di Leonardo da Vinci. Come nelle opere di Leonardo, seppe rappresentare l’essere e lo stato della sua anima. Che dà vita al corpo e anima il ritratto. La pittura era per Raphaël “cosa mentale”. Come nel maestro toscano esisteva una psicologia pittoresca dove la pittura è un linguaggio. La scienza era al servizio di questa bellezza divina nel giusto rispetto della distribuzione delle ombre e della luce e nell’uso armonico dei colori. Lomazzo diceva che “per acquisire il dono di commuovere le persone cogliendo i moti dell’anima bisogna studiare soprattutto e soprattutto Leonardo”. Raffaello lo capì e, nonostante la differenza di età, questi due prodigi, di grande curiosità, erano spinti dalla stessa ricerca: raggiungere il divino! Sfumato.

7 Come si presenta questa Maria Maddalena all’occhio dell’osservatore?

R. La rappresentazione della Maddalena di Raffaello trae ispirazione dal suo incontro con Leonardo da Vinci a Firenze, intorno al 1505. Uno studio di Raffaello che rappresenta la Gioconda testimonia che il giovane prodigio ebbe accesso alla bottega del genio toscano.

La Maddalena di Raffaello ricorda la rappresentazione della Gioconda. Raffaello, come Leonardo, sapeva dare l’illusione della vita e condividere l’anima del modello. È un ritratto “pro-tradimento”, che indica l’azione di tirare, di togliere cose dalla realtà, cioè un ritratto più grande della vita. È proprio questa rappresentazione dei vivi a cui si dedicò Leonardo da Vinci e che ispirò Raffaello nella sua Maria Maddalena.

In questo ritratto Raffaello utilizzò anche la tecnica dello Sfumato che conferisce un’aura allo stesso tempo mistica e umana.

Il giovane prodigio aveva inventato un metodo ingegnoso per lasciare una certa incertezza alla fine del contorno e dare un effetto “sfumato”, un metodo più veloce di quello di Leonardo ma meno sottile. Uno sguardo più attento al tecnicismo dei suoi ritratti dei primi del 1500 rivela un’alta concentrazione di pigmento nei contorni dei volti che rappresenta la sua impronta artistica. Lo spessore totale degli strati di preparati, smalto e olio non raggiunge il millimetro, il che rivela grande maestria di esecuzione e notevole finezza.

Le macrofotografie scattate hanno permesso di descrivere dettagliatamente il modo in cui sono stati dipinti gli occhi di Madeleine. I dettagli sono caratterizzati da pupille nere semivisibili perché parzialmente coperte dalle rispettive palpebre superiori; in entrambi gli occhi sono presenti sfumature verdastre sopra o intorno alle pupille; l’iride è bruno-arancio; la sclera è bianca con lievi sfumature grigio-azzurre chiare; l’angolo mediale è evidenziato con piccole pennellate rosa vivo; il bordo della palpebra inferiore è rosa chiaro, mentre quello della palpebra superiore è segnato con pennellate viola scuro e nere. Minuscole pennellate bianche vengono inserite dal pittore tra la pupilla e l’iride per simulare i riflessi della luce. Un modo molto dettagliato e particolare di dipingere gli occhi che costituisce un elemento di paragone con altre opere di Raffaello dove ritroviamo esattamente lo stesso procedimento nei suoi ritratti di Baltazar Castiglione e Bindo Altoviti.

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Portrait of Baltazar Castiglione, Raphael Sanzio                Portrait of Bindo Altoviti, Raphael Sanzio

Come Leonardo, Raffaello aveva questa capacità di dare profondità allo sguardo e di illuminarlo. L’occhio, che rappresenta lo specchio dell’anima, comunica emozioni e, ovunque nel mondo, ha un solo linguaggio.

8 Credi che vi siano altre opere ancora da scoprire nello studio delle opere di pittori del Rinascimento italiano?

R. La storia dimostra che le opere possono riaffiorare ma bisogna stare molto attenti alla loro competenza dove arte e scienza devono coniugarsi.