A CATANIA UN CONVEGNO SU “LE VERITÀ NASCOSTE”

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Attualità /Speciale

A cura di Maria Cristina Torrisi

“Le verità nascoste. Da Aldo Moro a Piersanti Mattarella e Pio La Torre”. È il titolo del convegno che si è svolto stamani, 12 gennaio 2016, presso l’ Auditorium del  dipartimento di Scienze Umanistiche del Monastero dei Benedettini di Catania.

L’incontro nasce con l’intento di credere che è compito dell’Università attraversare i problemi del presente.

“Non può l’Università essere un isolotto distaccato dalla storia – ha spiegato il prof. Antonio Pioletti -. Abbiamo concepito dei laboratori di atenei su tematiche trasversali che rispondono ad esigenze di grande importanza”.

“È necessario il momento di confronto con la realtà – ha detto Giacomo Pignataro, Magnifico Rettore dell’Università -. La formazione universitaria non può avere l’ unico obiettivo di trasmettere conoscenza professionale”.

Dal fenomeno mafioso nelle attività imprenditoriali ai luoghi del potere, l’excursus ha puntato sul confronto con verità nascoste  che toccano realtà difficili.

L’iniziativa,  dedicata alla memoria di Elena Fava,  è stata sostenuta da “Memoria e Futuro”, “Libera Associazione,  nomi e numeri contro le mafie” e “Associazione antimafia Fuori dal Coro”.

Giancarlo Magnano San Lio, Direttore DISUM,  ha ribadito l’impegno dell” Università che deve essere di grande apertura al territorio. Concetto confermato  anche da Giuseppe Strazzulla, Coordinatore di “Libera” che pone al centro la lotta alle mafie,  e Sandro Immordino, Coordinatore “Memoria e Futuro “.

A coordinare l’incontro Alessandro Galimberti, Presidente Unione Nazionale Cronisti Italiani.

Nicola Tranfaglia, dell” Università di Torino, ha ricostruito le stragi del nostro Paese. Da Aldo Moro alle stragi del 1992-93: una storia ancora da scrivere.

“Per 15 anni l’Italia è apparsa come il Paese delle stragi: 360 vittime e 1400 feriti. Questa vicenda, partita nel 1969, trae le sue radici dalla seconda guerra mondiale. Cosa significa il rapimento e l’assassinio di Aldo Moro? Aldo Moro rappresentava l’uomo dei comunisti. A tal proposito, la commissione stragi ha parlato di doppia lealtà su due punti di vista : il doppio stato che mette in discussione la modalità democratica. Potere occulto che si muove con illegalità, scaturito dalla strategia dell’attenzione che esclude i comunisti secondo quando deciso dagli Stati Uniti e secondo un patto triangolare tra Italia,  Stati Uniti e cosa nostra”.

La politica di Moro vede la DC vittoriosa. Ma lui è un leader naturale che è in grado di esercitare un ruolo nella politica. La strada da intraprendere è il partito socialista e Moro parla della necessità di convergenze democratiche e di un’evoluzione politica negli scontri di governo.

Interessante il contributo di Giorgio Mannino grazie ad un video – interviste realizzate agli studenti dell’Università di Palermo, i quali hanno mostrato di sapere ben poco sui delitti Moro, Mattarella e La Torre. 

Stefania Limiti,  giornalista e scrittrice, ha parlato dei buchi neri nella strategia della tensione e dei servizi segreti nell’arco del tempo interessato.

“Parliamo di poteri occulti, uomini cerniera che hanno fatto da ponte nel mondo dell’illegalità,  forze sommerse presenti nelle stragi, nate per destabilizzare il sistema. I delitti Moro, Mattarella, La Torre non hanno trovato risposte giudiziarie soddisfacenti. Che cosa accadde ai nostri servizi segreti? Gli agenti segreti, per legge, vennero chiamati a riportare tutto ai loro superiori. Fu dato un  limite all’Intelligence che divenne appartenente ai partiti. Nel momento del rapimento i servizi segreti furono azzerati. Gli agenti di influenza atlantica, infatti, vennero riorganizzati nel ’76 – ’77. La P2 spostò  le sedi in organizzazioni di potere occulte per aggredire anche militarmente i poteri legali. La massoneria chiese ‘a cosa nostra’ di entrare nel loro contesto. La mafia, da potere sovrano, accostata allo Stato, divenne “esecutore”, decapitando la classe politica scomoda. Le tecniche sottili sono tutte le operazioni terroristiche e gli assassini politici attraverso addestramenti nati per dare responsabilità agli organi politici. Si assistette inoltre alla rinascita delle forze neo – fasciste poste per azioni destabilizzanti che causarono i delitti e le azioni di puro terrorismo. Gli apparati dello Stato organizzarono una grande operazione di devianza della verità”.

Dopo l’intervento, e’ stato inoltre interessante un video del figlio dell’avv. Ambrosoli, vittima della mafia.

Adriana Laudani,  avvocato,  deputato regionale del Pci,  ha discusso di mafia, politica e affari negli anni ’80 in Sicilia.

“Le troppe verità di comodo non consentono di praticare sino in fondo la nostra responsabilità di cittadini – ha affermato -. Con  Mattarella e La Torre, vertici politici della storia nazionale e regionale  e morti per molti senza ragione, ho condiviso speranze e paure. Devo a questi due uomini il valore straordinario del loro operato. Quello che ricordo di più è il passaggio di cambiamento politico attraversato da un conflitto di dimensioni enormi: nelle strategie per attraversare il momento storico vi erano i conservatori ed i progressisti. Si cercarono le forze migliori della DC e del comunismo ma subentrarono le forze occulte ‘politico, affaristico, mafioso’. I delitti di Mattarella e La Torre si collocano dentro questo scontro politico in cui essi si schierarono da una parte, per un esito progressista”.

Un valido approfondimento è stato dato dall’ intervista video di Nando Della Chiesa.

Ernesto De Cristofaro, dell’Università di Catania,  ha discusso sulla legge Rognoni – La Torre: un itinerario laborioso.

“Il filo che percorre questo intervento è che il movente di alcuni delitti attribuiti alla mafia hanno convergenze diverse. Si spiegano piuttosto ad una nota politica più ampia. La gran parte dei processi che si consumano tra gli anni ’60- “70 si concludono  per assenza di prove. Si fa molta fatica per la mancata risposta culturale e per il livello di consapevolezza”.

Andrea Purgatori,  giornalista,  scrittore e sceneggiatore ha parlato di depistaggio: prassi investigativa. Egli ha dato la sua personale esperienza analizzando i fatti storici attraverso l’ informazione, ‘per raccontare il Paese con profondità”. “Vi fu una fase in cui emersero giornalisti in grado di scavare – ha detto  -, un’altra in cui, con tangentopoli, il giornalista rinunciò  al ruolo di scavare e analizzare. Gli editori, spaventati, trovarono come unica certezza i verbali della magistratura che garantivano. Oggi succede che siamo stretti in una tenaglia”.

L’incontro si concluderà nel pomeriggio con gli interventi di Aldo Giannulli, storico; Giuseppe Lo Bianco, giornalista de “Il Fatto Quotidiano”; Nino Galloni, economista; Armando Sorrentino avvocato e parte civile nel processo La Torre, e Antonino Di Matteo, Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Palermo.