La “Leda e il cigno”, finalmente ritrovata. L’intervista alla studiosa Annalisa Di Maria

WhatsApp Image 2023-03-17 at 12.13.23

ARTE

L’ INTERVISTA DI MARIA CRISTINA TORRISI

 

maria-cristina-torrisi-1-300x300

Un’altra formidabile scoperta della dottoressa Annalisa Di Maria, esperta e studiosa di fama internazionale di Leonardo da Vinci, dopo il Cristo di Lecco e il bellissimo « cavallo ideale » appartenente alla mano di Leonardo, è la Leda e il cigno, finalmente ritrovata. Quest’opera, che era nella collezione di Francesco I a Fontainebleau e si credeva perduta (è ora custodita nella prestigiosa collezione del Conte Pembroke alla Wilton House) grazie allo studio approfondito della De Maria, è tornata alla luce.

Amicizia consolidata per Nuove Edizioni Bohémien, la studiosa è stata mia ospite per una nuova intervista.

WhatsApp Image 2023-03-17 at 12.13.23

1 Annalisa, intanto complimenti per questa nuova scoperta. Parliamo di: “Leda e il Cigno”, una delle opere vittima di varie attribuzioni sbagliate, causa di un inventario erroneamente catalogato che era ripreso, senza verifica, da molti storici dell’arte. Quale è stato il tuo lavoro di ricerca?

Grazie. Posso dire che sono guidata principalmente dalla mia passione per il Rinascimento e soprattutto per Leonardo da Vinci che ha sempre suscitato la mia curiosità fin dalla mia più tenera età.

Sarebbe pretenzioso dire che basta un occhio per riconoscere le opere di questo genio o di uno storico dell’Arte.

Secondo me, per riuscire davvero a studiarlo e capirlo, l’arte, la storia da sola non basta. Leonardo era un grande scienziato, prima di tutto. È quindi necessario circondarsi di specialisti.

Questo è il mio compito di esperto, quello di svolgere uno studio approfondito dell’opera in cui si combinano l’impareggiabile tecnica di Leonardo da Vinci, la scienza, la filosofia e avere punti di riferimento storici.

2 Sei riuscita a trovare un errore di inventario che ha generato confusione. Tale operato è stato un lavoro di squadra, realizzato con l’aiuto del Prof. Emeritus J-Ch.Pomerol e della specialista N.Popis.

Grazie al prezioso aiuto dei miei colleghi francesi, una lunga consultazione di archivi e documenti antichi ha permesso di trovare un errore nell’inventario della collezione reale di Fontainebleau risalente alla fine del XVII secolo.

3 Facciamo qualche passo indietro nel tempo. Alla fine del XVII secolo, storici dell’arte, sulla base di un errato inventario, ritennero  che la Leda di Leonardo fosse ancora nelle collezioni francesi quando era la copia della Leda descritta nel 1642 dall’abate Dan nel suo libro “Le trésor des Merveilles de Fontainebleau”. Puoi fare chiarezza su questo dato storico?

Cassiano del Pozzo fu infatti l’ultimo ad aver visto la Leda, nel 1625, nella collezione di Fontainebleau. L’abate Dan, nel suo inventario indicava la presenza di una Leda, che era una copia di quella di Leonardo. Nella sua descrizione menziona due bambini e non quattro come nell’opera del Maestro. Sfortunatamente, durante l’inventario della fine del XVII secolo, questa copia fu inventariata come originale.

4 Il dipinto della Wilton House fu acquisito nel 1627 dal 14° Conte di Arundel, Thomas Howard, soprannominato “il Conte collezionista”. Tra i suoi incredibili acquisti, aveva acquisito il Codex Arundel e il Codex Windsor. La Leda e il cigno di Leonardo è sempre stata catalogata, fin dalla sua acquisizione da parte del Conte, come opera di Leonardo da Vinci?

Esatto, l’attribuzione fu mutata a favore di Cesare da Sesto, nei primi anni del 1900. Gli storici si affidarono all’erroneo inventario di fine ‘600 e per loro l’opera non poteva trovarsi in due luoghi contemporaneamente, quindi cambiato l’autore del dipinto senza fatti. Cesare infatti copiò le opere di Leonardo ma nulla giustifica tale attribuzione. Lo studio di Leda da un taccuino di Cesare Dal Sesto, che si trova alla Morgan Institute, rivela un approccio stilisticamente e tecnicamente molto lontano dall’opera di Wilton House, ma presenta forti analogie con il dipinto di Villa Borghese, che peraltro gli è stato affidato. La Leda di Cesare ha un corpo carnoso, snello ma sproporzionato con un busto piccolo rispetto alle gambe.

WhatsApp Image 2023-03-17 at 12.13.21

5 Quale testimonianza attesterebbe che il dipinto sopra citato è di Leonardo?

Gli archivi di Wilton House ricordano che l’opera era di mano di Leonardo sin dalla sua acquisizione da parte di Thomas Howard, che era un grande conoscitore e collezionista. Inoltre, una copia del ritratto di Leda realizzata da Luca Worsterman reca la menzione “Leda e il cigno di Leonardo da Vinci, Collezione Arundel, 1627”.

WhatsApp Image 2023-03-17 at 12.13.22

6 Quando fu cambiata la versione dell’ attribuzione?

L’attribuzione fu cambiata agli inizi del ‘900 per una mostra alla National Gallery organizzata da Kenneth Clark e fu purtroppo ripresa, senza verifica, da altri storici dell’arte. Questo errore di inventario era stato però corretto dall’eminente Eugène Muntz, in un rapporto dell’Accademia delle Lettere francese, datato 1890 ma penso che la barriera linguistica non consentisse un aggiornamento di queste informazioni al di là della Francia.

7 Nel dipinto emergono le leggi pittoriche del trattato di pittura del Maestro? Insomma, la costruzione dell’opera di Leonardo è basata sul sistema vitruviano per ottenere proporzioni perfette?

Leonardo da Vinci aveva una grande padronanza tecnica e soprattutto una scienza della misura e delle proporzioni che i suoi discepoli non avevano. Nella sua opera “Leda e il cigno” vengono rispettate tutte le leggi pittoriche del suo trattato di pittura. La sua Leda ha un posto centrale a differenza delle copie realizzate. Il suo corpo sollevato si distingue dallo sfondo. Questa perfezione nell’arte deriva dalla giusta e naturale distribuzione delle luci che annegano nell’ombra. Vengono segnati solo i muscoli del corpo in sforzo e in movimento. I contorni che circondano il soggetto sono più accentuati nelle parti illuminate (parte superiore del corpo di Leda) e meno accentuati in quelle poste in ombra (parte inferiore del corpo di Leda).

Da grande osservatore, il maestro imitava la natura tenendo conto degli effetti atmosferici che trasponeva nei suoi dipinti. In “Leda e il cigno”, il paesaggio misterioso e nebbioso, sullo sfondo di montagne imponenti, evoca il luogo di residenza degli Dei presso i Greci. Il corpo di Léda prende vita grazie a una prospettiva atmosferica che consiste nel creare piani successivi modulando gradualmente i toni, fino a raggiungere questo sfondo leggero, vaporoso e vibrante, tra il reale e l’irreale, ovvero la transizione tra due mondi descritti dal poeta Ovidio.

La costruzione dell’opera di Leonardo da Vinci è incredibilmente precisa. Il centro del dipinto si trova nella stessa posizione del centro del corpo di Leda, precisamente all’altezza del pube. Leonardo considerò l’articolazione del corpo in movimento per ottenere proporzioni perfette basate sul sistema vitruviano. I discepoli, non avendo la stessa mente scientifica del Maestro, si allontanarono dalle leggi della proporzione e dell’equilibrio immaginate dal Maestro. L’inquadratura e la composizione delle copie mancano di armonia. Leonardo aveva condiviso con loro la sua esperienza pittorica ma aveva tenuto per sé questo connubio tra arte e scienza che si ritrova solo nelle sue opere.

pr

8 Una nota da sottolineare è il modello definitivo della sua Leda,“Salaï”, bellezza androgina spesso utilizzato come modello per il San Giovanni Battista …

Leonardo da Vinci, nelle sue note, accenna al fatto che le donne di Messer Giacomo Alfeo potrebbero servire da modello. Gli studi della Leda tenuti presso il Royal Collection Trust di Windsor si concentrano principalmente sul design di un copricapo intricato e di grande raffinatezza. Su questi studi, il modello utilizzato non è quello trovato negli altri studi di posizionamento e nella creazione finale.

Il modello utilizzato nel progetto definitivo della sua Leda fu Gian Giacomo Capprotti detto “Salaï”, uno dei suoi più stretti discepoli e confidenti, che il Maestro adottò dall’età di 10 anni. Di bellezza androgina e inquietante, fu spesso utilizzato come modello da Leonardo da Vinci, in particolare come San Giovanni Battista “Bacco”. La scelta di questo modello maschile per rappresentare Leda, una donna, testimonia un grande simbolismo ereditato dall’antichità. L’androgino incarna lo scopo di ogni essere che è andato oltre le sofferenze del mondo delle apparenze per integrare l’unità primaria da cui emana. Questa dualità è quindi un simbolo universale di uno stato unificato che possiede al suo interno le virtù maschili e femminili. Leonardo ha così evidenziato il pensiero neoplatonico dove ogni essere umano possiede in sé le qualità dei due sessi opposti per raggiungere l’equilibrio e trovare la chiave della sua natura celeste.

WhatsApp Image 2023-03-17 at 12.13.22 (2)