LE ODI

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Le Odi

A cura di Ludovico Anastasi

 

NIDO MEMORIA

E delle brevi divertite ore con anfibi e mantelli a sfidar le piogge, piccoli mattacchioni noncuranti delle sgridate certe, non restano che sorrisi sospesi sulle facce corrugate per rimescolio di date, sopraggiunte le tante, lunghe, persistenti e amare.

 

AUTUNNO

Oggi e’ nuvolo compatto, fa fresco. Respira l’anima dopo l’afoso caldo. Una volta festeggiavo con un disco vecchio, in vinile, ora giacente in un ripostiglio. E’ la sorte dovuta al cambiamento, tributo che anch’io pago in carne e in spirito. Cosi’ nel tempo si fa sempre piu’ cauto l’abbraccio, nelle abitudini scema il desiderio, e non vi sono scappatoie all’indietro. Di me stesso, tremante, faccio giaciglio.

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E mi si spezzano le stelle ad una ad una. A frammenti il cielo svela la sua trama.

 

RABBIA

E’ giunta l’ora che dal centro dell’universo la riprenda. Ben salda le stelle l’hanno custodita. Il cosa farne e’ domanda unita allo sprono di una coscienza talpa. Tengo recluso il pascolo di una cometa dalla coda monca. D’abbattere i recinti ho premura. Di Sereni leggo e rileggo “intervista ad un suicida”.

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MALOSTARE

Di un libro ora mi stressa il dovere morale di portare a termine la lettura. Alicia Gimenez-Bartlett: la sua Petra Delicado sta in stanca avventura. Passo a Emily Dickinson, la divina poetessa. Aumenta la paura per incipiente stanchezza che a se’ tutto chiama. L’inizio della fine, forse, e, Dio non voglia, la troncatura.

 

CONSIGLI DA TRE SOLDI

E nei sommi momenti fragili non prestiamo il fianco ai nemici, non mostriamo cedimenti. Nei cuori custodiamo eroi, aedi, maestri eccelsi, ma in fondo siamo soli nei ritagli di tempo veramente nostri, povere vite curvate al peso dei risvolti.

 

ACIREALE

Di te poco o nulla mi curo: so quanto ne sa il passero delle molliche gettategli attorno. Sbeccata, sparsa in cocci ti spero.

 

IL TRIBUNALE DI DENTRO

Chi sbatte la porta?- il vento -rispondo al nemico mio me stesso, infastidito giudice dal tum tum martellante e rapido. Una volta il vento era tuo amico, ricordo all’amico mio me stesso. Oggi e’ vietato dar fastidio! A questa amicizia si celebra il processo!.

 

E se questa stanchezza infinita fosse caverna esplorata dagli speleologi dell’anima forse m’uscirebbe qualche lacrima liberatoria assieme ad una risata e ricomincerebbe a scorrere piu’ veloce la fonte della vita verso la gran corte della sua foce dove piu’ materna scivola la morte.