RECENSIONI/INTERVISTE E REPORTAGE
A cura di Maria Cristina Torrisi
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LE ODI
A cura di Ludovico Anastasi
VENTO
Da tre giorni e tre notti vesti leggera brezza senza scatenare in me tempesta alcuna. La bonaccia mi rattrista, raduna ricordi come armata in avanzante ascesa dal fu di ieri all’oggi triste piu’ di allora. Dicono vestiro’ la fronda con tumulti a schiera dentro l’anima e il cuore a battere fino a sera, a tarda ora.
IL CAPPELLO A FALDE LARGHE
Non necessario al gentile inverno isolano mi modella i capelli a suo piacimento cosi’ che con la mano li sistemo allo specchio piu’ del dovuto, vezzo di compiacimento nel lento ragguaglio di cosa sono stato durante il giorno.
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A cura di Ludovico Anastasi
Ho smesso il mio mieloso pregare, c’e’ un grande via vai nel mondo. In tempi lontani scrissi che sulle ginocchia di Dio avrei voluto giocare. Afflitto dal peso mi sono perso e al lumicino sono ridotte le speranze del gioco. Meglio fossi nato gatto o uccellino.
I RIMPROVERI
Sconsolate le altitudini mi cercano mentre girovago sull’orlo dell’abisso, io, effimero carezzato dall’Eterno affinche’ non smarrissi mai il giudizio ora, smarrito, in questo inizio d’inverno, gravi giudizi attendo.
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LE ODI
A cura di Ludovico Anastasi
1 E il demerito mi assale in questo chiaro settembrino: quel che a lei chiaramente avrei dovuto dire, l’ho taciuto.
2 Giano bifronte, Acquario, mi taglio a sangue con le mondane forbici del giudizio vario a secondo degli umori che si susseguono come discenti in fila ai primi veri esami, ora terribili e quotidiani.
3 DIO ABITA IL PASSATO.
Tengo fermo il timone nello specchio d’acqua dei miei morti. Li’ non fa tempesta e se volge a nuvolo e’ per sentir piu’ intima la festa degli amori. Li’ sta la santita’ dei sorrisi, dei gesti buoni. Sta tutta li’ la meraviglia della vita e la sua grazia. Li’, nei vivi alla morte invisi, perche’ attorno, c’era da crearmi gioia. Poi, si sa, paziente la scaltra mastica l’attesa...
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A cura di Ludovico Anastasi
Giano bifronte, Acquario, mi taglio a sangue con le mondane forbici del giudizio vario a secondo degli umori che si susseguono come discenti in fila ai primi veri esami, ora terribili e quotidiani.
DIO ABITA IL PASSATO
Tengo fermo il timone nello specchio d’acqua dei miei morti. Li’ non fa tempesta e se volge a nuvolo e’ per sentir piu’ intima la festa degli amori. Li’ sta la santita’ dei sorrisi, dei gesti buoni. Sta tutta li’ la meraviglia della vita e la sua grazia. Li’, nei vivi alla morte invisi, perche’ attorno, c’era da crearmi gioia. Poi, si sa, paziente la scaltra mastica l’attesa. Si, stava tutta li’ la vita, nella casa materna ora per sempre chiusa.
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