LE ODI

LE ODI
A cura di Ludovico Anastasi

 

E tutto si somatizza ed anche di premura subendo le bastonature alla nuca da parole impastate a imbracatura alla vita. La stessa che per equivoci, per clandestini pensieri, sin da bambino s’addiziona in somma amara.

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Ah questa strana calma che prelude ad audaci azioni come farfalla dalle smorte ali che si lascia morire sopra un fiore.

 

TEMPORALE

E adesso viene giu’ come belva ferita dalla anomala novembrina calura, la pioggia. E’ protagonista assoluta, le strade in fiumi trasforma. Chiama il vento a congiura. Narcisa e sicura costringe le piante alla lotta. Non si puo’ rubare per lungo tempo la scena a cosi’ gran primadonna.

 

DEL MIO FALLACE ESSERE

Degli opposti in quale alambicco il transito? Trattenuta a fior di labbra senza precisa rabbia sinistra bestemmia sfiata. Esterefatto il cuore nel sacro ambito. Verso il Custode alata anima piange e frena.

 

REGIA OCCULTA

E proviamo a temporeggiare, a dare giusta scansione ai tumulti interiori collocati su fogli dove c’e’ tutto da scrivere. Nei sogni c’e’ tutto un agire d’esistenza che fugge. Di questo debole lume la vita c’e’ testimone.

 

HO LE BATTERIE SCARICHE

E da quale cattivo pensiero venisti al mondo, mondo che per proiezione di desiderio ti creasti un Dio che nemmeno sai buono o malvagio. Io stavo estatico a contemplarti e ancora ti contemplo in acqua e fuoco, in carne e desiderio. Ancora, in sole o pioggia e vento sto incantato, io, stupido malriuscito schizzo.

 

VENTO

E mulinella, sbatte, s’allontana. Risbatte indietro il bicchiere di plastica prima sospinto. E come assomiglia alla mia vita, quasi un dipinto.

 

 

 

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