L’ARTE DI GIOVANNI PAOLO TROJA PER SENSIBILIZZARE SULLA SINDROME FIBROMIALGICA

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ARTE

A cura di Maria Cristina Torrisi

L’ARTE di Giovanni Paolo Troja si fa portavoce di una denuncia sociale che ha l’intento di sensibilizzare il pubblico sulla sindrome fibromialgica. Lo fa per dare voce alle esperienze di chi vive con questa condizione.

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Tale progetto è racchiuso nelle pregevoli installazioni ed opere del maestro Troja che mettono in risalto i dolori causati da questo “male invisibile” pur tuttavia esistente. “Echi di Tarlo sotto la pelle, come tarli nel buio i dolori scavano sentieri; la luce li rende poesia”.

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La Rivista Nuove Edizioni Bohémien ha più volte organizzato convegni su tale disagio, portando la testimonianza di malati cronici, e oggi, sempre per approfondire la tematica e sostenerla, ha voluto raccogliere la testimonianza dell’artista.

“L’obiettivo del mio lavoro -ha affermato Giovanni Paolo Troja – è trasformare il dolore e le sfide quotidiane legate alla fibromialgia in un’espressione creativa, capace di accendere una luce di consapevolezza e solidarietà. Attraverso opere d’arte funzionali (lampade, poltrone, ecc), installazioni e momenti di racconti di vita vissuta, voglio creare un dialogo che rompa il silenzio su questa sindrome, promuovendo comprensione e supporto, attraverso un percorso che porti l’osservatore a comprendere meglio la fibromialgia”.

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A detta dell’artista, le opere sono realizzate utilizzando legno di recupero da vecchie sedie, scale e altro, materiale simbolico che rappresenta la vita quotidiana di chi convive con la malattia: oggetti comuni, apparentemente funzionali, ma segnati dall’usura del tempo e dai danni invisibili del tarlo.

Ma perché la scelta del tarlo?

“Il tarlo – ha ancora spiegato -diventa metafora della fibromialgia: i fori e le gallerie nel legno rappresentano il dolore cronico e l’erosione silenziosa della vitalità, visibili solo a un’osservazione attenta. La fibromialgia è una malattia invisibile, attualmente non riconosciuta nei LEA (livelli essenziali di assistenza), e il tarlo è un insetto che opera nascostamente nel legno, condividono profonde similitudini. Entrambi agiscono in modo subdolo, sfuggendo alla vista, ma lasciando segni devastanti”.

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Dal paragone prende forma la verità e Giovanni Paolo Troja lo testimonia con le sue dichiarazioni: “La fibromialgia erode il benessere fisico e mentale di chi ne soffre, con sintomi come dolore cronico, stanchezza e nebbia cognitiva, spesso invisibili agli occhi esterni, proprio come i tarli consumano il legno dall’interno, lasciando solo minuscoli fori come traccia del loro passaggio. Il legno, apparentemente integro, può crollare sotto il peso del danno interno, così come chi soffre di fibromialgia può apparire “normale” mentre combatte una battaglia silenziosa. Entrambi, malattia e insetto, sono insidiosi”.

Concept artistico

Le opere principali sono sculture e installazioni create con frammenti di sedie e scale, lasciati volutamente grezzi per mostrare i segni del tarlo.

I fori e le crepe nel legno sono evidenziati con vernici viola e foglia d’ oro, il viola, colore associato alla consapevolezza sulla fibromialgia, viene utilizzato per dipingere dettagli o colare resina e segatura nelle gallerie dei tarli, rendendo visibile il “dolore nascosto” e rappresenta la lotta e la resilienza; l’oro, simboleggia la luce, la speranza e il suo valore intrinseco di chi affronta la malattia, viene applicato in tocchi sottili – come foglia oro o fili elettrici e rifiniture – per celebrare la forza di chi convive con la malattia.

Questi colori non coprono il danno, ma lo trasformano in bellezza, rendendo visibile ciò che è nascosto.