“RITUAL ROSE, TRANS-ART COME MEDITERRANEO BIANCO SGUARDO MALIE”. TRA ARTE, TRADIZIONE E AVANGUARDIA.

Archeologia & Dintorni – Nuove Edizioni Bohémien –  Lo Speciale di Dicembre 2013

A cura di Clara Artale

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Vitaldo Conte è teorico, curatore d’arte e saggista. Docente di Storia dell’Arte Contemporanea all’Accademia di Belle Arti di Roma, ha scritto e pubblicato molti libri che hanno riscosso grande successo presso pubblico di lettori e critica.

Da pochi giorni è stato presentato il suo nuovo libro “Ritual Rose, trans-art come mediterraneo bianco sguardo malie”, edito da Gepas di Avola. La collaborazione con l’editore Orazio Parisi è più che decennale.

È forte il legame con la Sicilia; «è terra di ferite. Nasce da un taglio nell’acqua.» Tra mito e tradizione volge lo sguardo all’essere donna, anche nel contesto dell’isola. Al modo di essere miticamente uguale a sé stessa, fra lo scorrere incessante del tempo. «Grazie alla Body Art le donne hanno riscattato sé stesse. La donna diviene protagonista negli anni trenta del Novecento. Attraverso la sua arte, per tradizione, cuce da sé il proprio corredo. Intreccia le trame. Questo “gesto” appare ora come un tessere la propria vita. Impetuosa la presenza di Penelope, metaforicamente artefice del proprio destino.»

Il testo è un crogiolo di conoscenze, passione, arte; la corposità dei concetti non impedisce però una lettura fluida, scorrevole, impalpabile. La prima sensazione che giunge, terminato il testo, è l’armonia; ne sono imperniate le pagine, le idee che vi gravitano attorno. Come afferma l’autore, viene affrontato il «rapporto tra arte, tradizione e avanguardia. L’avanguardia recupera sempre ciò che di più estremo c’è nella tradizione. Un esempio ne è la Beauty Art; anche i popoli primitivi usavano il proprio corpo come superficie di segnalazioni rituali. Ciò è stato recuperato nel make-up. La parola anomalia racchiude in sé il termine “malia”, sguardo perturbante, segnalatore di anomalie, oltre che di seduzione.»

Forte è il legame con “l’Arché”, con l’architettura antica e dell’antico, con il dolmen e l’anima delle pietre, con lo spirito del mondo insomma. «L’Archeologia rimanda alla costruzione dell’Anima. L’avanguardia è l’origine del mondo. Il suono, il rumore, il Mantra.»

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«Se hai due monete con una compra il pane, con l’altra compra rose per il tuo spirito».È il verso di un poeta persiano che Vitaldo Conte riportò in occasione di una mostra sulla DonnArte nel Salento. La rosa rossa e lo sfondo della tela bianca ricorrono varie volte, come immagini, nel testo. Mi chiedo cosa rappresenti la rosa rossa. Se abbia un significato simbolico oltre alla passione che ha la funzione di scagliarsi, in una lunga antitesi, contro il “foglio” puro, candido. «Attraversa tutte le epoche. Basti pensare al fiore di Dioniso. Rispecchia poi altri significati nelle rose di devozione ai santi, ai martiri. La rosa è una maschera nella sua simbologia rituale. È simbolo di ritualità tra Mistico e Desiderio. Ha un valore simbolico. Mi riferisco soprattutto alla rosa “antica”; le sue caratteristiche erano la fioritura in un tempo stabilito, l’intenso odore. Ha un solo passaggio nella vita: nasce, cresce e muore. Festeggia per la vita donata, anche se per una sola stagione. C’è poi l’altra faccia della medaglia. Quel foglio bianco sul quale si poggia, in antitesi. La carta ha una musicalità; dopo vari utilizzi il suono è differente. Si consuma, si usura, si brucia, lentamente. Si attua la magia del silenzio-rumore; la quiete è il momento precedente, creativo della musica. In fondo, “è nel silenzio che parlano gli dei”

In questi intrecci di pace e tumulto, rosso e bianco, è come se la componente mitica prendesse vita e insieme si fondessero l’apollineo e il dionisiaco.

Vitaldo Conte riporta un modello che insegna e illustra la vita stessa. «Marco Mastrangelo è un ragazzo “diversamente uguale”. Si è laureato in pittura a Foggia. È un pittore compiuto; oggi, insieme con terapeuti, è il punto focale, di riferimento, di molti ragazzi autistici che come lui amano l’arte.»

Un altro concetto importante che sta dentro al viaggio a cui la lettura del libro invita è quello dell’arte per la terapia. «L’anomalo viene letto come diverso. Non solo la follia, ma ogni tipologia di disagio è vista come anomalia. Per essere degli artisti poi, bisogna essere toccati felicemente dalla follia. Il Miur ha riconosciuto il corso “Arte per la terapia”. Gli esempi dell’arte al servizio della cura non mancano, come quello dell’ospedale psichiatrico di Praga diretto da un artista dell’Accademia delle Belle Arti di Firenze.»

Basti pensare alla meraviglia che comunica l’arte. Al senso di completezza. Concentrarsi sulla visione dell’opera che più ci affascina. Tutto sembra colorato, profumato, di quella stessa essenza; personalmente, sento le stelle della “Notte stellata”  di Van Gogh brillare sulla mia testa. Il vortice di mistero che si raccoglie sulla cittadina accarezzata dalla luna. Riesco a percepire la presenza della gente che abita oltre le lucine delle finestre illuminate. Non lascia indifferente, l’arte. La “Sindrome di Stendhal” ne è prova; tocca la nostra psiche, la scuote, la rivolge completamente.