SOS democrazia e libertà.La minaccia dei Fondi sovrani

Attualità

A cura di Enzo Coniglio

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Ma a che serve un sistema scolastico se non offre ai cittadini gli strumenti per capire e per gestire responsabilmente il proprio presente e il proprio futuro.  Il mondo evolve e alcuni concetti che erano certezze ieri, non lo sono più oggi. Anzi, in alcuni casi, sono assolutamente false e/o facilmente falsificabili su temi fondamentali come: “Libertà”, “Sovranità degli Stati”, “Democrazia”.
 Si tratta di principi fondanti la stessa Carta costituzionale italiana di cui oggi celebriamo i 70 anni e che quindi meritano una approfondita analisi per non rischiare di ritrovarci come nuovi schiavi in un mondo in cui paradossalmente, abbiamo avuto l’impressione di essere dei “protagonisti democratici“!
 Ne volete una esemplificazione certa e accertata e sulla quale tutti possono convenire, indipendentemente dallo schieramento politico o ideologico?
 Parliamo dei Fondi Sovrani,  masse ingenti di strumenti finanziari ed economici messi insieme, posseduti e gestiti da Paesi che registrano dei surplus fiscali e commerciali e notevoli riserve di valuta estera, capaci di impossessarsi di aziende strategiche e di mettere in ginocchio e/o condizionare interi Paesi indipendenti e sovrani.   In prima fila tra i possessori,  i Paesi esportatori di petrolio e la Cina.
Oggi i Fondi sovrani gestiscono oltre 7mila miliardi di dollari USA, pari a circa il 10%  del Prodotto Interno Lordo mondiale (Pil). Per darvi un ordine di grandezza, si tratta del controvalore del Pil della Germania e dell’Italia messi insieme. O, detto diversamente, tale ricchezza se considerata nel suo insieme, occuperebbe il terzo posto  nella classifica mondiale dei Pil nazionali, dopo Stati Uniti e Cina.

 Ma non ci avevano insegnato che le moderne economie liberali sono contrari alla presenza-interferenza degli Stati nella economia che deve essere affidata alla “libertà di mercato”, nuova libertà e nuovo feticcio?

Non avevano aggiunto che non si possono tollerare interferenze e tanto meno controlli di Stati esteri sui singoli Paesi che devono rimanere indipendenti e sovrani, difesi da un organismo mondiale come le Nazioni Unite?

 Dimenticate queste fregnaccette da quattro soldi, mandatele in cantina. I Fondi Sovrani sono direttamente controllati e gestiti dagli Stati e intervengono direttamente e a pieno titolo su Paesi terzi indipendenti e sovrani seguendo il principio di “international corporate governance”.

Pensate per un momento cosa potrebbe succedere se tali Fondi decidessero di esercitare in maniera più compatta il loro potere all’interno delle aziende strategiche estere dei quali posseggono consistenti pacchetti azionari che potrebbero ulteriormente potenziare, tipo Wolkswagen, Eni, Enel, Finmeccanica, Telecom, UniCredit, Assicurazioni Generali…

Se al controllo dei Fondi Sovrani, aggiungete lo strapotere delle grandi multinazionali che di fatto controllano già oggi interi Paesi, vi rendete conto di quanto labili siano i concetti di libertà, sovranità e democrazia, sopra ricordati.

 Altro elemento non meno preoccupante è che molti di questi Fondi sovrani sono in mano di governi non democratici e concentrati in Medio Oriente e in Asia.  In caso di contenzioso, è con questi Governi che si devono fare i conti, in ultima istanza!
 Naturalmente il tema non è nuovo ed è stato affrontato nelle maggiori assise mondiali a partire dal G7 di Washington dell’ottobre 2007, alla vigilia dello scoppio della bolla speculativa equivalente ad una autentica guerra mondiale.
 Molti Paesi, tra cui l’Italia, sono corsi ai ripari approvando misure di salvaguardia per quanto attiene le infrastrutture e le aziende strategiche del Paese ma rimangono comunque ad alto rischio se devono far fronte ad un debito pubblico mostruoso e soprattutto se non hanno una politica industriale attiva e un solido e stabile sistema politico interno.
 Resta comunque il grande problema di fondo per ogni società democratica che opera nel contesto internazionale: “Come fa un Paese piccolo o medio-piccolo a resistere e ad opporsi a tali Fondi che in alcuni casi si potrebbero identificare con lo stesso Paese proprietario?
Delle possibili reazioni negative internazionali sono comunque consapevoli i gestori di molti fondi sovrani che, per questo motivo, hanno aderito ai cosiddetti “Princìpi di Santiago”, elaborati seguendo le indicazioni del Fondo Monetario Internazionale (Fmi).
 
Si tratta di utili strumenti calmieranti che hanno fino ad ora evitato il peggio e svolto in alcuni casi un supporto finanziario ed economico utile in momenti di crisi economiche e finanziarie di alcuni Paesi terzi. Il problema di fondo comunque rimane e primo tra tutti i problemi: la creazione di nuove regole internazionali che assicurino la sovranità degli Stati e il rispetto dei principi democratici su cui deve fondarsi ogni comunità locale, nazionale ed internazionale.
 
Si tratterebbe più correttamente, della necessità di creare un nuovo ordine mondiale. Un tale ordine, non può essere ulteriormente procrastinato perché si  rischia di far saltare e rendere obsoleti i Princìpi fondamentali su cui abbiamo fondato la gestione del nostro sviluppo negli ultimi 70 anni, regolati dalla Carta costituzionale che celebriamo oggi, 2 giugno 2016.