A TAORMINA UN IMPORTANTE CONVEGNO PER RISCOPRIRE SANTA VENERA

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Eventi

A cura di M. Cristina Torrisi

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E’ stato presentato ieri,  presso il Palazzo Duchi di Santo Stefano a Taormina, lo studio condotto da Aurelio Grasso, Giuseppe Guliti e Marco Palermo intitolato “S. Venera di Taormina: la storia dimenticata dei suoi martiri e delle sue acque miracolose”.

Si tratta di un lavoro nato in seguito al ritrovamento, presso l’Archivio Storico Nazionale di Toledo (Spagna), di un antico manoscritto redatto nel 1608 dall’Arciprete di Taormina Melchiorre Coniglio, riguardante gli eventi miracolosi che si stavano verificando presso l’antica chiesetta di S. Venera, situata nell’omonima contrada della citata città. Il documento, composto da dieci fogli recto e verso, è la relazione minuziosa delle guarigioni inspiegabili operate da una fonte d’acqua prodigiosa che scaturiva nelle vicinanze della chiesa, del successivo rinvenimento attorno ad essa di numerosi reperti umani di soggetti che verosimilmente avevano subito il martirio, e di come la città di Taormina, le diverse contrade e terre della Sicilia reagirono alla dilagante notizia dei miracoli che ivi accadevano.
Tale resoconto costituisce l’atto iniziale di una meticolosa istruttoria canonica avviata dall’Arcivescovo di Messina, monsignor Bonaventura Secusio, che si concluse alla fine del XVII secolo con l’emanazione di un breve apostolico che decretò solennemente la venerabilità e la santità di quelle reliquie, autenticate e denominate come Tauromenitanorum Sanctorum Reliquiae. Alla fine del XVII sec. queste vennero identificate come quelle dei santi Corneliano, Sepero e i loro 60 – per altri 70 – compagni, martiri taorminesi del II secolo.

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Alla luce di quanto è contenuto nel documento, tale valutazione, operata secondo criteri oltremodo semplicistici, appare oggi poco probabile poiché nella narrazione delle varie inventio vengono descritti pure gli oggetti che costituivano il funebre corredo di quei corpi straziati, i quali non potevano essere certamente coevi al periodo in questione. Tra questi figurano dei paternoster, croci e corregge in uso negli ambienti monastici in epoca medievale. Tali elementi probanti sconfessano apertamente le congetture teorizzate alla fine del XVII secolo e allo stesso tempo spalancano scenari nuovi di ricerca, soprattutto per quanto concerne il periodo a cavallo tra la dominazione bizantina e la conquista degli arabi, il più probabile ove collocare cronologicamente gli eventi narrati. Le reliquie in seguito furono racchiuse in tre casse le quali sono ancora oggi custodite nel retro dell’altare maggiore del duomo di Taormina.

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Concludendo, il saggio si compone di una introduzione alla lettura del testo e della trascrizione letterale del manoscritto nella sua versione integrale. Inoltre, il presente lavoro non va considerato come una monografia sull’argomento in questione, bensì come la premessa di una ricerca che è stata già avviata e che si propone altre fasi di studio e approfondimento.