AL TEATRO STABILE DI CATANIA “LA PAZZA DELLA PORTA ACCANTO”

la pazza della porta accanto

Recensioni ed Eventi / Teatro

A cura di Vittorio De Agrò

“La pazza della porta accanto” è uno spettacolo teatrale di Claudio Fava, tratto dall’omonima opera di Alda Merini pubblicata nel 1955 da Bompiani, regia e ideazione scenica di Alessandro Gassman, con: Anna Foglietta, Angelo Tosto, Liborio Natali, Alessandra Costanzo, Sabrina Knaflitz, Olga Rossi, Cecilia Di Giuli, Stfania Ugomari Di Blas, Giorgia Boscarino, Gaia Lo Vecchio.

“La pazza della porta accanto” è in scena al “Teatro Stabile” di Catania fino al 22 Dicembre.

E’ sottile la differenza tra una persona sensibile ed emotivamente fragile e un individuo bisognoso di cure psichiatriche.

Entrambi hanno ricevuto in dono un’anima pura e gentile, capace di amare e accogliere le bellezze del mondo, ma incapaci di reagire alle brutture e violenze della vita.

Quando l’anima si ammala, è difficile fare una diagnosi e spesso la scienza preferisce curare questa malattia con i farmaci ,come se fosse un malanno  solo fisico.

L’anima è un territorio inesplorato e la mente ancora qualcosa d’indecifrabile e sconosciuto.

Ieri come oggi, chi entra nel girone dantesco della malattia mentale diventa un reietto della società e privato di ogni diritto. La malattia mentale colpisce tutti, senza nessuna esclusione.

Alda Merini è stata una delle più grandi poetesse del secolo scorso e nello stesso tempo una donna che ha dovuto lottare per una vita contro i demoni presenti nella sua mente.

La sua vita è segnata da continui ricoveri coatti in strutture psichiatriche, dove ha subito abusi e orrori medici dell’epoca.

“La pazza della porta accanto” è la testimonianza amara, cruda e sofferta di come Alda Merini (Foglietta) fu costretta a “soggiornare” all’età di trentasei anni per lungo tempo dentro un manicomio, su richiesta dello stesso marito.

E’ una prigionia fisica e dello spirito per la donna, costretta a confrontarsi con le altre pazienti del reparto e a subire diversi trattamenti di elettroshock. Lo spettatore è sospinto all’interno di un mondo in cui il tempo sembra essere congelato e le giornate sono scandite dalla somministrazione dei farmaci, dalle agognate sigarette e dai colloqui con i medici.

La sensibilità e diversità di Alda è subito notata dal Dottor G (Tosto), che,  intuendo il talento della donna, la sollecita a scrivere, dando libero sfogo al suo talento artistico. S’instaura quindi un rapporto medico e paziente diverso dal solito, dove il primo si sforza di uscire dal rigido protocollo e di trattare con pizzico di umanità la paziente di turno. In un luogo dove i pazienti sono trattati come bestie dalle infermiere, Alda riesce a trovare in Pierre (Natali), altro paziente della struttura, la possibilità di amare e sentirsi viva e di poter anche immaginare una vita fuori da lì.

E’ la prima volta che ho assistito a una regia teatrale di Alessandro Gassman e devo ammettere che ne sono rimasto colpito dal talento e creatività e visione artistica. Il regista romano è riuscito, con bravura e sensibilità, a ricostruire le atmosfere cupe e claustrofobiche di un reparto psichiatrico, senza però far pesare il tutto nel cuore e negli occhi dello spettatore. La sua messa in scena è essenziale, intensa e diretta e ben sorretta da una scenografia agile e d’impatto visivo: giocando con gli spazi per dare al pubblico la sensazione di apertura e chiusura, secondo la scena e del momento drammaturgico.

La drammaturgia di Claudio Fava, seppure ben scritta e toccante, soprattutto grazie all’utilizzo delle poesie e parole intense scritte dalla stessa Merini, è debole sul piano narrativo. Sarebbe stato interessante e opportuno approfondire la figura e personalità del Dottor G e del suo rapporto con la protagonista. Appare fuori contesto e costruita in maniera frettolosa la storia d’amore tra Alda e Pierre.

Anna Foglietta regala un’intensa e quasi convincente performance di Alda Merini. L’attrice romana mette tutta se stessa nel ruolo, confermando ancora una volta il suo talento e capacità. Non è facile mettere in scena le fragilità e turbolenze dell’animo umano. La sua Alda è una combattente, un amante della vita, una donna che non vuole arrendersi e soprattutto una persona bisognosa di amore.

E’ brava nel mostrare il lato artistico della donna, ma meno credibile nell’interpretare le sofferenze emotive. L’attrice si sforza di immedesimarsi nella parte della paziente, senza però essere fino in fondo credibile e reale, come solo chi è passato da quell’inferno può sapere e cogliere fino in fondo.

 

Non si possono non menzionare le perfomance di Angelo Tosto e di Liborio Natali, entrambi di ottimo livello e capaci di donare al pubblico splendide e intese emozioni. Si rivelano non solo adeguate spalle per Anna Foglietta, ma soprattutto portatori di qualità nello spettacolo.

Alda Merini ha avuto il dono nella sfortuna di una vita tribolata di poter dar voce ai suoi sentimenti e dolori e di poter uscire con le proprie gambe dai diversi reparti psichiatrici in cui fu rinchiusa. Molti altri uomini e donne non sono stati così fortunati. Il finale toccante e poetico dello spettacolo  rivela al pubblico come la libertà resti la più alta forma d’arte cui l’uomo possa aspirare.