
Memorie di un personaggio
«Me figghiu è sempri ‘n casa du Re!» (Francesca Cosenza, mamma di Angelo Musco)
A cura di Franco Di Guardo
Non è un segreto che il successo di un artista si misuri con l’applauso del pubblico, ma per l’attore catanese Angelo Musco (Catania, 18 ottobre 1871 – Milano, 7 ottobre 1937) l’apice della carriera arrivò con un’ ovazione molto speciale: quella della Famiglia Reale italiana. Un trionfo che andava oltre il palcoscenico, un riscatto personale e una consacrazione per l’uomo che aveva conosciuto la miseria e la sofferenza.
Il legame tra Musco e la Casa Reale Sabauda, ebbe inizio l’8 luglio 1921 a Palermo, con una rappresentazione al Teatro Massimo dell’opera teatrale “L’aria del continente” di Nino Martoglio, in onore di Umberto di Savoia Principe di Piemonte in visita nella Città.
Il vero momento di gloria arrivò il 9 febbraio 1922, quando Musco si esibì al Teatro Nazionale di Roma con “Sua Eccellenza”, sempre di Martoglio. L’incasso di quella serata fu interamente devoluto ai malati di tubercolosi di guerra, un gesto che toccò profondamente il Re, il quale conferì a Musco l’onorificenza di Grande Ufficiale dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro.
Da quel momento divenne il buon Musco per la Famiglia Reale. Ricordiamo anche che l’attore catanese fu insignito delle onorificenze di: Cavaliere dell’Ordine della Corona d’Italia nel 1908, Commendatore dell’Ordine della Corona d’Italia nel 1917 e Grande Ufficiale dell’Ordine della Corona d’Italia sempre nel 1922. Il 17 febbraio del 1922, Musco fu ricevuto a Palazzo Margherita dalla Regina Madre Margherita di Savoia, che si dimostrò non solo interessata al suo lavoro ma anche una profonda conoscitrice della sua Sicilia. L’attore, particolarmente emozionato le disse: «Maestà voi non mi avete mai visto recitare e non conoscete il mio repertorio».
La Regina Madre, con un sorriso rispose: «conosco l’uomo e conosco la fama dell’artista!».
La vera prova, il confronto più intimo, arrivò quando fu ricevuto al Palazzo del Quirinale a rappresentare l’opera teatrale, “Rondinella” di Francesca Sabato Agnetta.
Musco e la sua compagnia furono invitati a esibirsi di fronte ai Sovrani, alla Famiglia Reale e alla Corte.
Abituato al fragore dei teatri, alle risate e agli applausi del pubblico, l’attore si sentì smarrito in quel solenne silenzio. L’ansia s’impossessò di lui. “Sua Maestà il Re si diverte o si annoia?”, si chiedeva guardando il volto impassibile e impenetrabile di Vittorio Emanuele III.
I dubbi svanirono alla fine dello spettacolo, quando fu chiamato al cospetto del Sovrano, il quale si rivolse all’artista con parole cordiali e di lode. Musco, in quel momento, si sentì molto onorato del gesto e sopratutto rinfrancato. Il 5 febbraio del 1923, l’attore catanese e la sua compagnia teatrale ritorna a Corte in occasione del fidanzamento della Principessa Jolanda con il conte Carlo Giorgio Calvi di Bergolo, ma stavolta mettono in scena la commedia “Due Maschere” di Carlos Arniches. Alla fine dello spettacolo, il Re stringendo la mano a Musco gli disse: «Musco, voi siete un grande artista».
Gli inviti a Corte si moltiplicarono, dimostrando una stima che andava oltre il teatro. Infatti, nella primavera del 1923, le principesse Mafalda e Giovanna di Savoia, in visita in Sicilia, giunsero di persona nella sua villa a Catania. Non trovandolo, perché impegnato artisticamente a Milano, gli lasciarono un messaggio scritto: «non potendo vedere e sentire recitare Musco nella sua terra natia, visitiamo la sua bella villa». Un gesto che l’attore volle immortalare per sempre ponendo una targa in ricordo della regale visita.
Il 22 settembre del 1925, in occasione delle nozze della Principessa Mafalda con il Principe Filippo d’Assia, Musco fu invitato al Castello di Racconigi, insieme alla sua compagnia, a rappresentare l’opera “L’aria del continente” di Martoglio. Sua Maestà il Re, si rivolse a Musco dicendo: «povero Musco, con questo caldo venire fin quassù dalla Sicilia, deve essere stato un grande sacrificio». L’attore, emozionatissimo e ossequioso, rispose: «Maestà per me è stato un grande onore». L’apice di questo rapporto speciale fu il 20 maggio 1931, quando la Regina Elena invitò Musco e la sua famiglia a Villa Ada. «Io ho creduto che entrasse la Madonna» disse la figlia Francesca, allora una bambina, di fronte alla figura della Regina.
L’incontro fu intimo e affettuoso, la Regina Elena abbracciò e baciò i bambini uno a uno, parlando con loro e con la moglie di Musco, donando loro giocattoli e dolciumi. Alcune di queste confezioni non furono mai aperte, rimasero chiuse per ricordo.
La storia di Angelo Musco non è solo il racconto di un attore di successo, ma la parabola di un uomo che, con il suo talento, riuscì a superare le barriere sociali e a conquistare il rispetto di chi occupava i gradini più alti della società. Un’ascesa che, come amava raccontare, non avrebbe mai immaginato. Nonostante fosse il protagonista acclamato sulle scene teatrali e cinematografiche, Angelo Musco, aveva esercitato umili mestieri come barbiere e ciabattino; imparò a leggere e a scrivere solo dopo aver raggiunto la notorietà. Un aneddoto che racconta molto della sua tenacia e della sua dedizione al teatro, all’arte e alla cultura.
Bibliografia: Angelo Musco, Il Gesto, La Mimica e L’Arte, casa editrice Novecento, Palermo 1987.
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