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Recensioni / Eventi: Un sacchetto di biglie

A cura di Vittorio De Agrò

Il biglietto d’acquistare per “Un sacchetto di biglie” è: Di Pomeriggio

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“ Un sacchetto di biglie” è un film del 2017 di Christian Duguay, tratto dall’opera “Un Sac De Billes” de Joseph Joffo Editions Jean-Claude Lattès, 1973, sceneggiatura originale : Alexandra Geismar, Sceneggiatura, adattamento e Dialoghi: Benoit Guichard, Christian Duguay con la collaborazione di Laurent Zeitoun, con : Dorian Le Clech, Batyste Fleurial, Patrick Bruel, Elsa Zylberstein, Bernard Campan, Christian Clavier, César Domboy, Ilian Bergala, Emile Berling, Jocelyne Desverchere.

Sinossi:
La vera storia di due giovani fratelli ebrei Joseph e Maurice che nella Francia occupata dai tedeschi, con una dose sorprendente di astuzia, coraggio e ingegno riescono a sopravvivere alle barbarie naziste ed a ricongiungersi alla famiglia.

Recensione:
A volte per comprendere appieno la Storia e soprattutto disporre degli opportuni strumenti per distinguere la verità dalle famigerate e moderne “fake news”, è necessario venire a conoscenza di “piccole” ma grandi storie di un determinato e travagliato passaggio storico.
La seconda guerra mondale, le leggi razziali, la folle persecuzione nazista contro gli ebrei, l’orrore dell’Olocausto sono e saranno giustamente trattate nelle pagine dei libri di storia, nei saggi dei storici e soprattutto rievocate nelle memorie dei sopravvissuti e dagli eredi
Un orrore infinito raccontato e mostrato alle nuove generazioni da indimenticabili pellicole e serie tv, affinché non accada più nulla del genere.
Ciò nonostante ancora nel 2018 si percepisce una diffusa ignoranza tra giovani ed improvvida amnesia tra gli adulti, nell’evidenziare ed assegnare le colpe e responsabilità delle brutalità e ferocia del secondo conflitto mondiale.
Il 25 giugno del 1940 la Francia fu costretta alla resa dalla terribile macchina da guerra nazista, lasciando solamente l’Inghilterra di Winston Churchill come baluardo di democrazia e libertà contro la tirannia nazista.
Molti sanno come l’eroica resistenza inglese fu determinante nel dimostrare come l’esercito tedesco non fosse davvero invincibile ed insuperabile.
Però invece pochi sanno o fingono di non sapere come la Francia conquistata, accettò di collaborare con il nazismo, sposandone gli ideali ed applicando le legge razziali verso gli ebrei presenti nel proprio territorio.
Oggi i francesi rinnegano il Maresciallo Petain e la Repubblica di Vichy, ma la storia invece non dimentica mai e soprattutto non dimenticano le persone costrette ad affrontare indicibili sofferenze e momenti tragici.
“Un Sacchetto di biglie” è non altro che il sincero quanto avvolgente racconto di due fratelli ebrei: Joseph (Le Cech) il più piccolo e Maurice (Palmieri) il più grande, costretti dall’amato padre Roman (Bruel) a lasciare Parigi e la loro famiglia, nella speranza di salvargli dalla persecuzione razziale iniziata dagli uomini di Vichy.
Due ragazzi in fuga per due anni attraverso la Francia , sottoposti a una serie di situazioni difficili e forti che probabilmente neanche un adulto sarebbe stato capace d’affrontare figurarsi di superare.
Sebbene la ricostruzione dei fatti e la messa in scena voluta dal regista Christian Duguay risulti piuttosto semplicistica, causale e frettolosa e con taglio registico piuttosto televisivo, lo spettatore non può non rimanere coinvolto nel seguire le drammatiche ed intense vicissitudini dei due fratelli, sempre sospesi tra la speranza d’riabbracciare i propri cari e il reale pericolo di cadere nelle mani dei nazisti.
“Un Sacchetto di biglie” nei suoi limiti strutturali e narrativi riesce a conquistare l’attenzione ed interesse del pubblico, soprattutto entrando in forte e sincera empatia con i due fratelli, magistralmente interpretati dai due giovani e bravi interpreti Dorian Le Clech e Batyste Fleurial Palmieri, soprattutto il primo capace di conquistare con personalità e naturalezza il centro della scena con il suo coraggioso e tenero Joseph.
I due interpreti si sono rivelati bravi nel creare una sincera intensa umana prima che artistica risultando credibili come una coppia di fratelli.
Patrick Bruel nel ruolo del padre e l’intenso ed emozionante cameo di Christian Clavier nel ruolo del Dr Rosen, rappresentano dei preziosi e convincenti contributi alla riuscita del film anche a livello emozionale.
Joseph e Maurice dopo lungo e faticoso peregrinare, ebbero “la fortuna” alla fine della guerra di poter tornare a casa e riabbracciare la mamma e gli altri due fratelli.
Non purtroppo papà Roman deportato e poi ucciso in un lager in Germania.
Joseph e Maurice sono ancora vivi e vivono a Parigi circondati dall’amore dei figli e nipoti.
Lo spettatore, asciugandosi qualche lacrima, potrà sorridere del lieto fine di questa storia, ma non potrà non riflettere amaramente allo stesso tempo quanti Joseph e Maurice non hanno potuto avere la stessa opportunità.
Soprattutto i giovani sono invitati a vedere “Un sacchetto di biglie” per conoscere quanto fu grande e terribile l’orrore in cui l’umanità intera in cui sprofondò.