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Recensione /Eventi: Hereditary: le radici del Male
A cura di Vittorio De Agrò

Il biglietto d’acquistare per “Hereditary: le radici del Male” è: Di pomeriggio (Con Riserva).

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“Hereditary: le radici del Male” è un film del 2018 scritto e diretto da Ari Aster, con : Toni Collette, Gabriel Byrne, Alex Wolff, Milly Shapiro, Ann Dowd, Mallory Bechtel, Zachary Arthur
Sinossi:
Quando l’anziana Ellen muore, i suoi familiari cominciano lentamente a scoprire una serie di segreti oscuri e terrificanti sulla loro famiglia che li obbligherà ad affrontare il tragico destino che sembrano aver ereditato.
Presentato al Sundance Film Festival 2018 nella sezione Midnight, il film Hereditary, disturbante opera prima di Ari Aster ha conquistato la critica americana che l’ha acclamato all’unanimità come uno degli esordi più brillanti degli ultimi anni.

Prima di questo film, Aster si era già fatto notare nel circuito festivaliero coi corti The Strange Things About The Johnson e Munchausen, incentrati anch’essi su oscuri segreti famigliari ed entrambi visibili sul sito ufficiale del regista.

Tutta la critica e il pubblico che finora ha visto il film concordano su una cosa: Hereditary, a differenza della maggior parte degli horror contemporanei, fa davvero paura.
A molti ha ricordato classici come L’esorcista, Rosemary’s Baby o film più recenti ma di indubbio impatto come Babadook.
Il critico di Variety l’ha definito “il film più eccitante del Sundance di quest’anno. Perché “ha la sostanza che dà corpo ai momenti di paura e mira a qualcosa di sofisticato: il modo in cui un danno fisico e mentale diventa parte dello spirito di una famiglia e viene trasmesso come se fosse… uno spirito. Comunque la pensiate sul paranormale, questo è un dramma sintonizzato sugli spettri della comunione genitore-figli che vive in tutti noi”.

Dal canto suo, Avi Aster ha dichiarato di essere contrario alla concezione contemporanea dell’horror che mira solo a intrattenere il pubblico, come una corsa sulle montagne russe che non lascia segni dopo esserne scesi. Da sempre ama un cinema diverso e tra i film che l’hanno terrorizzato da bambino cita Carrie di Brian De Palma e Il cuoco, il ladro, sua moglie e l’amante di Peter Greenaway, che non è nemmeno un horror ma che considera terrorizzante e realizzato da un vero misantropo.
Recensione:
Quanti di voi , almeno una volta, esasperati e furiosi nei confronti dei rispettivi nuclei familiari, avete pensato e detto ad alza voce: la mia famiglia è composta da pazzi?!
Ancora quanti di voi, seppure scettici se non addirittura agnostici, di fronte a una serie ripetuta di incidenti e sfortune che vi hanno colpito , avete anche solo ipotizzato d’essere vittima di una maledizione o presi di mira da qualche forza maligna?
Follia e Famiglia sono paradossalmente due parole spesso associate ed utilizzate dai media quando si leggono, ascoltano di drammatici e tragici conflitti esistenziali all’interno del focolare domestico.
L’esordiente Ari Aster decide con coraggio e creatività di esacerbare queste scottanti tematiche inserendole all’interno di una pellicola spiazzante, disturbante ed angosciante che solamente sulla carta si può definire di genere horror.
“Hereditary: le radici del male” ha un impianto drammaturgico articolato, meticoloso, accurato, quanto caotico e dispersivo, impedendo allo spettatore di trovare una chiara ed immediata chiave di lettura e comprensione.
Aster fa conoscere allo spettatore la famiglia Graham in occasione della celebrazione del funerale di Ellen, madre di Anne (Collette) e nonna di Charlie (Shapiro) e Peter ( Wolff).
Ellen è stata una donna difficile, misteriosa, piena di segreti e con un passato tragico quanto doloroso, ci svela la stessa commossa Anne durante la commemorazione funebre.
Anne ha avuto un rapporto conflittuale e teso con la madre e solamente durante gli ultimi mesi di vita di quest’ultima, le due donne si sono riavvicinate.
La morte di Ellen è solamente il preludio, il “casus belli” narrativo da parte di Aster per mostrare allo spettatore dapprima la travagliata fase del lutto da parte dei componenti della famiglia Graham ed in particolare della piccola Charlie profondamente legata alla nonna.
Una crescente atmosfera di morte, tensione ed infine terrore alleggia sulla casa e sui Graham stessi, come se lo spirito di Ellen anziché proteggerli dal male li spinga sadicamente verso l’oscurità e la perdizione.

Lo spettatore assiste a questa angosciante quanto criptica evoluzione psicologica e spirituale della storia sviluppata e messa in scena da Aster alternando, in modo efficace, le differenti prospettive e reazioni emotive dei protagonisti.
Il continuo cambio di punto di vista sulla vicenda si rivela da una parte narrativamente vincente mantenendo alta l’attenzione dello spettatore e costante il pathos e ritmo narrativo. Dall’altra parte il film sul piano strutturale e registico risulta eccessivamente lungo, con sotto storie appena abbozzate e con l’introduzione frettolosa di personaggi, slegati all’intreccio principale.
“Hereditary” ha il suo maggior pregio e forza in un cast artistico d’assoluto talento, personalità e presenza scenica.
Se l’intensa e convincente performance di Toni Collette non può non rappresentare una sorpresa quanto piuttosto una solida e piacevole conferma per critica e pubblico.
Sono da menzionare e plaudire con forza le straordinarie interpretazioni dei giovani e talentuosi attori Milly Saporo ed Alex Wolff, nei rispettivi ruoli di Charlie e Peter.
Charlie e Peter sono i veri protagonisti di questa inquietante storia familiare ed i due attori si sono dimostrati all’altezza del compito assegnato, calandosi perfettamente nei rispettivi personaggi donandogli umanità, autenticità e spessore.
Charlie e Peter trasmettono allo spettatore allo stesso tempo un sentimento di paura e desiderio di protezione, vittime inconsapevoli di un piano diabolico stabilito da tempo.

“Hereditary” era un film dal grande potenziale narrativo oltre che interpretativo, ma il primo si disperde negativamente strada facendo fino ad arrivare ad un finale pasticciato e davvero poco credibile.
Una sensazione di delusione avvolgerà lo spettatore al termine della proiezione, sia perché consapevole dell’ occasione non completamente sfruttata e soprattutto perché la famiglia non sempre si rivela un luogo sicuro e pieno d’amore. Anzi.

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