APPUNTAMENTO AL CINEMA : IL FIGLIO DI SAUL

il figlio di saul

Recensioni ed Eventi/ Cinema

A cura di Vittorio De Agrò

Il biglietto d’acquistare per “Il figlio di Saul 4) Ridotto

“Il figlio di Saul” è un film d’animazione del 2016 di Laszlo Nemes, scritto da Laszlo Nemes e Clara Royer, con Geza Rohrig.

Diciamocelo francamente: ne abbiamo piene le scatole di film incentrati sull’Olocausto e sui campi di concentramento. Ovviamente non siamo annoiati dall’argomento, bensì da come una pagina orribile e nefasta dell’umanità sia diventata per il cinema un filone da sfruttare fino all’inverosimile.

Anche il solo pensare di cancellare la razza ebraica è qualcosa di diabolico oltre che di inumano.

L’Olocausto è una piaga che va costantemente ricordato alle nuove generazioni, perché mai una cosa del genere possa ripetersi.

“Il figlio di Saul” di Nemes, probabile vincitore dell’Oscar come miglior film straniero, va visto solo per motivi pedagogici?

No, la pellicola ungherese, che già fin dallo scorso maggio al festival di Cannes ha ottenuto i consensi della critica, ha il merito storico di offrire allo spettatore una prospettiva diversa della vita dentro un campo di concentramento in Germania.

Non è né quella dei prigionieri, né di un nazista, bensì quella di Saul (Rohring), un Sonderkommando: un prigioniero ebreo obbligato a svolgere il ruolo ingrato e terribile di accompagnare gli altri prigionieri ebrei alle camere a gas e poi di bruciarne i corpi e spargerne le ceneri nelle acque..

I Sonderkommando vivevano separati dal resto dei reclusi.

Se vogliamo, avevano una “vita privilegiata” e nello stesso tempo angosciante e alienante dovendo accompagnare alla morte, amici e parenti, senza poter fare nulla per salvarli.

Gli stessi Sonderkommando erano sostituiti ogni quattro mesi da nuovi e quindi consapevoli anche di una morte imminente, perché scomodi testimoni.

Eppure costretti a svolgere un incarico infame e tragico su ordine degli aguzzini tedeschi.

Solo negli anni Ottanta il loro ruolo è emerso e,soprattutto, riabilitato agli occhi della storia e da gli stessi sopravvissuti dei lager.

Lo spettatore sa poco o nulla della vita precedente di Saul, un uomo che vive come un automa questo suo compito, forse, per non ascoltare le grida della propria coscienza.

Eppure qualcosa cambia nell’anima del protagonista, quando un giorno assiste alla barbara soppressione di un bambino sopravvissuto alla camera a gas da parte di un medico tedesco. Saul riconosce o,forse, pensa di rivedere suo figlio decidendo che lo sfortunato ragazzo meriti una sepoltura.

Così Saul inizia a cercare, tra i prigionieri, un rabbino affinché possa celebrare la sepoltura.

Lo spettatore segue con animo angosciato e cupo la determinata e disperata ricerca di Saul in mezzo all’orrore e alla follia tedesca, di cui il regista non risparmia crude e intense scene di fucilazione di massa e di dolore.

Nemes sceglie di raccontare una storia in cui convivono amore e morte, odio e speranza scandito da un ritmo assai compassato e lento che, se da una parte rende difficoltosa l’attenzione dello spettatore e un incisivo pathos narrativo, dall’altra trasmette con il bravo e credibile protagonista Gezà Rohrig le sensazioni di angoscia, alienazione e la perdita di umanità e compassione da parte di tutti nell’inferno voluto dall’uomo.

Una storia che non può scuotere la sensibilità del pubblico.

Il film, costato solo un milione di euro e girato in appena ventotto giorni, pur avendo una messa in scena semplice, povera, essenziale colpisce per la sua attenta ricostruzione di luoghi e dei personaggi resi credibili e autentici.

Probabilmente “Il Figlio di Saul”non è il migliore film straniero dell’anno, personalmente ho apprezzato di più il film francese “Mustang” della regista turca Deniz Gamze Ergüven sulla condizione della donna in Turchia, ma non possiamo non ammettere, nonostante siano trascorsi sessantuno anni dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, quanto sia giusto e doveroso dare voce e risalto a una parte della nostra storia, soprattutto per i tanti che l’hanno rimossa.