ARTE: “Ridefinire” al Palazzo Platamone di Catania

Yadz Iran 2013

ARTE

A cura di R.B.

 

“Ridefinire” di Antonio Raciti, curatrice Laura Cavallaro

Vernissage venerdì 20 Settembre, Palazzo Platamone di Catania

Venerdì, 20 settembre, al Palazzo Platamone di Catania (in via Vittorio Emanuele II, n. 279),alle  ore 19, sarà inaugurata la mostra fotografica di Antonio Raciti “Ridefinire”. Presenti la curatrice, Laura Cavallaro e la giornalista Grazia Calanna che condurrà l’evento. Ingresso libero.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

locandina

“Porsi di fronte a un’immagine e osservarla è un invito. Un invito a ripensare l’attività umana in relazione alle cose, allo spazio, agli altri. Un invito a riconsiderare gli stessi oggetti, le forme, la qualità e la quantità, persino i colori e la luce. Porsi di fronte a un’immagine e osservarla è il tentativo di guardare con occhi nuovi e, al contempo, antiche consapevolezze, perché se un’attitudine razionale ci induce a classificare, uno sforzo genuino ce ne libera.

Tutto ciò che ciascuna immagine ci restituisce, sarà ben più misterioso della creatività individuale di colui che l’ha generata perché si farà proiezione delle nostre riflessioni, ombre dei nostri timori, angoli vivi dei nostri limiti, distese dei nostri pensieri e pieghe smussate dei nostri desideri.

Su tali basi nasce “Ri-definire” di Antonio Raciti, un’esposizione di 26 scatti, in bianco/nero e colori, che ritraggono scorci, luoghi e cose dove il suo occhio si è poggiato nel corso degli anni nel suo errare e che, insieme per la prima volta, creano un puzzle variegato unito da un unico comune denominatore, la forma.

Fili di ragnatela corrispondono a resistenti travi di acciaio del Forth Bridge in Scozia;

Yadz Iran 2013

I segni evidenti, naturalmente incisi, delle betulle bianche fanno da contraltare alle ombre che arcate di cemento disegnano sui muri di un vicolo di Yazd, in Iran; Gusci di lumache ammassate rimandano all’architettura sinuosa del Ponte della Pace a Tblisi, in Georgia; I buffi granchi disposti a schieramento alla mercé delle maree ricordano i galleggianti delle reti dei pescatori nell’alba immensa di Zanzibar; Uccelli si stagliano, liberi, su un cielo di un fitto blu chagalliano al di sopra di un’architettura che lo incornicia, e un altro, solitario, altrettanto libero sorvola le acque, impressioniste, dell’isola africana. Le mani di un uomo e una donna che avvicinandosi si sfiorano mentre i loro sguardi si cercano sono simili tanto nei preziosi rituali di un matrimonio shintoista in Giappone, quanto nei giovani pomeriggi più modaioli dell’occidentale Gallipoli.

Così come le madeleine di Proust, immerse nel tè di tiglio, aprono una via d’ingresso privilegiata nella memoria liberando un ricordo, anche le fotografie di Raciti esortano a fare altrettanto, a richiamare quella memoria che non è solo percettiva o visuale ma è anche del corpo e dello spazio, corpo e spazio dilatati, diluiti. La memoria che ci ricorda come siamo fatti e cosa ci circonda.

La forma, sostanza dell’immagine, si ri-definisce e ci invita ad un altrove, ad un non luogo potente nel quale siamo stati o dove ancora dovremo stare e nella forma così esposta prendiamo atto. In fondo, non siamo che forme, accesi di luce proiettiamo ombre, un yin e yang continuo intramezzato di colore e nel colore agiamo, ri-definendoci, ridisegnando noi stessi. Talvolta siamo cactus protesi al sole ad aspettare, altre siamo lampioni che illuminano la via, altre ancora siamo capitelli e archi lobati, ogivali, siamo da soli o in coppia….diveniamo come bifore, siamo nuvole che si inseguono, case che si fingono roccia e scale da apprezzare ad ogni gradino.

Ci ri-definiamo perché non possiamo farne a meno, perché a questo invito, per il quale vale la pena presentarsi anche se talvolta va ben oltre la comprensione umana, non possiamo rinunciare”.

 

 

Biografia autore

Antonio Raciti è nato a Zafferana Etnea (CT) nel 1958, ha frequentato il Liceo Scientifico ad Acireale e successivamente a Firenze ha conseguito la laurea in Farmacia.

Esercita la professione di farmacista nel proprio paese d’origine.

Di temperamento appassionato e poliedrico, si è avvicinato, negli anni di formazione, alla militanza politica, alla studio della musica ed alla pratica teatrale. In tutti questi ambiti ha trasfuso il suo entusiasmo e la sua curiosità intellettuale.

Nel 2004 ha conseguito il “compimento inferiore” in tromba. Si è esibito in orchestre di fiati e dal 2003 al 2006 ha dato vita ad un quintetto da camera che ha ricevuto lusinghieri apprezzamenti.

Fin dal mitico ’68 con la storica Bencini si è appassionato alla fotografia, seguendone l’evoluzione tecnologica fino all’avvento del digitale. In particolare si è specializzato nella fotografia naturalistica, di viaggio e dei ritratti dal vero. Ha partecipato a diverse mostre collettive ed ha realizzato delle mostre personali: a Zafferana Etnea, a Catania, a Mistretta, a Palermo.

Negli ultimi anni ha trasformato la sua passione per i viaggi, per la fotografia e per la scrittura in attività di conoscenza antropologica e in crescita interiore. Ne sono scaturiti tre volumi (Deccan, SBC edizioni, 2010; Dharma, Robin Edizioni, 2012 e La terra dei Kalinga, 2014) che non sono asettici reportage di viaggio, ma itinerari spirituali e occasioni di meditazioni sull’esistenza. Conosce l’Etna ed il suo territorio e ne apprezza le storie e i cibi tipici.

Biografia curatore

Laura Cavallaro, è storica dell’arte, operatore museale e docente. Nasce a Catania il 3 aprile 1985. Dopo aver conseguito la maturità classica si iscrive all’Università di Catania in Scienze dei beni culturali, dove si laurea nell’aprile 2008. Successivamente, assecondando la sua più grande passione, si trasferisce ad Urbino, conseguendo la laurea specialistica in Storia dell’arte presso l’Università degli studi “Carlo Bo”. Ha curato diversi testi critici relativamente alla mostra “Sculture” del Maestro Gesualdo Prestipino (Catalogo Edizioni MacS, 2013); alla mostra “Prima Luce” di Stefania Orrù (Alzani Tipografia, Pinerolo, 2015) e alla mostra “Welcome to America” di Ryan Mendoza (Vanspijk Editore, 2015). È stata curatrice delle mostre “Vulcano dell’arte” dell’artista cinese Xu HongFei tenutasi a Zafferana Etnea nel 2013, della mostra antologica dell’artista polacca Marta Czok nel 2014 al Castello di Calatabiano, della mostra fotografica “Essere Sguardo” di Antonio Raciti a Palazzo Platamone di Catania nel 2014, e co-curatrice della mostra “7” a Palazzo Corvaja a Taormina, 2016. Ha lavorato per quattro anni presso il MacS – Museo Arte Contemporanea Sicilia di Catania.

Dal 2016 insegna storia dell’arte negli istituti superiori.

Collabora per la sezione Arte, con il periodico culturale “l’EstroVerso” dove cura la rubrica “fuori Mostra”.