IL DUE NOVEMBRE: TRA FEDE E TRADIZIONE

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Memorie

A cura di Giusy Pagano

 

“Non esiste separazione definitiva finché esiste il ricordo”.
(Cit. di Isabel Allende – scrittrice cilena).

Come si può dimenticare qualcuno che ha fatto parte della nostra vita, o che si è semplicemente conosciuto e apprezzato le qualità che tanto lo distinguevano, quando ne esiste ancora il ricordo? Non si può. E lo dimostra il fatto che, dentro di noi, rimane sempre viva la memoria di trascorsi che rimarranno impressi.
Lo dimostra il fatto che il 2 Novembre “Festa dei morti”, la chiesa cattolica celebra la commemorazione dei defunti.
Una giornata ricca di significati religiosi che si fondano con antichi riti e credenze, e nella quale e’ consuetudine andare in visita al cimitero per pregare e portare fiori sulle tombe dei nostri cari.
Questo luogo, dove impera la quiete e il silenzio e dove regnano da secoli quegli alti alberi di cipressi che odorano di fresco, ci riporta alla memoria il Carducci nella poesia “Davanti a S.Guido”; “i cipressi che a Bolgheri alti e schietti”.
Il poeta rammento ‘ , con poche parole, la figura della nonna Lucia alla quale egli fu molto affezionato.
Tante le tradizioni che ci ricollegano al due novembre:
“Si usava qualche tempo fa, qualcuno ancora lo continua a fare, che la notte di ogni Santi, esisteva la credenza che i morti delle famiglie regalavano ai bambini dolci caratteristici più i giocattoli. Le anime dei morti sarebbero venuti a portare tali doni, così la mattina del 2 novembre tutti i bimbi che avevano ricevuto i doni dai “morti” uscivano nei loro cortili e ne facevano dimostrazione, chi con le pistole con i “fulminanti” o “caps” così chiamati, mentre le femminucce con le bambole e i passeggini ….tanti i ricordi.”